Dal 20 al 23 giugno la più antica rassegna al mondo dedicata ai rapporti tra cinema e arti visive
Tutto pronto per Asolo Art Film Festival
Jacqueline De Long, L’insurgée de l’art, 2019. Courtesy Asolo Art Film Festival
Samantha De Martin
05/06/2019
Treviso - La “belva”, dall’occhio freddo e indagatore. Così Eleonora Duse aveva definito nel 1916 il teatro, mentre affrontava il cinema come una moderna performer.
Alla celebre attrice e a quell’inquietudine scaturita dal cinematografo - macchina della verità o della menzogna, nato da un primitivo succedersi di fotogrammi, che affascinava e incuteva timore al tempo stesso - si ispira il titolo della 37esima edizione di Asolo Art Film Festival.
La kermesse, di cui ARTE.it è media partner, è pronta a prendere il via ad Asolo dal 20 al 23 giugno.
La cittadina veneta in provincia di Treviso si prepara ad accogliere la più antica rassegna al mondo dedicata ai rapporti tra il cinema e le arti visive con 500 film arrivati da 45 paesi del mondo, 50 opere in concorso, di cui 11 anteprime italiane, 3 anteprime internazionali e 16 anteprime mondiali che saranno presentate tra il teatro Duse, il Cortile del Teatro, la Sala Beltramini e la Sala della Ragione.
“Il cinematografo mi fa paura. Dall’inquietudine di Eleonora Duse (1916) alla post internet art (2019). Fascinazione dell’immagine in movimento” è il titolo scelto dal direttore artistico Cosimo Terlizzi. Un’allusione al sentimento controverso dell’attrice di teatro verso il cinema, quando, per la prima volta, si sperimentava il passaggio dal palco al set. Ma anche allo stordimento che lo spettatore contemporaneo vive nell’era della smaterializzazione dei dispositivi e dell’esperienza poliforme che va oltre l’ambiente della sala.
Il ricco programma fa il punto sullo stato dell’arte dell’immagine in movimento, indagandone i linguaggi e le sperimentazioni e rilanciando la relazione tra cinema e arte attraverso molteplici forme e contaminazioni, dall’internet art alla performance art, dalla video arte alla post-internet art, dai film sull’arte ai videoclip.
Numerosi anche gli eventi collaterali, tra conferenze, installazioni video, talk con registi e critici d’arte, DJ-set con artisti e performer.
Ad aprire ufficialmente l’Asolo Art Film Festival 2019 non poteva che essere l’inedita sonorizzazione dal vivo del film Cenere (1916, di Febo Mari), l’unico interpretato da Eleonora Duse. Saranno la voce di Fiorenza Menni (Premio Duse) e la musica di Luca Maria Baldini per la regia di Cosimo Terlizzi, a darci un’inedita versione del film, con il carteggio privato tra l’attrice e la figlia, da cui emerge tutto il sentimento provato durante la lavorazione del film.
Tra le opere in concorso presentate in anteprima mondiale c’è attesa per “Più de la vita” di Raffaella Rivi, dedicato al percorso artistico del pioniere della videoarte Michele Sambin, o per “Jacqueline De Jong, L’insurgée de l’art”, di François Lévy-Kuentz, dedicato all’artista franco-olandese e al suo dipingere sospeso tra erotismo, violenza e umorismo.
Vladimir Nepevny, uno dei più brillanti artisti dell’arte sovietica non ufficiale degli anni ’50 - ’60, protagonista, tra le anteprime internazionali, del film russo “Koulakov’s Supreme Ultimate”, incarna il desiderio di libertà totale superando l’ossessione di uno stato.
Le anteprime italiane offrono invece spazio ai ritratti dei giovani ballerini della Hungarian Dance Academy - che affrontano la separazione dalle loro famiglie e le loro aspettative - raccontati in “Three Dances” dell’ungherese Glόria Halász.
“Gli IndociIi” di Ana Shametaj guarda invece al lavoro fatto dal regista Cesare Ronconi e dall’artista Mariangela Gualtieri con un gruppo di 12 attori-performer, durante tre mesi di studio e vita comune per diventare un coro, un corpo unico e compatto in scena. I francesi Laurent Bochet & François Combin dirigono invece “Veilhan Venezia”, dedicato ad una esperienza senza precedenti. Si tratta di uno studio di registrazione progettato come una gigantesca scultura dall’artista Xavier Veilhan per la Biennale Arte di Venezia 2017 che ha coinvolto migliaia di visitatori nelle sessioni di registrazione di oltre 250 musicisti internazionali.
Strutturato in due sezioni - Film Sull’Arte (dedicati all’arte in tutte le sue forme) e Film d’Arte (opere audiovisive create con qualsiasi tecnologia usata come strumento d’espressione), oltre alla nuova Post Internet ART curata da Piero Deggiovanni - il Festival dedica uno spazio speciale ai giovani artisti provenienti da università e accademie d’arte.
La giornata conclusiva si terrà il 23 giugno, quando la giuria - composta da Silvia Calderoni, Philippe U.Del Drago, Helena Kritis, Roberto Pisoni, Virgilio Villoresi, - premierà le opere in concorso.
Leggi anche:
• 500 opere da tutto il mondo per Asolo Art Film Festival 2019
• Asolo Art Film Festival alla ricerca di artisti e talenti
Alla celebre attrice e a quell’inquietudine scaturita dal cinematografo - macchina della verità o della menzogna, nato da un primitivo succedersi di fotogrammi, che affascinava e incuteva timore al tempo stesso - si ispira il titolo della 37esima edizione di Asolo Art Film Festival.
La kermesse, di cui ARTE.it è media partner, è pronta a prendere il via ad Asolo dal 20 al 23 giugno.
La cittadina veneta in provincia di Treviso si prepara ad accogliere la più antica rassegna al mondo dedicata ai rapporti tra il cinema e le arti visive con 500 film arrivati da 45 paesi del mondo, 50 opere in concorso, di cui 11 anteprime italiane, 3 anteprime internazionali e 16 anteprime mondiali che saranno presentate tra il teatro Duse, il Cortile del Teatro, la Sala Beltramini e la Sala della Ragione.
“Il cinematografo mi fa paura. Dall’inquietudine di Eleonora Duse (1916) alla post internet art (2019). Fascinazione dell’immagine in movimento” è il titolo scelto dal direttore artistico Cosimo Terlizzi. Un’allusione al sentimento controverso dell’attrice di teatro verso il cinema, quando, per la prima volta, si sperimentava il passaggio dal palco al set. Ma anche allo stordimento che lo spettatore contemporaneo vive nell’era della smaterializzazione dei dispositivi e dell’esperienza poliforme che va oltre l’ambiente della sala.
Il ricco programma fa il punto sullo stato dell’arte dell’immagine in movimento, indagandone i linguaggi e le sperimentazioni e rilanciando la relazione tra cinema e arte attraverso molteplici forme e contaminazioni, dall’internet art alla performance art, dalla video arte alla post-internet art, dai film sull’arte ai videoclip.
Numerosi anche gli eventi collaterali, tra conferenze, installazioni video, talk con registi e critici d’arte, DJ-set con artisti e performer.
Ad aprire ufficialmente l’Asolo Art Film Festival 2019 non poteva che essere l’inedita sonorizzazione dal vivo del film Cenere (1916, di Febo Mari), l’unico interpretato da Eleonora Duse. Saranno la voce di Fiorenza Menni (Premio Duse) e la musica di Luca Maria Baldini per la regia di Cosimo Terlizzi, a darci un’inedita versione del film, con il carteggio privato tra l’attrice e la figlia, da cui emerge tutto il sentimento provato durante la lavorazione del film.
Tra le opere in concorso presentate in anteprima mondiale c’è attesa per “Più de la vita” di Raffaella Rivi, dedicato al percorso artistico del pioniere della videoarte Michele Sambin, o per “Jacqueline De Jong, L’insurgée de l’art”, di François Lévy-Kuentz, dedicato all’artista franco-olandese e al suo dipingere sospeso tra erotismo, violenza e umorismo.
Vladimir Nepevny, uno dei più brillanti artisti dell’arte sovietica non ufficiale degli anni ’50 - ’60, protagonista, tra le anteprime internazionali, del film russo “Koulakov’s Supreme Ultimate”, incarna il desiderio di libertà totale superando l’ossessione di uno stato.
Le anteprime italiane offrono invece spazio ai ritratti dei giovani ballerini della Hungarian Dance Academy - che affrontano la separazione dalle loro famiglie e le loro aspettative - raccontati in “Three Dances” dell’ungherese Glόria Halász.
“Gli IndociIi” di Ana Shametaj guarda invece al lavoro fatto dal regista Cesare Ronconi e dall’artista Mariangela Gualtieri con un gruppo di 12 attori-performer, durante tre mesi di studio e vita comune per diventare un coro, un corpo unico e compatto in scena. I francesi Laurent Bochet & François Combin dirigono invece “Veilhan Venezia”, dedicato ad una esperienza senza precedenti. Si tratta di uno studio di registrazione progettato come una gigantesca scultura dall’artista Xavier Veilhan per la Biennale Arte di Venezia 2017 che ha coinvolto migliaia di visitatori nelle sessioni di registrazione di oltre 250 musicisti internazionali.
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