Dal 28 maggio al 26 settembre a Palazzo Cevallos Stigliano
Capitali dell'arte: Napoli celebra Los Angeles alle Gallerie d'Italia
Glen Rubsamen, But his eyes don't smile, 2008. Acrilico su tela. Courtesy Gallerie d'Italia
Francesca Grego
28/05/2021
Napoli - “Onore a chi è un po’ folle, a chi ama osare, a chi ama sognare”, dice Ryan Gosling in LA LA Land. Dopo New York, Londra e Berlino, le Gallerie d’Italia rendono omaggio all’unicità della scena artistica di Los Angeles. A cura di Luca Beatrice, Los Angeles (State of Mind) prosegue la rassegna dedicata alle città che hanno cambiato la storia dell’arte negli ultimi decenni. Quasi 40 opere provenienti da gallerie e collezioni private italiane e internazionali, tra cui la raccolta Peppino Agrati - Intesa Sanpaolo, descrivono il panorama dinamico di una vera terra delle libertà, culla di fermenti di ogni genere e refrattaria alla dittatura delle mode. “Se New York è il mondo”, scrivono gli organizzatori della mostra, “Los Angeles è certamente l’America, quell’America che cattura la nostra immaginazione per non lasciarla più. Una megalopoli nel deserto, un universo a sé che parla molte lingue e vive altrettante contraddizioni”.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Dalla pittura astratta di Sam Francis alla Pop Art di Ed Ruscha, fin dall’inizio della loro ascesa gli artisti californiani si segnalano per l’originalità. Tra le novità più dirompenti dell’arte, l’eco irresistibile del cinema e le atmosfere della tanta musica prodotta sulle sponde del Pacifico, il percorso di Palazzo Zevallos Stigliano ci accoglie con una ventata di dissacrante freschezza a due passi dalle sale in cui siamo abituati ad ammirare Caravaggio e la grande pittura partenopea. “A Los Angeles si fa arte per piacere e, diciamo, anche per un certo divertimento”, spiega Beatrice: “Le regole dell’in and out non sono così ferree, la proposta è molto democratica a differenza di ciò che accade a New York, dove si parla sempre di investimenti, economia, finanza, sistema”.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Non è un caso che alla fine degli anni Settanta la California diventi la meta favorita di artisti, musicisti e scrittori fuori dal coro, primo nucleo di una comunità di creativi “strambi” e trasversali che vive ancora nell’anima della città. E già nel ’66 David Hockney aveva preferito la luce accecante di L.A. alla fredda Inghilterra. Quest’anima, quasi state of mind, è un enigma - utopico e distopico al tempo stesso, pensiamo agli scenari futuristici Blade Runner, ambientato proprio a Los Angeles - fatto di spazi enormi e disorientanti, di chilometri e chilometri da percorrere in highway facendo ben attenzione a non sbagliare uscita, e di contrasti stridenti, tra conservatorismo politico e trasgressione, ville di lusso e quartieri violenti.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Guardando le opere esposte a Palazzo Zevallos intuiamo tutto questo e ripercorriamo le mille sperimentazioni che hanno portato la capitale del cinema a diventare un imprescindibile punto di riferimento mondiale anche per l’arte. Tra arte concettuale e performance spesso estreme, riviviamo gli anni Settanta di John Baldessari, Paul McCarthy, Ed Kienholz e Lynda Benglis, figura di spicco del femminismo militante. Scopriamo gli incubi in nero di Raymond Pettibon, la pittura barocca di Manuel Ocampo, in bilico tra sacro e profano, il mix di design e grafica digitale con cui Jim Isermann ha stravolto i dogmi del minimalismo o il Pop Surrealism di Eric White. Videoinstallazioni e fotografie, pop, astratto e minimal si rincorrono lungo l’itinerario, con un’attenzione speciale a una black culture sempre più influente.
Non mancano testimonianze delle relazioni intessute negli ultimi decenni tra Los Angeles e Napoli attraverso le attività di collezionisti e gallerie: da Lia Rumma con il pioniere della videoarte Gary Hill alla Collezione Trisorio, presente con un’opera di Alan McCollum nata dall’archeologia di Pompei, fino ai 77 disegni ispirati a Napoli che negli anni Ottanta James Brown regalò al gallerista Lucio Amelio.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Leggi anche:
• Da Andy Warhol a Kara Walker, 40 anni di arte americana in mostra a Palazzo Strozzi
• L'arte è libera? Forse no, parola di Luca Beatrice
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Dalla pittura astratta di Sam Francis alla Pop Art di Ed Ruscha, fin dall’inizio della loro ascesa gli artisti californiani si segnalano per l’originalità. Tra le novità più dirompenti dell’arte, l’eco irresistibile del cinema e le atmosfere della tanta musica prodotta sulle sponde del Pacifico, il percorso di Palazzo Zevallos Stigliano ci accoglie con una ventata di dissacrante freschezza a due passi dalle sale in cui siamo abituati ad ammirare Caravaggio e la grande pittura partenopea. “A Los Angeles si fa arte per piacere e, diciamo, anche per un certo divertimento”, spiega Beatrice: “Le regole dell’in and out non sono così ferree, la proposta è molto democratica a differenza di ciò che accade a New York, dove si parla sempre di investimenti, economia, finanza, sistema”.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Non è un caso che alla fine degli anni Settanta la California diventi la meta favorita di artisti, musicisti e scrittori fuori dal coro, primo nucleo di una comunità di creativi “strambi” e trasversali che vive ancora nell’anima della città. E già nel ’66 David Hockney aveva preferito la luce accecante di L.A. alla fredda Inghilterra. Quest’anima, quasi state of mind, è un enigma - utopico e distopico al tempo stesso, pensiamo agli scenari futuristici Blade Runner, ambientato proprio a Los Angeles - fatto di spazi enormi e disorientanti, di chilometri e chilometri da percorrere in highway facendo ben attenzione a non sbagliare uscita, e di contrasti stridenti, tra conservatorismo politico e trasgressione, ville di lusso e quartieri violenti.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
Guardando le opere esposte a Palazzo Zevallos intuiamo tutto questo e ripercorriamo le mille sperimentazioni che hanno portato la capitale del cinema a diventare un imprescindibile punto di riferimento mondiale anche per l’arte. Tra arte concettuale e performance spesso estreme, riviviamo gli anni Settanta di John Baldessari, Paul McCarthy, Ed Kienholz e Lynda Benglis, figura di spicco del femminismo militante. Scopriamo gli incubi in nero di Raymond Pettibon, la pittura barocca di Manuel Ocampo, in bilico tra sacro e profano, il mix di design e grafica digitale con cui Jim Isermann ha stravolto i dogmi del minimalismo o il Pop Surrealism di Eric White. Videoinstallazioni e fotografie, pop, astratto e minimal si rincorrono lungo l’itinerario, con un’attenzione speciale a una black culture sempre più influente.
Non mancano testimonianze delle relazioni intessute negli ultimi decenni tra Los Angeles e Napoli attraverso le attività di collezionisti e gallerie: da Lia Rumma con il pioniere della videoarte Gary Hill alla Collezione Trisorio, presente con un’opera di Alan McCollum nata dall’archeologia di Pompei, fino ai 77 disegni ispirati a Napoli che negli anni Ottanta James Brown regalò al gallerista Lucio Amelio.
Los Angeles (State of Mind). Allestimento a Palazzo Zevallos Stigliano I Courtesy Gallerie d'Italia
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