Stanze della Meraviglia. Esotismo Fantastico Incanto nella Rocchetta Mattei
Dal 29 Luglio 2016 al 30 Ottobre 2016
Grizzana Morandi | Bologna
Luogo: Rocchetta Mattei
Indirizzo: Strada Provinciale 62
Curatori: Studio Trasguardo/Bologna
Enti promotori:
- Comune di Grizzana Morandi
Costo del biglietto: € 10 euro complessivo mostre: Stanze della Meraviglia, L'antico Appennino di Luigi Fantini, Ghirri incontra Morandi
E-Mail info: notizie@laboratoriodelleparole.net
Diciassette artisti espongono dal 29 luglio al 30 ottobre 2016, in occasione della prima esposizione allestita alla Rocchetta Mattei (a 30' minuti da Bologna in località Grizzana Morandi) appena restaurata e tornata a nuova vita.
Gli artisti (in rigoroso ordine alfabetico) sono: Elysia Athanatos, Francesco Bocchini, Mirta Carroli, Vittorio Corsini, Ettore Frani, Omar Galliani, Maria Elisabetta Novello, Luca Lanzi, Lemeh42, Simone Pellegrini, Piero Pizzi Cannella, Davide Rivalta, Nicola Samorì, Alberto Savinio, Guido Scarabottolo, Sima Shafti, Amir Sharipfour.
Il progetto sul territorio tre esposizioni in un unico progetto: l'esposizione alla Rocchetta Mattei. Stanze della meraviglia. Esotismo Fantastico Incanto nella Rocchetta Mattei nasce in seguito al progetto di valorizzazione del territorio che il comune di Grizzana Morandi ha attivato fin dal 2012 con l'attività culturale e espositiva nella Casa Studio Museo Giorgio Morandi e nei Fienili del Campiaro, con la direzione artistica di Eleonora Frattarolo. Per questo, mentre anche quest'anno saranno attivate in Grizzana alcune residenze per giovani artisti, nei Fienili del Campiaro il 30 Luglio 2016 saranno inaugurate due mostre fotografiche, Ghirri incontra Morandi, fotografie degli studi di via Fondazza e di Grizzana (prestatori Eredi Ghirri), e l'Antico Appennino di Luigi Fantini, sui paesaggi e le architetture rurali dell'Appennino, (prestatore Archivio Fotografico Fondazone Carisbo).
L'evento: Diciassette artisti in dialogo con la creazione del conte Mattei ci raccontano la meraviglia che le stanze della Rocchetta irradiano non solo attraverso forme irruente, un incanto per tutti, ma anche attraverso allusioni che con differenti linguaggi simbolici segnano questa fantastica architettura eclettica.
Un itinerario che si snoderà in stretta empatia con le stanze che l'accolgono, quasi esse stesse l'abbiano generato. In questo percorso, che comprende dipinti e installazioni, maioliche e sculture, gioielli, disegni e video, come vessillo di un modo di pensare e fare arte, in omaggio alla vocazione allusiva e metaforica che Cesare Mattei mise in scena nella sua portentosa creazione, si esporrà anche un capolavoro di Alberto Savinio, l'Artista che nel Novecento europeo rappresentò con le immagini e con la scrittura le relazioni tra mito, giocoarte, psiche.
Il percorso: Si inizia con la grande scultura in ferro di Mirta Carroli, rappresentazione in forma lineare e sintetica dei legami con la Terra, collocata ai piedi del promontorio roccioso davanti al portone della Rocchetta. Subito dopo una seconda scultura della Carroli, che si allunga su un terrapieno come una freccia, con il corpo di metallo e la sua ombra. Poi, nell'imponente Cortile centrale da cui si diramano gli itinerari verso le diverse zone della Rocchetta, un poderoso e tellurico rinoceronte bianco indiano di Davide Rivalta, che segna lo spazio di raccordo, concreto e ideale, con l'esotismo propugnato da Cesare Mattei. E in relazione alla mistione degli stili e all'eclettismo della Rocchetta in questo cortile, la sera dell'inaugurazione dell'esposizione, sabato 29 Luglio, sulla facciata del corpo centrale verrà proiettato un video realizzato per quest'occasione da Lemeh42, un omaggio a Mattei, un disegno in continua metamorfosi che attraversa differenti culture.
Oltre il cortile, nella magnifica Sala dei novanta dove il Conte avrebbe voluto celebrare i propri novant'anni, due spettacolari mantra - tempo, preghiera, bellezza - su legno, in grafite e oro, di Omar Galliani. Più oltre, verso i piani superiori, nella Chiesa che ospita il sarcofago dove è sepolto il conte Mattei, sopra l'altare è il polittico metafisico silente immemoriale di Ettore Frani; nella navata, sullo sfondo di boschi e valli, un umile e significativo asinello di Davide Rivalta; nel ballatoio dove si coagula uno dei punti di energia più potenti del castello, una maschera mortuaria in gesso di Nicola Samorì, perimetro del percorso del tempo, limite fragile tra presenza e disparizione; nei pressi del sarcofago che ospita il corpo di Mattei una bambola-feticcio di Luca Lanzi, evocazione di immemoriali ritualità funebri. All'uscita dalla Chiesa, sul Belvedere che porta ai piani più alti, un'apparizione, un Centauro, sagoma in ferro di Guido Scarabottolo che soprintende al paesaggio e alle metamorfosi dei regni della Natura. Nel quadriportico con la fontana dei leoni che cita l'Alhambra, la barca di Amir Sharipfour, con scafo coperto da uno specchio, che riflette la luce e l'architettura circostante. Da qui nella Sala della musica, dove a cascata, dal soffitto verso il pavimento, scendono i flussi di segni di parole di ritmi originari, che Simone Pellegrini ha formato sulla vastità di carte disegnate incise dipinte; poi, nel Salottino verde, davanti a Gente perbene (I Genitori), del 1946, capolavoro visionario di Alberto Savinio, un corto circuito tra gioco e mito, tra tempi e spazi differenti di un Artista che nel '900 rappresenta l'apoteosi dell'arte visionaria, eclettica, scenografica. Ancora più su, nelle stanze che innalzano lo sguardo del visitatore oltre le serpentine dei due fiumi che si snodano nel territorio di Riola, oltre la roccia sui cui prende piede questo paesaggio nel paesaggio che è la Rocchetta del conte Mattei, vi è la Sala della
Pace, dove la classicità di un'inscrizione su cenere realizzata in funzione di questo percorso e di questa stanza da Maria Elisabetta Novello si dispiega sull'ampio pavimento, ed è gesto, pensiero che diventa forma, proiezione della memoria in un futuro possibile. Ai lati della stessa Sala, due stanze a pianta circolare in cui sono posati i vasi alchemici di Elysia Athanatos, uno fesso e uno integro, rilucenti d'oro all'interno. Ed è su questo percorso, nella Sala gialla, che Vittorio Corsini, con un'opera in acciaio e cristallo, crea uno scarto e rende immagine una pratica del viaggio in cui ciò che si attraversa diviene mero "souvenir", coagulo di immagini rilucenti di stereotipìa.
Dopo di lui, le aggregazioni purissime dei gioielli in argento e frammenti di ceramica antica, di Mirta Carroli, disposte nel piccolo studiolo con scalinata in legno realizzato nella torre medioevale dell'originario castello matildico. E mentre il visitatore si avvia verso la Sala rossa, un alto vaso dal corpo madreperlaceo, di Piero Pizzi Cannella, segnato alla base dai profili delle architetture del mondo, svetta nella stanza della torre pentagonale. Poi, la Sala rossa, che taluni dicono possa essere stata anche studio medico del Conte, con le installazioni dedicate alla medicina antica e moltitudini di oggetti in ordine ludicoparatattico e sanitarioelencativo, di Francesco Bocchini. Infine, suggella questo viaggio nell'immaginario eclettico europeo, che con Cesare Mattei diviene paesaggio, casa, spazio terapeutico, scenografia rutilante di luoghi dell'altrove coagulati sulla roccia di Riola, il tappeto di terre e filati di Sima Shafti, che nella Torre della vedetta, in caratteri persiani, poeticamente celebra la forza delle acque, così presenti attorno al castello, così preziose per la pratica terapeutica di Cesare Mattei.
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