Dall’11 giugno la Maddalena in estasi a Palazzo Ducale
Il ritorno di Artemisia a Venezia
Artemisia Gentileschi, Maria Maddalena in estasi, 1620-25 circa. Olio su tela, 81 x 105 cm. Palazzo Ducale, Venezia, in deposito da collezione privata
Francesca Grego
07/06/2022
Venezia - Nel 2014 fece parlare di sé in un’asta da record, ma se fosse immessa sul mercato oggi varrebbe molto di più. Parliamo della Maria Maddalena in estasi di Artemisia Gentileschi, a lungo creduta perduta e ritrovata solo negli anni Duemila. Custodita in una collezione privata, ora approda a Venezia per restarci: dall’11 giugno sarà in mostra a Palazzo Ducale grazie a un prestito a lungo termine a favore dei Musei Civici. Il dipinto arriva in Laguna subito dopo la fortunata esposizione Her Hand: Artemisia Gentileschi and Women Artists in Italy 1500-1800 al Detroit Institute of Arts e si prepara a inaugurare la rassegna “Ospiti a Palazzo”nella storica sede dei dogi.
Per Artemisia si tratta di un ritorno. In vita la pittrice romana fu ospite della Serenissima per circa tre anni, dal 1626 al 1629, e non passò inosservata. Stupiti dal suo talento, i poeti la cantarono come un miracolo della natura. Fu proprio allora che l’artista ottenne una delle sue commissioni più prestigiose: l’esecuzione per Filippo IV di Spagna del dipinto con la storia di Ercole e Onfale, destinato all’Alcàzar di Madrid. La Maddalena in estasi aveva già visto la luce: gli esperti concordano nel collocarla nella prima metà degli anni Venti, quando Artemisia viveva nella capitale pontificia e lavorava per principi e cardinali. Tuttavia l’opera mostra una speciale consonanza con le idee diffuse negli ambienti artistici veneziani, che Artemisia frequentò entrando in contatto con i più illustri letterati dell’epoca: Maddalena è una di quelle “donne esemplari”, come la Lucrezia del mito, che piacevano tanto ad artisti e committenti lagunari.
Contrariamente all’iconografia dominante, nel dipinto di Artemisia la “santa peccatrice” non è rappresentata nell’atto di fare penitenza, ma colta nell’istante del rapimento estatico, con la testa reclinata all’indietro e gli occhi socchiusi. Incurante dell’osservatore, la donna lascia cadere un lembo della camicia, mentre i boccoli dorati le incorniciano il volto e le spalle. La luce caravaggesca proveniente dal basso rende la scena intima e al contempo teatrale. Maddalena è evidentemente bella, l’espressione del viso e la posa tradiscono un’intensa sensualità: un’immagine coerente con la descrizione offerta da Gian Battista Marino, in contatto con i poeti veneziani, che la disegna splendida e voluttuosa pur non sottovalutandone la spiritualità. Nel caso di Artemisia, il fatto che una simile Maddalena fosse stata dipinta da una donna non fece che accrescerne il pregio e tuttora contribuisce al fascino della tela veneziana.
Per Artemisia si tratta di un ritorno. In vita la pittrice romana fu ospite della Serenissima per circa tre anni, dal 1626 al 1629, e non passò inosservata. Stupiti dal suo talento, i poeti la cantarono come un miracolo della natura. Fu proprio allora che l’artista ottenne una delle sue commissioni più prestigiose: l’esecuzione per Filippo IV di Spagna del dipinto con la storia di Ercole e Onfale, destinato all’Alcàzar di Madrid. La Maddalena in estasi aveva già visto la luce: gli esperti concordano nel collocarla nella prima metà degli anni Venti, quando Artemisia viveva nella capitale pontificia e lavorava per principi e cardinali. Tuttavia l’opera mostra una speciale consonanza con le idee diffuse negli ambienti artistici veneziani, che Artemisia frequentò entrando in contatto con i più illustri letterati dell’epoca: Maddalena è una di quelle “donne esemplari”, come la Lucrezia del mito, che piacevano tanto ad artisti e committenti lagunari.
Contrariamente all’iconografia dominante, nel dipinto di Artemisia la “santa peccatrice” non è rappresentata nell’atto di fare penitenza, ma colta nell’istante del rapimento estatico, con la testa reclinata all’indietro e gli occhi socchiusi. Incurante dell’osservatore, la donna lascia cadere un lembo della camicia, mentre i boccoli dorati le incorniciano il volto e le spalle. La luce caravaggesca proveniente dal basso rende la scena intima e al contempo teatrale. Maddalena è evidentemente bella, l’espressione del viso e la posa tradiscono un’intensa sensualità: un’immagine coerente con la descrizione offerta da Gian Battista Marino, in contatto con i poeti veneziani, che la disegna splendida e voluttuosa pur non sottovalutandone la spiritualità. Nel caso di Artemisia, il fatto che una simile Maddalena fosse stata dipinta da una donna non fece che accrescerne il pregio e tuttora contribuisce al fascino della tela veneziana.
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