Le figlie di Loth

Carlo Carrà

 
DESCRIZIONE:
Dopo il periodo metafisico, che si conclude più o meno nel 1918, Carrà collabora a Valori Plastici, la rivista diretta da Mario Broglio che si inserisce nel generale e internazionale ritorno all’ordine culturale ed estetico. L’artista si avvicinò sempre più ai valori autentici ed essenziali della pittura tradizionale e classicista, scelta per il puro realismo e l’intensa spiritualità. Il suo interesse per Giotto e per i maestri del XV secolo si era già rivelato in modo costante, anche attraverso la pubblicazione di saggi come la Parlata su Giotto e Paolo Uccello, apparso su La Voce nel 1916. In questa tela la volontà di rifarsi alla tradizione pittorica trecentesca è evidente nella semplicità degli elementi compositivi e nella scelta iconografica, sebbene il racconto biblico viene identificato solo attraverso il titolo, poiché nessun dettaglio fa pensare che le due figure femminili siano, in realtà, le figlie di Loth. La spazialità spoglia, i colori intensi e la costruzione austera delle due donne e dell’animale sono elementi ispirati chiaramente agli affreschi e alle tavole giottesche, nell’impianto formale, dunque, ma anche contenutistico. L’atmosfera è enigmatica, caratterizzata da una sospensione di ascendenza ancora metafisica, dove l’aspetto aneddotico dell’immagine viene bloccato in un’immobilità misteriosa. Del dipinto esiste un disegno preparatorio, del medesimo anno, dove si notano parecchi ripensamenti nella disposizione delle figure e nel paesaggio dello sfondo.
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