A Madrid dal 5 giugno al 22 ottobre
I dadaisti russi al Museo Reina Sofia
Kazimir Malévich e Vladímir Mayakovski (testo), El carrusel de Guillermo, 1914, litografia, 52 x 39 cm, Mosca, Museo Estatal Mayakovski. Courtesy of Museo Reina Sofia
Samantha De Martin
06/06/2018
Mondo - Il museo Reina Sofia guarda alle avanguardie russe con una particolare attenzione rivolta ai canoni del movimento dadaista. Questa tendenza culturale rivoluzionaria nata a Zurigo ha fatto irruzione, con la sua indole anti-arte, a Berlino, Colonia, Hannover, Parigi, New York, depositando i propri fermenti anche nella terra degli zar.
Tra le sale del prestigioso museo d’arte moderna e contemporanea di Madrid, fino al 22 ottobre, 500 opere inedite - tra oltre 200 dipinti, fotografie, documenti, film e brani audio - raccontano l’impegno di circa 90 artisti russi, ma non solo, tra la prima guerra mondiale e la morte di Lenin.
Da Nathan Altman a Man Ray, da Aleksandr Rodchenko a Olga Rozanova e Tristan Tzara, il percorso espositivo intitolato Dadaismo russo 1914-1924 ripercorre le intenzioni di quelle voci che, con ironia dissacrante e performances stravaganti, decisero di opporre il loro rifiuto alle campagne belliche e agli ideali classici, fondendo arte visiva e verbale.
Divisa in tre sezioni, la mostra si apre con un focus sul 1914, con l'inizio della prima Guerra Mondiale e gli anni precedenti la rivoluzione russa, dando conto delle prime manifestazioni proto dadaiste che riflettono l'impatto bellico in Europa, ripudiato dagli artisti attraverso campagne, manifesti e collage che tessono un’aspra condanna alla brutalità della guerra.
La tematica rivoluzionaria è invece protagonista della sezione relativa agli anni dal 1917 al 1924, dal trionfo della rivoluzione russa alla morte di Lenin. Questo periodo ha visto artisti e poeti lavorare in parallelo nel tentativo di creare un nuovo mondo, lavorando a una nuova visione di uomo e di città, come si evince dai fotomontaggi di El Lissitzky, Rodchenko e Gustav Klutsis. La sezione si conclude con la morte del rivoluzionario russo e con il lavoro Uprising di Kliment Redko.
L’ultima parte dell’omaggio del Reina Sofia ai dadaisti, Dada Bridge, analizza le connessioni tra la Russia e i principali centri che hanno accolto il movimento di protesta, come Parigi, Berlino, New York. In particolare Majakovskij - partito per Berlino nel 1922 e divenuto popolare anche grazie ai suoi manifesti realizzati tra il 1919 e il 1921 per l'Agenzia Russa Telegrafica - fu un efficace intermediario tra il contesto russo e quello europeo.
Ad aprire la mostra, tre video - Victoria sobre el sol (1913), Revolucion interplanetaria (1924) di Nikolai Chodatajew e Rayo de la muerte (1925) di Lev Kuleshov- che anticipano la caratteristica multimediale dell’itinerario espositivo.
Dipinti assemblati e opere ready made si affiancano alle Quattro Piazze di Malevich, e a Line and Compass Drawing di Rodchenko.
Nonostante gli artisti russi dell'epoca abbiano rinunciato apertamente al futurismo - al punto che Marinetti, il fondatore del movimento, nel 1914 li definì "falsi futuristi" - l'avanguardia russa è stata tradizionalmente associata alla corrente artistica italiana.
In occasione della mostra numerose opere provenienti da musei e collezioni private russe, come il Museo Mayakoyski di Mosca o il Museo Statale di Belle Arti Pushkin, saranno a Madrid per la prima volta. Interessanti contributi giungono anche dal Museo Stedelijk di Amsterdam, dal Centro Pompidou di Parigi e dall'Archivio di Lafuente.
Leggi anche:
• Guernica "in tasca" grazie alla rivoluzione digitale del Reina Sofia
• Dal nulla al sogno. Dada e surrealismo dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen
Tra le sale del prestigioso museo d’arte moderna e contemporanea di Madrid, fino al 22 ottobre, 500 opere inedite - tra oltre 200 dipinti, fotografie, documenti, film e brani audio - raccontano l’impegno di circa 90 artisti russi, ma non solo, tra la prima guerra mondiale e la morte di Lenin.
Da Nathan Altman a Man Ray, da Aleksandr Rodchenko a Olga Rozanova e Tristan Tzara, il percorso espositivo intitolato Dadaismo russo 1914-1924 ripercorre le intenzioni di quelle voci che, con ironia dissacrante e performances stravaganti, decisero di opporre il loro rifiuto alle campagne belliche e agli ideali classici, fondendo arte visiva e verbale.
Divisa in tre sezioni, la mostra si apre con un focus sul 1914, con l'inizio della prima Guerra Mondiale e gli anni precedenti la rivoluzione russa, dando conto delle prime manifestazioni proto dadaiste che riflettono l'impatto bellico in Europa, ripudiato dagli artisti attraverso campagne, manifesti e collage che tessono un’aspra condanna alla brutalità della guerra.
La tematica rivoluzionaria è invece protagonista della sezione relativa agli anni dal 1917 al 1924, dal trionfo della rivoluzione russa alla morte di Lenin. Questo periodo ha visto artisti e poeti lavorare in parallelo nel tentativo di creare un nuovo mondo, lavorando a una nuova visione di uomo e di città, come si evince dai fotomontaggi di El Lissitzky, Rodchenko e Gustav Klutsis. La sezione si conclude con la morte del rivoluzionario russo e con il lavoro Uprising di Kliment Redko.
L’ultima parte dell’omaggio del Reina Sofia ai dadaisti, Dada Bridge, analizza le connessioni tra la Russia e i principali centri che hanno accolto il movimento di protesta, come Parigi, Berlino, New York. In particolare Majakovskij - partito per Berlino nel 1922 e divenuto popolare anche grazie ai suoi manifesti realizzati tra il 1919 e il 1921 per l'Agenzia Russa Telegrafica - fu un efficace intermediario tra il contesto russo e quello europeo.
Ad aprire la mostra, tre video - Victoria sobre el sol (1913), Revolucion interplanetaria (1924) di Nikolai Chodatajew e Rayo de la muerte (1925) di Lev Kuleshov- che anticipano la caratteristica multimediale dell’itinerario espositivo.
Dipinti assemblati e opere ready made si affiancano alle Quattro Piazze di Malevich, e a Line and Compass Drawing di Rodchenko.
Nonostante gli artisti russi dell'epoca abbiano rinunciato apertamente al futurismo - al punto che Marinetti, il fondatore del movimento, nel 1914 li definì "falsi futuristi" - l'avanguardia russa è stata tradizionalmente associata alla corrente artistica italiana.
In occasione della mostra numerose opere provenienti da musei e collezioni private russe, come il Museo Mayakoyski di Mosca o il Museo Statale di Belle Arti Pushkin, saranno a Madrid per la prima volta. Interessanti contributi giungono anche dal Museo Stedelijk di Amsterdam, dal Centro Pompidou di Parigi e dall'Archivio di Lafuente.
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