Psichedelia africana

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31/03/2009

Nell’era del post siamo abituati ad ogni tipo di contaminazione. Ormai poco o niente appare netto, tutto piuttosto tende allo sfumato, all’indistinto. Nonostante una tale iper produzione di contaminazioni, la maggior parte delle volte il risultato è un scialbo minestrone in cui le varie parti rimangono divise e segregate tra loro. In pratica un’accozzaglia di cose, perché la fusion fa molto “in”.

Rare volte invece assistiamo, dall’incontro di realtà anche molto diverse, ad una particolare affinità che porta alla creazione di qualcosa di nuovo ed inaspettato. Come se gli elementi della reazione combaciassero perfettamente per dare vita a qualcosa di nuovo che non è la semplice somma delle parti.

Così il terzo volume del progetto Inspiration Information delle anglotedesca Strut records (volto a far collaborare per cinque giorni dentro uno studio di registrazione artisti e produttori contemporanei con i musicisti che li hanno ispirati) rientra pienamente in questa categoria di affinità elettive, facendo vibrare all’unisono le composizioni di Mulatu Astatke e degli inglesi Heliocentrics.

Per quanto riguarda il primo ci sarà probabilmente poco da aggiungere alla sua fama mondiale. Re Mulatu è tornato! Dopo venti anni d’assenza dalle sale di registrazione, l’imperatore dell’Ethio Jazz torna ad incidere un disco. Ma anche in questo caso il ritorno è frutto di una strana catena causale.

Il progetto nasce infatti dall’incontro tra Mulatu e gli Heliocentrics in occasione di un tour inglese del grande musicista etiope. Per chi non avesse ancora capito di chi stiamo parlando, basti dire che Mulatu poteva essere ammirato da qualche raro e fortunato occidentale sul finire degli anni ’60 ad Addis Abbeba. Nel 1971 si esibiva insieme a Duke Ellington e la sua fama iniziava a farsi sentire in giro. Fu solo con l’uscita del quarto volume di Ethiopiques, famosa raccolta di brani Ethio Jazz, a lui interamente dedicato, che Mulatu entrò di diritto nel pantheon dei jazzisti mondiali. Bisogna attendere però il 2005 perché il grande pubblico si accorga del geniale musicista, infatti in quell’anno Jim Jarmusch inserisce nella colonna sonora di “Broken Flowers” ben tre suoi brani.

Per quanto riguarda i funkeggianti Heliocentrics, guidati dal batterista Malcom Catto, basti dire che hanno già collaborato con Dj Shadow e Madlib, per creare energiche e lisergiche tracce di ottimo funk-jazz.

Così, provate ad immaginare l’assoluta ed armoniosa fusione che si viene a creare tra gli strumenti tradizionali dell’Etiopia, il krar (una sorta di lira etiope), il washint (un flauto di bambù), la Begena (una sorta di antica arpa a 10 corde), con i macchinari e gli strumenti degli Heliocentrics. Ed ecco che in qualche modo potrete figurarvi lo sbocciare di un fiore musicale dalle psichedeliche striature di colore sonoro che potremmo chiamare con un neologismo Ethio-elettronica o Ethio-fusion.

La sinergia tra le due correnti è pressoché totale sin dalla prima traccia del disco “Masengo”, unico brano cantato. Ovviamente in alcuni brani è possibile sentire più l’influenza di una o dell’altra parte, ma il risultato è una pressoché perfetta macchina sonora che culmina nella conclusiva “Anglo Ethio Suite”, viaggio totale con Sun Ra (esponente di spicco dell’Afro jazz deceduto nel 1993) come guida spirituale.
Mulatu Astatke e gli Heliocentrics si esibiranno l’ 8 aprile all’Audiotorium Flog di Firenze ed il giorno seguente al Circolo degli Artisti di Roma.

www.myspace.com/mulatuastatke
www.myspace.com/heliocentrics