Dentro il capolavoro dei Musei Vaticani
La svolta di Raffaello. I gioielli della Stanza di Eliodoro
Raffaello Sanzio e allievi, Stanza di Eliodoro, 1511-1514, Affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani
Francesca Grego
23/04/2020
È lo zenit, un autentico prodigio, la “suprema perfezione” esaltata da Vasari: così lo storico dell’arte ed ex direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, ha descritto il Raffaello della Stanza di Eliodoro nel 2014, all’indomani di un restauro epocale. Quattro magnifiche pareti affrescate compongono il progetto che il genio urbinate elabora con Giulio II per la prestigiosa Sala dell’Audienza, che avrebbe accolto gli ospiti privati del pontefice.
Straordinario compendio di storia, teologia e antropologia cristiana, la Stanza di Eliodoro è la realizzazione di un programma iconografico complesso, che rappresenta una reazione al difficile momento attraversato dallo Stato Pontificio a partire dal 1511. Dalla Bibbia al Medioevo, quattro episodi della storia della Chiesa documentano la protezione miracolosa accordata da Dio al potere temporale del papa. Si tratta - in ordine di esecuzione - della Cacciata di Eliodoro dal Tempio, della Messa di Bolsena, della Liberazione di San Pietro e dell’Incontro di Leone Magno con Attila, cui si aggiungono le storie dall’Antico Testamento dipinte sulla volta.
In stato di grazia, Raffaello si impregna dell’aria della Città Eterna. Della natura e dell’arte che lo circonda tutto assorbe, rigenera, trasfigura, inventando soluzioni nuove e sorprendenti. Anche le parti dipinte dai suoi aiutanti - da Francesco Penni a Giulio Romano - si inseriranno senza cesure in un insieme di superba armonia.
Giulio II, Dettaglio da La Messa di Bolsena
Raffaello e Giulio II, amici nella tempesta
Già nel 1511 l’ombra degli eserciti francesi di Luigi XII si stende sullo Stato Pontificio. Giulio II perde Bologna in una disastrosa campagna militare ed è costretto a mettersi sulla difensiva. Il papa guerriero e mecenate fa un voto: si taglierà la barba solo quando la penisola sarà libera dalla minaccia straniera. Apparirà per ben due volte con la barba lunga negli affreschi della Stanza di Eliodoro. Con un salto temporale, Raffaello lo inserisce nelle scene della Cacciata di Eliodoro dal Tempio e della Messa di Bolsena, sottolineando il suo ruolo di testimone della protezione divina sulla Chiesa.
Il Divin Pittore è giunto in Vaticano appena venticinquenne grazie alla presentazione di Donato Bramante. Con il papa della Rovere il feeling è immediato. Entusiasta della Stanza della Segnatura, Giulio II affida all’Urbinate la decorazione di altri tre ambienti dei suoi appartamenti nel Palazzo Apostolico. Il rapporto tra i due non ha equivalenti nella storia dell’arte, secondo Christoph Luitpold Frommel, esperto del Sanzio e autore del volume Raffaello. Le Stanze (Jaca Book). Con il giovane Maestro, racconta l’ex direttore della Biblioteca Hertziana, “il papa aveva empatia, erano legati da antenne finissime. Giulio II è stato uno dei motori di Raffaello. Dal 1513, dopo la morte del pontefice, il suo lavoro diventa meno potente”.
Quando l’artista fa il suo ingresso nel palazzo, la futura Sala dell’Audienza è ornata da affreschi quattrocenteschi di Maestri come Piero della Francesca. Con rispetto e interesse, prima di rimuoverli Raffaello li fa copiare per conservarne la memoria. Poi sforna un incredibile poker di capolavori.
Raffaello Sanzio, Stanza di Eliodoro, Cacciata di Eliodoro, Musei Vaticani, Nuova Illuminazione delle Stanze di Raffaello realizzata da Osram | © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
La Cacciata di Eliodoro dal Tempio
Nel Vecchio Testamento Eliodoro è inviato dal re di Siria Seleuco a impossessarsi del tesoro del Tempio di Gerusalemme. Su preghiera del gran sacerdote Onia, Dio invia un cavaliere e due armigeri a scacciare il profanatore. Raffaello incornicia il racconto biblico all’interno di un’architettura bramantesca che fa riferimento alla nuova Basilica di San Pietro. Giulio II osserva la scena dalla lettiga, come davanti ad una rappresentazione teatrale. Tra i portantini riconosciamo Antonio Raimondi, l’incisore amico di Raffaello, e lo stesso Sanzio, attorniato da donne e bambini spaventati. Il pontefice lo indica. Come ha osservato il professor Frommel, sembra dire: “è lui l’interprete della mia anima”. Alla staticità della parte sinistra del dipinto, fa da contrappunto sul lato destro il dinamismo plastico e drammatico del cavaliere e degli armigeri lanciati contro Eliodoro, che rovina al suolo. Qui è evidente l’influenza Michelangelo, il rivale che Raffaello non può più ignorare dopo aver visto la Cappella Sistina.
La Messa di Bolsena, 1512, Affresco, 620 cm alla base, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Stanza di Eliodoro
La Messa di Bolsena
Bolsena, 1263. Un sacerdote boemo ha messo in dubbio che durante l’Eucarestia il pane e il vino si trasformino nel corpo e nel sangue di Cristo. Durante la consacrazione, gocce di sangue stillano dall’ostia macchiando i paramenti sacri e fugando le incertezze del celebrante. Secondo la tradizione, il miracolo è all’origine alla Festa del Corpus Domini e della costruzione del vicino Duomo di Orvieto, che custodisce ancora il corporale macchiato di sangue.
Nella rappresentazione di Raffaello, Giulio II prende il posto di Urbano IV, il papa che convalidò il prodigio. Ai suoi piedi, una scena che è considerata un vertice della storia dell’arte: biondi ed eleganti, i sediari del pontefice sono fieri delle loro armi preziose, degli abiti policromi in raso e velluto. Dietro di loro sono ben riconoscibili i cardinali Leonardo Grosso della Rovere, Agostino Spinola, Raffaello e Tommaso Riario. “Neanche Dürer”, commenta Paolucci, “ha saputo dare una rappresentazione del ritratto virile di così grande intensità”. E a proposito di ritratti, impossibile non pensare all’abilità di Lorenzo Lotto - attivo in Vaticano e per un breve periodo nella stessa bottega di Raffaello - nel rendere i lineamenti e la psicologia dei personaggi, a una “verità della pelle” che prende forma attraverso i colori dei pittori veneti. L’influenza di Lotto si fa sentire nelle larghe pennellate e nella mirabile tavolozza che, sostiene ancora Paolucci, sembra quella di un Tiziano ante litteram e perfino di un Velàsquez.
Raffaello Sanzio, La Liberazione di San Pietro, 1513-14, affresco 500 x 660, Stanza di Eliodoro, Musei Vaticani
La Liberazione di San Pietro
Il principe degli apostoli e primo papa è prigioniero nel carcere di Erode. Al culmine delle tribolazioni, un angelo lo trae in salvo mentre le guardie sono immerse in un sonno profondo. L’episodio contiene un riferimento diretto a Giulio II, che era stato cardinale titolare della Chiesa di San Pietro in Vincoli. Raffaello dipinge una scena in tre tempi in cui la luce è assoluta protagonista: la luce divina dell’angelo e quella candida della luna, il chiarore livido dell’alba e il rosseggiare delle fiaccole che si riflettono sulle armature, e perfino la luce naturale che entra dalla finestra sottostante. Nasce così quello che Paolucci definisce “il primo notturno dell’arte italiana”. “Il cielo pigro, sciroccoso” e una luna velata “che non si era mai vista prima” sono il racconto di un “viaggio al termine della notte” che anticipa Caravaggio, la Ronda di Rembrandt, il Trés de Mayo di Goya. Invece che Gerusalemme, dove si svolge l’episodio degli Atti degli Apostoli, il set è la campagna romana che intravediamo sullo sfondo in un tipico paesaggio raffaellesco.
L’Incontro di Leone Magno con Attila
Nel 452 papa Leone I andò incontro ad Attila sulle rive del Mincio per dissuaderlo dall’avanzare verso Roma. Secondo una leggenda, a fermare il re degli Unni fu l’apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati di spada. L’Urbinate sposta la scena del miracolo dai dintorni di Mantova all’Urbe, che fa capolino in una veduta inconfondibile. “Un Colosseo spettrale, grigio-viola sullo sfondo, e il profilo degli archi dell’Agro Romano, e Monte Mario che brucia d’incendi che sembrano bombe al napalm, sullo sfondo. Qui c’è la mimesi del vero visibile, ed è di Raffaello”, spiega l’ex direttore dei Musei Vaticani. Degli allievi Francesco Penni e Giulio Romano è invece il vorticoso assembramento dei barbari che si contrappone all’ordinato corteo del papa. Quest'ultimo ha le fattezze di Leone X, che nel frattempo è subentrato a Giulio II ed è rappresentato anche nelle vesti di cardinale.
Incontro di Leone Magno con Attila, 1514, Affresco, 500 x 750 cm, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Stanza di Eliodoro
Una pittura mai vista
È il 1511 quando Raffaello inizia a lavorare alla Stanza di Eliodoro. La Stanza della Segnatura, con i capolavori della Scuola di Atene e della Disputa del Sacramento, è ancora in via di completamento. Tuttavia qualcosa è cambiato. Le drammatiche vicende militari attraversate dallo Stato Pontificio spingono verso un’opera di carattere politico più che filosofico. Ma c’è di più. Rispetto alle decorazioni dello studio privato del papa, i nuovi lavori sono sempre meno legati “alla prescrizione del disegno, dell’incisione, dello spolvero”, ha spiegato il restauratore Paolo Violini dopo l’intervento sugli affreschi: “Una pittura sempre più fluida che, in alcuni dettagli, sembra quasi impressionista”. Le composizioni si caricano di dinamismo: pur conservando grande equilibrio, i colori si fanno più densi, la luce rimbalza sulle superfici, i corpi assumono pose più drammatiche ed espressive. E, dice Violini, nelle scene dipinte fa il suo ingresso “qualcosa di intangibile, l’atmosfera”. Nella Liberazione di San Pietro , per esempio, l’Urbinate riesce rendere il senso dell’aria umida attraverso una “incredibile velatura a fresco stesa con acqua di calce sull’intonaco già dipinto. La velatura è trasparente e l’effetto si vede solo quando si asciuga, quindi è necessaria una grande capacità di immaginare il risultato, ma anche un’immensa padronanza tecnica”.
Le cause di un cambiamento epocale
Raffaello ha ammirato la Cappella Sistina di Michelangelo, inaugurata da Giulio II il 31 ottobre del 1512, e la scuola del colore fiorita in Veneto ha iniziato a dispiegare i suoi influssi a Roma con artisti come Lotto e Sebastiano del Piombo. Dal Buonarroti il giovane Urbinate imparerà come dare pathos e plasticità alle figure, dai veneti la capacità di legare corpo e paesaggio in finissimi cromatismi luminosi. Basta questo a spiegare la sua incredibile evoluzione? No, secondo Paolucci: il genio del Sanzio subisce un processo di accelerazione imprevedibile e fulmineo che resta un mistero. Nella Stanza di Eliodoro la sua pittura delicata si carica del tepore della vita, del calore delle cose. D’ora in poi chiunque voglia “guardare il mondo visibile con gli occhi dello stupore e dell’emozione” non potrà fare a meno di Raffaello.
Straordinario compendio di storia, teologia e antropologia cristiana, la Stanza di Eliodoro è la realizzazione di un programma iconografico complesso, che rappresenta una reazione al difficile momento attraversato dallo Stato Pontificio a partire dal 1511. Dalla Bibbia al Medioevo, quattro episodi della storia della Chiesa documentano la protezione miracolosa accordata da Dio al potere temporale del papa. Si tratta - in ordine di esecuzione - della Cacciata di Eliodoro dal Tempio, della Messa di Bolsena, della Liberazione di San Pietro e dell’Incontro di Leone Magno con Attila, cui si aggiungono le storie dall’Antico Testamento dipinte sulla volta.
In stato di grazia, Raffaello si impregna dell’aria della Città Eterna. Della natura e dell’arte che lo circonda tutto assorbe, rigenera, trasfigura, inventando soluzioni nuove e sorprendenti. Anche le parti dipinte dai suoi aiutanti - da Francesco Penni a Giulio Romano - si inseriranno senza cesure in un insieme di superba armonia.
Giulio II, Dettaglio da La Messa di Bolsena
Raffaello e Giulio II, amici nella tempesta
Già nel 1511 l’ombra degli eserciti francesi di Luigi XII si stende sullo Stato Pontificio. Giulio II perde Bologna in una disastrosa campagna militare ed è costretto a mettersi sulla difensiva. Il papa guerriero e mecenate fa un voto: si taglierà la barba solo quando la penisola sarà libera dalla minaccia straniera. Apparirà per ben due volte con la barba lunga negli affreschi della Stanza di Eliodoro. Con un salto temporale, Raffaello lo inserisce nelle scene della Cacciata di Eliodoro dal Tempio e della Messa di Bolsena, sottolineando il suo ruolo di testimone della protezione divina sulla Chiesa.
Il Divin Pittore è giunto in Vaticano appena venticinquenne grazie alla presentazione di Donato Bramante. Con il papa della Rovere il feeling è immediato. Entusiasta della Stanza della Segnatura, Giulio II affida all’Urbinate la decorazione di altri tre ambienti dei suoi appartamenti nel Palazzo Apostolico. Il rapporto tra i due non ha equivalenti nella storia dell’arte, secondo Christoph Luitpold Frommel, esperto del Sanzio e autore del volume Raffaello. Le Stanze (Jaca Book). Con il giovane Maestro, racconta l’ex direttore della Biblioteca Hertziana, “il papa aveva empatia, erano legati da antenne finissime. Giulio II è stato uno dei motori di Raffaello. Dal 1513, dopo la morte del pontefice, il suo lavoro diventa meno potente”.
Quando l’artista fa il suo ingresso nel palazzo, la futura Sala dell’Audienza è ornata da affreschi quattrocenteschi di Maestri come Piero della Francesca. Con rispetto e interesse, prima di rimuoverli Raffaello li fa copiare per conservarne la memoria. Poi sforna un incredibile poker di capolavori.
Raffaello Sanzio, Stanza di Eliodoro, Cacciata di Eliodoro, Musei Vaticani, Nuova Illuminazione delle Stanze di Raffaello realizzata da Osram | © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
La Cacciata di Eliodoro dal Tempio
Nel Vecchio Testamento Eliodoro è inviato dal re di Siria Seleuco a impossessarsi del tesoro del Tempio di Gerusalemme. Su preghiera del gran sacerdote Onia, Dio invia un cavaliere e due armigeri a scacciare il profanatore. Raffaello incornicia il racconto biblico all’interno di un’architettura bramantesca che fa riferimento alla nuova Basilica di San Pietro. Giulio II osserva la scena dalla lettiga, come davanti ad una rappresentazione teatrale. Tra i portantini riconosciamo Antonio Raimondi, l’incisore amico di Raffaello, e lo stesso Sanzio, attorniato da donne e bambini spaventati. Il pontefice lo indica. Come ha osservato il professor Frommel, sembra dire: “è lui l’interprete della mia anima”. Alla staticità della parte sinistra del dipinto, fa da contrappunto sul lato destro il dinamismo plastico e drammatico del cavaliere e degli armigeri lanciati contro Eliodoro, che rovina al suolo. Qui è evidente l’influenza Michelangelo, il rivale che Raffaello non può più ignorare dopo aver visto la Cappella Sistina.
La Messa di Bolsena, 1512, Affresco, 620 cm alla base, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Stanza di Eliodoro
La Messa di Bolsena
Bolsena, 1263. Un sacerdote boemo ha messo in dubbio che durante l’Eucarestia il pane e il vino si trasformino nel corpo e nel sangue di Cristo. Durante la consacrazione, gocce di sangue stillano dall’ostia macchiando i paramenti sacri e fugando le incertezze del celebrante. Secondo la tradizione, il miracolo è all’origine alla Festa del Corpus Domini e della costruzione del vicino Duomo di Orvieto, che custodisce ancora il corporale macchiato di sangue.
Nella rappresentazione di Raffaello, Giulio II prende il posto di Urbano IV, il papa che convalidò il prodigio. Ai suoi piedi, una scena che è considerata un vertice della storia dell’arte: biondi ed eleganti, i sediari del pontefice sono fieri delle loro armi preziose, degli abiti policromi in raso e velluto. Dietro di loro sono ben riconoscibili i cardinali Leonardo Grosso della Rovere, Agostino Spinola, Raffaello e Tommaso Riario. “Neanche Dürer”, commenta Paolucci, “ha saputo dare una rappresentazione del ritratto virile di così grande intensità”. E a proposito di ritratti, impossibile non pensare all’abilità di Lorenzo Lotto - attivo in Vaticano e per un breve periodo nella stessa bottega di Raffaello - nel rendere i lineamenti e la psicologia dei personaggi, a una “verità della pelle” che prende forma attraverso i colori dei pittori veneti. L’influenza di Lotto si fa sentire nelle larghe pennellate e nella mirabile tavolozza che, sostiene ancora Paolucci, sembra quella di un Tiziano ante litteram e perfino di un Velàsquez.
Raffaello Sanzio, La Liberazione di San Pietro, 1513-14, affresco 500 x 660, Stanza di Eliodoro, Musei Vaticani
La Liberazione di San Pietro
Il principe degli apostoli e primo papa è prigioniero nel carcere di Erode. Al culmine delle tribolazioni, un angelo lo trae in salvo mentre le guardie sono immerse in un sonno profondo. L’episodio contiene un riferimento diretto a Giulio II, che era stato cardinale titolare della Chiesa di San Pietro in Vincoli. Raffaello dipinge una scena in tre tempi in cui la luce è assoluta protagonista: la luce divina dell’angelo e quella candida della luna, il chiarore livido dell’alba e il rosseggiare delle fiaccole che si riflettono sulle armature, e perfino la luce naturale che entra dalla finestra sottostante. Nasce così quello che Paolucci definisce “il primo notturno dell’arte italiana”. “Il cielo pigro, sciroccoso” e una luna velata “che non si era mai vista prima” sono il racconto di un “viaggio al termine della notte” che anticipa Caravaggio, la Ronda di Rembrandt, il Trés de Mayo di Goya. Invece che Gerusalemme, dove si svolge l’episodio degli Atti degli Apostoli, il set è la campagna romana che intravediamo sullo sfondo in un tipico paesaggio raffaellesco.
L’Incontro di Leone Magno con Attila
Nel 452 papa Leone I andò incontro ad Attila sulle rive del Mincio per dissuaderlo dall’avanzare verso Roma. Secondo una leggenda, a fermare il re degli Unni fu l’apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati di spada. L’Urbinate sposta la scena del miracolo dai dintorni di Mantova all’Urbe, che fa capolino in una veduta inconfondibile. “Un Colosseo spettrale, grigio-viola sullo sfondo, e il profilo degli archi dell’Agro Romano, e Monte Mario che brucia d’incendi che sembrano bombe al napalm, sullo sfondo. Qui c’è la mimesi del vero visibile, ed è di Raffaello”, spiega l’ex direttore dei Musei Vaticani. Degli allievi Francesco Penni e Giulio Romano è invece il vorticoso assembramento dei barbari che si contrappone all’ordinato corteo del papa. Quest'ultimo ha le fattezze di Leone X, che nel frattempo è subentrato a Giulio II ed è rappresentato anche nelle vesti di cardinale.
Incontro di Leone Magno con Attila, 1514, Affresco, 500 x 750 cm, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Stanza di Eliodoro
Una pittura mai vista
È il 1511 quando Raffaello inizia a lavorare alla Stanza di Eliodoro. La Stanza della Segnatura, con i capolavori della Scuola di Atene e della Disputa del Sacramento, è ancora in via di completamento. Tuttavia qualcosa è cambiato. Le drammatiche vicende militari attraversate dallo Stato Pontificio spingono verso un’opera di carattere politico più che filosofico. Ma c’è di più. Rispetto alle decorazioni dello studio privato del papa, i nuovi lavori sono sempre meno legati “alla prescrizione del disegno, dell’incisione, dello spolvero”, ha spiegato il restauratore Paolo Violini dopo l’intervento sugli affreschi: “Una pittura sempre più fluida che, in alcuni dettagli, sembra quasi impressionista”. Le composizioni si caricano di dinamismo: pur conservando grande equilibrio, i colori si fanno più densi, la luce rimbalza sulle superfici, i corpi assumono pose più drammatiche ed espressive. E, dice Violini, nelle scene dipinte fa il suo ingresso “qualcosa di intangibile, l’atmosfera”. Nella Liberazione di San Pietro , per esempio, l’Urbinate riesce rendere il senso dell’aria umida attraverso una “incredibile velatura a fresco stesa con acqua di calce sull’intonaco già dipinto. La velatura è trasparente e l’effetto si vede solo quando si asciuga, quindi è necessaria una grande capacità di immaginare il risultato, ma anche un’immensa padronanza tecnica”.
Le cause di un cambiamento epocale
Raffaello ha ammirato la Cappella Sistina di Michelangelo, inaugurata da Giulio II il 31 ottobre del 1512, e la scuola del colore fiorita in Veneto ha iniziato a dispiegare i suoi influssi a Roma con artisti come Lotto e Sebastiano del Piombo. Dal Buonarroti il giovane Urbinate imparerà come dare pathos e plasticità alle figure, dai veneti la capacità di legare corpo e paesaggio in finissimi cromatismi luminosi. Basta questo a spiegare la sua incredibile evoluzione? No, secondo Paolucci: il genio del Sanzio subisce un processo di accelerazione imprevedibile e fulmineo che resta un mistero. Nella Stanza di Eliodoro la sua pittura delicata si carica del tepore della vita, del calore delle cose. D’ora in poi chiunque voglia “guardare il mondo visibile con gli occhi dello stupore e dell’emozione” non potrà fare a meno di Raffaello.
Notizie
- Al cinema dal 13 al 15 settembre il nuovo film di Phil Grabsky
Raffaello alle Scuderie del Quirinale - La nostra recensione
Ritorna l'arte al cinema: il documentario sulla più grande mostra dedicata al genio di UrbinoIl film documentario 'Raffaello alle Scuderie del Quirinale' al cinema il 13, 14 e 15 settembre
Torino - Dal 30 ottobre al 14 marzo ai Musei RealiA Torino sulle tracce di Raffaello. I segreti della Madonna della Tenda
Verso la conclusione del cinquecentenario della morteIl mito di Raffello continua: le ultime mostre dedicate al divino pittore
Le novità sul piccolo schermoDa Raffaello a Walt Disney, la settimana in tv su Rai, Sky e Netflix
Rimini - In mostra da ottobre il gioiello dei Musei Statali di BerlinoDopo 178 anni torna a Rimini la Madonna Diotallevi di Raffaello
Da Urbino a Loreto sulle tracce di Raffaello SanzioNella terra di Raffaello. Le mostre da non perdere nelle Marche
Roma - Visita alla mostra Raffaello 1520-1483Come fare per acquistare il biglietto della mostra su Raffaello. Il reportage di ARTE.it
Mondo - La grazia che stregò Freud, Goethe e DostoevskijLa rivelazione della Madonna Sistina, l'opera più bella di Raffaello
Firenze - L'Opificio delle Pietre dure impegnato in un delicato interventoTutto pronto per il restauro del Leone X di Raffaello
Passeggiata nei Musei del Papa con la direttrice Barbara JattaUna nuova illuminazione, visite by night e due capolavori che svelano l'ultimo Raffaello: riaprono i Musei Vaticani
Roma - Il 2 giugno il Raffaello D-DayIl ritorno di Raffaello "superstar" alle Scuderie del Quirinale
Mondo - Dietro le quinte di un capolavoroUn Raffaello alla National Gallery. I segreti della Madonna Garvagh
Un capolavoro del Louvre: la trasposizione in pittura del perfetto cortigianoUn omaggio all'amicizia nel segno della grazia: il Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello
Dal 2 giugno al via la grande mostra alle Scuderie del QuirinaleRaffaello: pronti a riaprire
Mondo - Alla scoperta del capolavoro del Kunsthistorisches MuseumUn miracolo di naturalezza. La Madonna del Belvedere di Raffaello
Mondo - Cinque domande sulla tela del LouvreL'Autoritratto con un amico. Affetti e mistero nell'opera di Raffaello
Un capolavoro dell'Urbinate e bottega visitabile online dal 6 maggioA tu per tu con le storie di Amore e Psiche: la Loggia di Raffaello a Villa Farnesina in versione digitale
Un ritratto della Galleria Borghese di Roma ora alle ScuderieEnigma e mistero nella casta bellezza della Dama con il liocorno di Raffaello
Roma - Un gioiello di Raffaello a Villa FarnesinaGli echi del mito in un affresco di Raffaello simile ad una danza: il Trionfo di Galatea
Roma - Raffaello 500 ai Musei VaticaniLa Trasfigurazione, il capolavoro finale di Raffaello
6 aprile 1483 - 1520: il cinquecentenario di Raffaello SanzioRaffaello, 500 anni per il Principe delle Arti
Firenze - Tre video sui canali Facebook del museo fiorentinoRaffaello 500: anche gli Uffizi non stanno a guardare
Anniversario di Raffaello SanzioRaffaello 500: va in onda in tv il documentario d'arte sul genio sensibile
La grazia e la bellezza nella pittura del SanzioBella come una Madonna di Raffaello
Roma - L'affresco Incendio di Borgo di Raffaello SanzioRaffaello e il miracolo umanista di Enea e Anchise
Roma - Raffaello 500, il sogno non si fermaRaffaello, la mostra impossibile
Mondo - Nel 1505 a Urbino e il tema della lotta del bene contro il maleQuando Raffaello combatteva i Draghi
Roma - Un affresco per affermare la supremazia del Papato di Giulio IIL'arte notturna di Raffaello nella Liberazione di San Pietro
Roma - Scuderie del Quirinale: la mostra che nessuno ha vistoRaffaello alle Scuderie dietro le quinte della mostra invisibile
Roma - L'arte al tempo del coronavirus: visite virtuali e contributi socialRaffaello alle Scuderie. Online.
Mondo - Un gioiello di Raffaello nelle "Stanze Vaticane"La Scuola di Atene: l'uomo al centro dell'universo alla ricerca del vero
In onda su Rai 5 venerdì 20 marzoRaffaello in tv per una notte di grande arte
Milano - Alla scoperta di un’icona del RinascimentoNel regno dell’armonia. Raffaello e lo Sposalizio della Vergine
Arte e bellezza in attesa della fine dell'emergenzaRaffaello, il sogno non si ferma!
Roma - Fino al 2 giugnoSe il calore di Raffaello, in mostra alle Scuderie del Quirinale, può aiutarci a superare la paura
Roma - La donna di Raffaello icona della mostra alle Scuderie del QuirinaleLa Fornarina come non l’avete vista mai
Roma - Dal 5 marzo al 2 giugno per i 500 anni dalla morte dell'UrbinateRaffaello superstar alle Scuderie del Quirinale con 200 capolavori
Roma - Alle Scuderie del QuirinaleTutto pronto per la mostra "epocale" dedicata a Raffaello, artista di pace
Pesaro e Urbino - Raffaello 500 nelle MarcheLe Marche celebrano Raffaello: tutti gli appuntamenti in programma
Perugia - Le celebrazioni in UmbriaPerugia si prepara a celebrare Raffaello con tre grandi mostre
Al via le celebrazioni per i 500 anniAspettando Raffaello: dai teatri alla Domus Aurea, tutti gli appuntamenti con il "divin pittore"
Roma - Dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale i documenti dagli Archivi di StatoRaffaello e i tesori di Roma antica: l'attualità di una lettera di 500 anni fa
Roma - In mostra solo per una settimanaDopo 400 anni tornano nella Cappella Sistina i dieci arazzi di Raffaello
FOTO
MOSTRE
- DAL 22/10/2020 AL 05/03/2021 Roma | Accademia Nazionale di San Luca
RAFFAELLO. L’Accademia di San Luca e il mito dell’Urbinate
- DAL 05/03/2020 AL 02/06/2020 Roma | Scuderie del Quirinale
Raffaello 1520 - 1483
- DAL 30/10/2020 AL 14/03/2021 Torino | Galleria Sabauda
LA FORTUNA DI RAFFAELLO NELLE COLLEZIONI DEI MUSEI REALI
- DAL 24/03/2020 AL 10/01/2021 Roma | Domus Aurea
Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche
- DAL 04/03/2020 AL 07/06/2020 Bologna | Pinacoteca Nazionale
Un dialogo tra le arti a Bologna nel segno di Raffaello
- DAL 31/10/2019 AL 27/09/2020 Urbino | Galleria Nazionale delle Marche | Palazzo Ducale di Urbino
Raphael Ware. I colori del Rinascimento
- DAL 08/04/2020 AL 10/01/2021 Perugia | Sedi varie
Raffaello in Umbria
- DAL 15/11/2019 AL 15/03/2020 Mondovì | Museo della Ceramica
Le trame di Raffaello. Il restauro dell’arazzo Madonna del Divino Amore del Museo Pontificio di Loreto
- DAL 03/10/2020 AL 10/01/2021 Perugia | Galleria Nazionale dell’Umbria
La fortuna della Deposizione Baglioni di Raffaello nelle copie perugine