Abbracci
Dal 23 Aprile 2022 al 12 Maggio 2022
Parma
Luogo: Chaos Art Gallery
Indirizzo: Vicolo al Leon d’Oro 8
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00
Curatori: Manuela Bartolotti
Telefono per informazioni: +39 0521.1473924
E-Mail info: info.chaosartgallery@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.chaosartgallery.it
Il cielo abbraccia la terra e quasi vi si confonde nell’acqua di una lanca silenziosa, si chiudono in un abbraccio le ali degli uccelli migratori di Goliardo Padova. Intrecciano i rami i gelsi e si fondono le loro ombre, danzano i contadini nel fiume in mezzo ai prati fioriti di Dario Rossi. Il gallo canta alla luna e la melodia unisce i dolori e le speranze del mondo, così che uomini e animali mischiano le loro esistenze fin a confondersi nelle opere di Nerone. È tutto un abbraccio necessario, risolutivo, confortante e materno quello che si compie nei quadri di Carlo Ronda. Più che umano, unione fisica e metafisica, ritorno alla Grande Madre. La stessa che per Luigi Pastori è – ma infine per ognuno – la Natura, la Terra. Alla fine per tutti c’è un cerchio che si chiude, una storia che ricomincia, dal basso all’alto, dalla morte alla vita.
Questi cinque artisti hanno in comune lo stile pittorico che si può definire espressionista, con diverse personalissime interpretazioni, ma denotano tutti un dialogo incessante con la vita, spesso doloroso, comunque sempre risolto in una composizione armonica che cerca di trovare la risposta con la fusione tra uomo e natura, tra uomo e universo.
Se in alcuni prevale la natura e viene resa con evidenza materica, specialmente in Dario Rossi e in Goliardo Padova, ed esuberanza cromatica, ancora in Rossi e Nerone, invece in Ronda e Pastori il focus è l’uomo. Ronda cerca nei suoi corpi contorti e nelle pose orientaleggianti, l’accordo con l’Universo. Da figurazioni infernali, incubi alla stregua di Bosch, passa ad una sorta di Nirvana, compiendo una sua originale, intima Divina Commedia. Le visioni allucinatorie di una fisicità quasi ossessiva dei primi tempi, lasciano il campo a opere più contemplative, avvolte in una dimensione estatica d’ascendenza buddista. Persino i colori cambiano, virano dal rosso fiammante e dalle tinte cupe ad un prevalente pacificante azzurro. Pastori invece, nonostante il tratto fortemente marcato, di un espressionismo in stile tedesco delle figure, risolve il destino di questa “comedie humaine”, in un sodalizio di fraternità e amore tra uomini, fiducioso nell’accordo tra esseri e natura, evocando non tanto un Paradiso celeste, ma piuttosto terrestre, un Eden primigenio. A ben vedere, è anche quello esotico, selvaggio, di Nerone, ma in lui la pace è solo apparente, perché si percepisce sempre la sottesa presenza di una minaccia, di un pericolo; una sottile inquietudine pervade i suoi quadri.
Padova, da parte sua, osserva e accetta questa realtà di perenne trasformazione, dove la vita si nutre di se stessa, la luce riverbera sul fango, il battito di un’ala infrange il silenzio. Goliardo contempla il vorace e stupefacente ciclo dell’esistenza con consapevolezza e dolente rassegnazione. Anche Dario Rossi analogamente lo coglie, ma l’esprime con la sovrapposizione delle tinte, quasi che i colori s’inghiottissero l’un l’altro; la materia già densa, vischiosa di Padova, diventa in lui onda che sfonda la bidimensionalità del quadro per travolgere l’osservatore. L’emozione raccolta, introversa, concentrata di Goliardo (un’intima lanca, un volo racchiuso), si estroflette in Rossi, il soffocato lamento dell’essere diventa grido di luce, esplodono le forme, tutto è attraversato da una brama amorosa incontenibile, da un amplesso universale tra uomo e mondo, tra terra e cielo.
Sergio Terzi, in arte Nerone, è nato nel 1939 a Villarotta di Luzzara (Re). È stato pittore, scultore, scrittore, poeta, cresciuto in una famiglia povera di 7 fratelli con un padre alcolizzato e violento. Ha avuto una vita difficile a causa dell’alcolismo e della lunga malattia della moglie morta d’Alzheimer dopo 14 anni. Autodidatta, ha iniziato a dipingere nel 1969 all’età di trent’anni, mostrando però subito, nelle sue opere, una personalità esplosiva e un innegabile potenziale espressivo. Il suo maestro di riferimento è stato Antonio Ligabue, di cui è stato l’autista per diversi anni.
Con il tempo la sua pittura ha subito un’evoluzione. All’inizio, figurativo ed espressionista, a partire dalla fine degli anni ’90, si è rivolto alla pittura astratta e informale. È morto a Gualtieri nel 2021. Le sue opere si trovano in importanti collezioni museali in Italia e all’estero (Musei Vaticani, Children Museum di Washington, Museo Cà La Ghironda a Zola Predosa di Bologna ecc.) e in luoghi istituzionali (Palazzo del Quirinale a Roma).
Goliardo Padova è nato a Casalmaggiore (Cr) nel 1909, ha studiato all'Istituto d'Arte Toschi di Parma. Si è diplomato all'Accademia di Brera. Nel '31 ha aderito al Chiarismo. A Brera iniziò a insegnare a soli 25 anni come assistente di Marussig e proseguì fino al 1947. Oltre alla pittura si dedicò alla grafica, realizzando manifesti per campagne pubblicitarie. Partecipò alla prima mostra del gruppo Corrente alla Permanente nel marzo 1939 e vi collaborò poi per diversi anni. Nel 1943 fu deportato in Germania. Fuggito dal Lager, tornò ma la sua pittura divenne più cupa e tormentata. Per gravi motivi di salute dovette rifiutare l'insegnamento a Brera. Si ritirò a Casalmaggiore e per anni non dipinse, facendo solo l’insegnante alle scuole medie. Riprese a dipingere nel 1955 grazie al sostegno di amici, importanti personalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia. Nel 1961 si trasferì a Parma e poco dopo acquistò una casa a Tizzano sull'Appennino. Dopo la sua morte nel 1979, sono proseguite mostre e pubblicazioni dedicate a lui, sempre apprezzato dal pubblico di numerosi collezionisti, da critici e galleristi. Le sue opere si trovano in numerosi Musei e Istituzioni italiane.
Luigi Pastori è nato a Parma nel 1931. Qui ha studiato col pittore Latino Barilli e con altri noti artisti di Parma. Si è diplomato all’Istituto d’arte Toschi. In seguito al suo trasferimento a Milano, ha frequentato la scuola di pittura di Augusto Colombo dal 1959 al 1966. Già dal 1959 ha partecipato a diverse mostre personali e collettive, nazionali e internazionali, tra cui la Biennale. Socio della Permanente e menzionato in diversi importanti repertori artistici, ha avuto lusinghiere critiche da parte d’importanti critici, pittori, scrittori e poeti. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, all’Italia e all’estero. Ha vissuto e lavorato per lungo tempo a Milano con la sua famiglia e negli ultimi anni si era stabilito a Colorno. È scomparso nel 2009. L’ultima antologica si è tenuta nel 2010 a Palazzo Giordani a Parma.
Carlo Ronda è nato a Casalmaggiore (Cr) nel 1947. Si è scoperto pittore all’età di 29 anni dopo il suo matrimonio con Teresa Riccardi, insegnante di diritto e avvocato. L'incontro con lei è stato essenziale per la scoperta della sua vocazione artistica. Nonostante le circostanze della vita gli abbiano impedito di portare avanti gli studi oltre la quinta elementare, le sue straordinarie doti intellettuali gli hanno permesso di studiare l’“Etica” di Spinoza, testo filosofico che ispira alcuni soggetti dei suoi quadri. La sua pittura si può definire espressionista, dalle tinte forti e dalla particolare attenzione alla fisicità. Tuttavia, il suo interesse per le discipline orientali e in particolare per il Buddismo, hanno mitigato i turbamenti e l’aggressività cromatica delle prime opere, per risolversi in un abbraccio pacificante. Si è tolto la vita il 7 marzo del 2001. Ha partecipato a quattro mostre collettive tra Parma, Colorno e Casalmaggiore, e ad una personale a Parma e una, postuma, ad Arco di Trento nel 2021.
Dario Rossi è nato a Canneto sull’Oglio (Mn) nel 1958 e qui abita e crea. L’arte è la sua stessa vita e nell’arco di 25 anni ha realizzato opere sempre più complesse, contraddistinte da spessori materici e tridimensionali creati con la pittura ad olio e l’inserimento di vari oggetti per restituire visioni di grande forza espressiva e coinvolgimento emotivo. Ha esposto nel 2001 e nel 2009 al MAM di Gazoldo degli Ippoliti (Mn) in due personali curate da Renzo Margonari, nel 2004 a Palazzo Te di Mantova e a Palazzo Calcagni di Reggio Emilia con la presentazione di Bruno Bandini. Dal 2005 ha esposto in diverse località italiane di cui si ricorda in particolare la personale a Palazzo Patrizi a Siena con presentazione di Marcello Flores D’Arcais. Le sue opere sono presenti in varie collezioni private in Italia e all’estero.
Questi cinque artisti hanno in comune lo stile pittorico che si può definire espressionista, con diverse personalissime interpretazioni, ma denotano tutti un dialogo incessante con la vita, spesso doloroso, comunque sempre risolto in una composizione armonica che cerca di trovare la risposta con la fusione tra uomo e natura, tra uomo e universo.
Se in alcuni prevale la natura e viene resa con evidenza materica, specialmente in Dario Rossi e in Goliardo Padova, ed esuberanza cromatica, ancora in Rossi e Nerone, invece in Ronda e Pastori il focus è l’uomo. Ronda cerca nei suoi corpi contorti e nelle pose orientaleggianti, l’accordo con l’Universo. Da figurazioni infernali, incubi alla stregua di Bosch, passa ad una sorta di Nirvana, compiendo una sua originale, intima Divina Commedia. Le visioni allucinatorie di una fisicità quasi ossessiva dei primi tempi, lasciano il campo a opere più contemplative, avvolte in una dimensione estatica d’ascendenza buddista. Persino i colori cambiano, virano dal rosso fiammante e dalle tinte cupe ad un prevalente pacificante azzurro. Pastori invece, nonostante il tratto fortemente marcato, di un espressionismo in stile tedesco delle figure, risolve il destino di questa “comedie humaine”, in un sodalizio di fraternità e amore tra uomini, fiducioso nell’accordo tra esseri e natura, evocando non tanto un Paradiso celeste, ma piuttosto terrestre, un Eden primigenio. A ben vedere, è anche quello esotico, selvaggio, di Nerone, ma in lui la pace è solo apparente, perché si percepisce sempre la sottesa presenza di una minaccia, di un pericolo; una sottile inquietudine pervade i suoi quadri.
Padova, da parte sua, osserva e accetta questa realtà di perenne trasformazione, dove la vita si nutre di se stessa, la luce riverbera sul fango, il battito di un’ala infrange il silenzio. Goliardo contempla il vorace e stupefacente ciclo dell’esistenza con consapevolezza e dolente rassegnazione. Anche Dario Rossi analogamente lo coglie, ma l’esprime con la sovrapposizione delle tinte, quasi che i colori s’inghiottissero l’un l’altro; la materia già densa, vischiosa di Padova, diventa in lui onda che sfonda la bidimensionalità del quadro per travolgere l’osservatore. L’emozione raccolta, introversa, concentrata di Goliardo (un’intima lanca, un volo racchiuso), si estroflette in Rossi, il soffocato lamento dell’essere diventa grido di luce, esplodono le forme, tutto è attraversato da una brama amorosa incontenibile, da un amplesso universale tra uomo e mondo, tra terra e cielo.
Sergio Terzi, in arte Nerone, è nato nel 1939 a Villarotta di Luzzara (Re). È stato pittore, scultore, scrittore, poeta, cresciuto in una famiglia povera di 7 fratelli con un padre alcolizzato e violento. Ha avuto una vita difficile a causa dell’alcolismo e della lunga malattia della moglie morta d’Alzheimer dopo 14 anni. Autodidatta, ha iniziato a dipingere nel 1969 all’età di trent’anni, mostrando però subito, nelle sue opere, una personalità esplosiva e un innegabile potenziale espressivo. Il suo maestro di riferimento è stato Antonio Ligabue, di cui è stato l’autista per diversi anni.
Con il tempo la sua pittura ha subito un’evoluzione. All’inizio, figurativo ed espressionista, a partire dalla fine degli anni ’90, si è rivolto alla pittura astratta e informale. È morto a Gualtieri nel 2021. Le sue opere si trovano in importanti collezioni museali in Italia e all’estero (Musei Vaticani, Children Museum di Washington, Museo Cà La Ghironda a Zola Predosa di Bologna ecc.) e in luoghi istituzionali (Palazzo del Quirinale a Roma).
Goliardo Padova è nato a Casalmaggiore (Cr) nel 1909, ha studiato all'Istituto d'Arte Toschi di Parma. Si è diplomato all'Accademia di Brera. Nel '31 ha aderito al Chiarismo. A Brera iniziò a insegnare a soli 25 anni come assistente di Marussig e proseguì fino al 1947. Oltre alla pittura si dedicò alla grafica, realizzando manifesti per campagne pubblicitarie. Partecipò alla prima mostra del gruppo Corrente alla Permanente nel marzo 1939 e vi collaborò poi per diversi anni. Nel 1943 fu deportato in Germania. Fuggito dal Lager, tornò ma la sua pittura divenne più cupa e tormentata. Per gravi motivi di salute dovette rifiutare l'insegnamento a Brera. Si ritirò a Casalmaggiore e per anni non dipinse, facendo solo l’insegnante alle scuole medie. Riprese a dipingere nel 1955 grazie al sostegno di amici, importanti personalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia. Nel 1961 si trasferì a Parma e poco dopo acquistò una casa a Tizzano sull'Appennino. Dopo la sua morte nel 1979, sono proseguite mostre e pubblicazioni dedicate a lui, sempre apprezzato dal pubblico di numerosi collezionisti, da critici e galleristi. Le sue opere si trovano in numerosi Musei e Istituzioni italiane.
Luigi Pastori è nato a Parma nel 1931. Qui ha studiato col pittore Latino Barilli e con altri noti artisti di Parma. Si è diplomato all’Istituto d’arte Toschi. In seguito al suo trasferimento a Milano, ha frequentato la scuola di pittura di Augusto Colombo dal 1959 al 1966. Già dal 1959 ha partecipato a diverse mostre personali e collettive, nazionali e internazionali, tra cui la Biennale. Socio della Permanente e menzionato in diversi importanti repertori artistici, ha avuto lusinghiere critiche da parte d’importanti critici, pittori, scrittori e poeti. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, all’Italia e all’estero. Ha vissuto e lavorato per lungo tempo a Milano con la sua famiglia e negli ultimi anni si era stabilito a Colorno. È scomparso nel 2009. L’ultima antologica si è tenuta nel 2010 a Palazzo Giordani a Parma.
Carlo Ronda è nato a Casalmaggiore (Cr) nel 1947. Si è scoperto pittore all’età di 29 anni dopo il suo matrimonio con Teresa Riccardi, insegnante di diritto e avvocato. L'incontro con lei è stato essenziale per la scoperta della sua vocazione artistica. Nonostante le circostanze della vita gli abbiano impedito di portare avanti gli studi oltre la quinta elementare, le sue straordinarie doti intellettuali gli hanno permesso di studiare l’“Etica” di Spinoza, testo filosofico che ispira alcuni soggetti dei suoi quadri. La sua pittura si può definire espressionista, dalle tinte forti e dalla particolare attenzione alla fisicità. Tuttavia, il suo interesse per le discipline orientali e in particolare per il Buddismo, hanno mitigato i turbamenti e l’aggressività cromatica delle prime opere, per risolversi in un abbraccio pacificante. Si è tolto la vita il 7 marzo del 2001. Ha partecipato a quattro mostre collettive tra Parma, Colorno e Casalmaggiore, e ad una personale a Parma e una, postuma, ad Arco di Trento nel 2021.
Dario Rossi è nato a Canneto sull’Oglio (Mn) nel 1958 e qui abita e crea. L’arte è la sua stessa vita e nell’arco di 25 anni ha realizzato opere sempre più complesse, contraddistinte da spessori materici e tridimensionali creati con la pittura ad olio e l’inserimento di vari oggetti per restituire visioni di grande forza espressiva e coinvolgimento emotivo. Ha esposto nel 2001 e nel 2009 al MAM di Gazoldo degli Ippoliti (Mn) in due personali curate da Renzo Margonari, nel 2004 a Palazzo Te di Mantova e a Palazzo Calcagni di Reggio Emilia con la presentazione di Bruno Bandini. Dal 2005 ha esposto in diverse località italiane di cui si ricorda in particolare la personale a Palazzo Patrizi a Siena con presentazione di Marcello Flores D’Arcais. Le sue opere sono presenti in varie collezioni private in Italia e all’estero.
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