Giorgio Gandini del Grano
Dal 07 Dicembre 2024 al 29 Gennaio 2025
Parma
Luogo: Complesso monumentale della Pilotta
Indirizzo: Piazza della Pilotta 5
Orari: Dal martedì alla domenica 10.30 – 19.00 (ultimo ingresso alle ore 18.00) Non sono previste fasce orarie Chiusura settimanale: lunedì
Costo del biglietto: Intero: 18 € Ridotto Gruppi: 14 € (gruppi di adulti 10-30px) Ridotto dai 18 ai 25 anni: 2 € Il biglietto è comprensivo della visita dei musei del Complesso monumentale della Pilotta (area monumentale Museo Archeologico, Teatro Farnese, Galleria Nazionale, Biblioteca Palatina e Museo Bodoni)
E-Mail info: cm-pil@cultura.gov.it
L’esposizione, che raccoglie quattro delle otto opere oggi conosciute dell’autore, ruota intorno a La città di Parma presentata alla Vergine (1530-35) - tavola lignea recentemente acquistata dal Museo grazie ai fondi della Direzione Generale Musei dalla Galleria Carlo Orsi di Milano, insieme a una sua antica copia (giunta in dono dallo stesso Carlo Orsi) - in dialogo ideale con altri tre suoi dipinti esposti nell’ala del Manierismo della Galleria Nazionale.
Michele Guerra, sindaco di Parma: “La mostra su Giorgio Gandini del Grano è un'ottima occasione per riscoprire un artista parmigiano molto poco conosciuto e soprattutto per celebrare quello che è l'acquisto di una delle sue opere da parte del complesso monumentale della Pilota che arricchisce non soltanto il complesso ma la nostra città e che crea un ponte importante tra quella che è la ricerca su quel periodo storico e sulla cerchia di artisti che stava attorno a Giorgio Gandini del Grano e la storia della nostra città. Sono queste occasioni importanti perché ci consentono non soltanto di implementare il nostro patrimonio ma di diventare anche occasione per una riflessione approfondita su quella che è la storia di Parma”.
Stefano L’Occaso, direttore del Complesso monumentale della Pilotta: “Non nascondo l’orgoglio nell’aver concluso questa operazione, per portare, anzi riportare a Parma un’opera che, per la sua qualità e la sua rarità, avrebbe fatto gola a qualsiasi museo internazionale. Il merito va condiviso con il Comitato Scientifico della Pilotta – Giovanni Godi, Gennaro Grimolizzi, Gianluca Nicolini e Giuseppa Zanichelli – e soprattutto con la Direzione Generale Musei di Roma, il cui direttore è Massimo Osanna, e con il Comitato Tecnico Scientifico, presieduto da Caterina Bon Valsassina e Madrisio. Il dipinto mostra uno straordinario accordo e scontro di colori, forme, pose e personaggi, in una composizione ricca, quasi affastellata, ma di grande intelligenza dinamica. Come davanti ad alcune grandi opere, si rimane stupiti dalla ‘monumentalità’ della composizione contenuta in una tavola di minute dimensioni.”
Carlo Orsi: “Sono profondamente lieto di aver contribuito, attraverso questa acquisizione, a riportare a Parma un’opera che appartiene alla sua storia e alla sua identità culturale. La città di Parma presentata alla Vergine è un’opera di grande valore artistico che trova il suo contesto ideale nel Complesso monumentale della Pilotta, dove potrà essere custodita, valorizzata e condivisa con il pubblico, arricchendo il patrimonio di una delle istituzioni più rappresentative del nostro Paese”.
L’opera La città di Parma presentata alla Vergine, una volta attribuita a Correggio per via delle evidenti similitudini stilistiche e del probabile rapporto professionale intercorso tra i due, si compone di sedici figure, una diversa dall’altra per postura, movimento e gestualità, come del resto è nel pieno stile di Gandini del Grano, che della dinamicità e delle scene affollate ha fatto la propria cifra distintiva. La posizione apparentemente casuale dei personaggi, in realtà un’asimmetria compositiva volutamente ricercata, accentua infatti la ricchezza caotica della sua pittura.
Mettendo ordine e analizzando i personaggi, Parma è rappresentata dalla figura femminile inginocchiata, con ai piedi lo scudo e le armi, mentre viene presentata alla Vergine con il Bambino dai due protettori della città: Sant’Ilario, il vescovo con il pastorale, e San Tommaso, di spalle e inginocchiato.
In basso a destra, sempre inginocchiato, il beato Bernardino da Feltre, riconoscibile per lo stemma del Monte di Pietà; più in alto, da sinistra, san Rocco, (con la conchiglia del pellegrino), santa Elisabetta con san Giovanni Battista bambino, la testa velata di bianco che rappresenta l’Università di Parma, santa Caterina d’Alessandria e, ancora più in alto, san Sebastiano con le frecce in mano.
Insieme al lavoro, che rappresenta forse l’apice della produzione del pittore, in mostra i tre dipinti già presenti nella collezione della Galleria Nazionale. Si tratta in primo luogo della pala con la Sacra Famiglia con i Santi Michele Arcangelo, Bernardo da Chiaravalle e Angeli, proveniente dalla chiesa parmigiana di San Michele all’Arco, che rappresenta la scena tutta in primo piano, secondo una complessa articolazione spaziale dei personaggi stretti in un serrato dialogo di gesti e sguardi. Il modellato morbido e la dolce intimità espressa nel gruppo centrale attorno alla Sacra Famiglia evidenziano i debiti di Gandini verso il Correggio, ma allo stesso tempo lasciano trasparire il suo interesse per una pittura più vicina a esperienze nordiche, soprattutto nel paesaggio, e rimandi alla pittura di Parmigianino nelle pose eleganti e sinuose di san Michele e dell’angelo in primo piano.
Segue la tela con la Madonna col Bambino, san Giovannino e le Sante Maria Maddalena ed Elisabetta, che reca la data 1529, unico vero riferimento cronologico della produzione gandiniana, ed è resa particolarmente interessante dalla presenza del testo del Magnificat sul libro tenuto aperto da San Giovannino, che Gesù Bambino indica guardando la Madonna. Evidenti i riferimenti al Correggio, individuabili soprattutto nella composizione e in alcuni particolari quali lo sgambettante Gesù Bambino, molto vicino a certi angeli efebici nella cupola della cattedrale di Parma.
E infine la Madonna che allatta il Bambino, san Giovannino e le Sante Maria Maddalena ed Elisabetta, le cui analogie di soggetto e dimensioni con il dipinto precedente hanno fatto supporre un’unica committenza. Caratterizzata dalla struttura compositiva circolare, gli sguardi e i gesti carichi di affetto dei soggetti convergono tutti verso il Bambino, un’ulteriore eco correggesca che si evidenzia, in particolare, nella posa del Battista, nel gesto amorevole e affettuoso tra la Maddalena e Gesù, così come nelle fisionomie di ogni personaggio.
I restanti quattro dipinti attribuiti a Giorgio Gandini del Grano e arrivati fino a noi sono il Matrimonio mistico di Santa Caterina, della collezione del Conte di Yarborough a Brocklesby Park, nel Lincolnshire, Inghilterra; il Riposo durante la fuga in Egitto, ora nella collezione del Sinebrychoff Art Museum in Finlandia, la Vergine col Bambino e due angeli della Daniel Katz Gallery di Londra e infine l’unica altra pala di Gandini, la Madonna con Bambino, San Giovannino, San Cristoforo e San Michele Arcangelo, della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze.
Giorgio Gandini del Grano è un artista parmigiano ancora piuttosto misterioso. Il suo catalogo di dipinti si limita a sole otto opere, due pale d’altare e sei dipinti di piccolo formato, mentre a lui è ricondotta una vasta produzione di disegni, di altissima qualità. Allievo e collaboratore del Correggio, Gandini creò opere di grande complessità compositiva, che risentono dell’influsso di Correggio e Parmigianino con rimandi alla cultura nordica e agli stimoli della Maniera Moderna. L’artista dovette essere identificato anche come un ideale erede del Correggio stesso, tanto che alla morte del maestro, nel 1534, a Giorgio fu chiesto di decorare l’abside e il presbiterio del duomo cittadino: impresa che alla morte di Gandini, nel 1538, non era stata ancora avviata.
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