A Treviso dal 4 aprile
Nell'ex carcere asburgico trova casa la collezione Benetton
Il cortile delle Gallerie delle Prigioni dopo il restauro. Courtesy of Imago Mundi
Samantha De Martin
05/04/2018
Treviso - Da antico carcere asburgico, luogo di chiusura e detenzione, a spazio votato all’arte nel cuore di Treviso.
Le Gallerie delle Prigioni, abbandonate da oltre mezzo secolo, sono la nuova casa di Imago Mundi, il sogno nomade di Luciano Benetton, un progetto “culturale, democratico e globale” di arte contemporanea, nato dieci anni fa, e che “guarda alle nuove frontiere dell’universo artistico in nome della convivenza tra diversità espressiva”.
Il nuovo spazio dedicato alle collezioni del fondatore del celebre brand - che racchiudono i lavori di oltre 25mila artisti provenienti da 150 paesi del mondo, tra nazioni, Stati e comunità native - è frutto di un recente restauro all’insegna della conservazione degli spazi e della memoria, ad opera dell’architetto Tobia Scarpa.
UN RICCO PROGRAMMA CULTURALE
Il programma culturale delle Gallerie è incentrato su una serie di incontri, proiezioni, seminari, mostre che presenteranno, accanto a una selezione di opere dalla collezione Imago Mundi, esposte a rotazione e con ingresso libero, progetti inediti di artisti affermati o di giovani emergenti. Una sorta di palcoscenico democratico dove l’esordiente convive con il noto.
A cucire i diversi percorsi, come una sorta di fil rouge, sarà il tema del viaggio inteso come strumento di conoscenza delle culture, ma anche di dialogo, ricerca, solidarietà.
La mostra Sahara: What is Written Will Remain, che inaugura il nuovo spazio, sarà il primo di una serie di appuntamenti con l’arte. Il percorso espositivo, a cura di Alexandra Etienne, Suzanna Petot, Nicolas Vamvoukli, fa luce sulla parola scritta e parlata, simbolo di memoria e identità, esplorandone i differenti usi attraverso la calligrafia, la tipografia, la letteratura. Superando la classica visione romantica del deserto, alcuni artisti della regione del Sahara - da Rachid Koraichi a Nadia Kaabi-Linke, da Zoulikha Bouabdellah ad Hadia Gana - rivelano le ampie possibilità creative influenzate dal linguaggio. Attraverso 700 opere provenienti dalle collezioni Imago Mundi di Libia, Mali, Niger, Algeria, l’arte contemporanea dialoga con manoscritti, mappe e documenti di viaggio. A corredo dell’esposizione, il documentario Tutto è scritto, realizzato da Marco Pavan nella leggendaria città di Timbuctù, in Mali.
IMAGO MUNDI: UNA COLLEZIONE CHE MIRA A UNIRE LE DIVERSITÀ
Imago Mundi è una raccolta di lavori commissionati da Benetton e riuniti nel corso dei suoi diversi viaggi nel mondo. Ogni artista ha realizzato un’opera in maniera del tutto libera, avendo come unica restrizione il formato, necessariamente di 10 centimetri di base e 12 di altezza, a comporre una sorta di originale geografia artistica.
La collezione, priva di ambizioni commerciali, mira ad unire le diversità in nome dell'esperienza artistica comune con l'obiettivo di catalogare opere, ispirazioni e idee, al fine di tramandare alle generazioni future la mappatura più ampia possibile della situazione delle culture umane all'inizio del terzo millennio.
Leggi anche:
• Imago Mundi: viaggio nell'arte africana
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Il nuovo spazio dedicato alle collezioni del fondatore del celebre brand - che racchiudono i lavori di oltre 25mila artisti provenienti da 150 paesi del mondo, tra nazioni, Stati e comunità native - è frutto di un recente restauro all’insegna della conservazione degli spazi e della memoria, ad opera dell’architetto Tobia Scarpa.
UN RICCO PROGRAMMA CULTURALE
Il programma culturale delle Gallerie è incentrato su una serie di incontri, proiezioni, seminari, mostre che presenteranno, accanto a una selezione di opere dalla collezione Imago Mundi, esposte a rotazione e con ingresso libero, progetti inediti di artisti affermati o di giovani emergenti. Una sorta di palcoscenico democratico dove l’esordiente convive con il noto.
A cucire i diversi percorsi, come una sorta di fil rouge, sarà il tema del viaggio inteso come strumento di conoscenza delle culture, ma anche di dialogo, ricerca, solidarietà.
La mostra Sahara: What is Written Will Remain, che inaugura il nuovo spazio, sarà il primo di una serie di appuntamenti con l’arte. Il percorso espositivo, a cura di Alexandra Etienne, Suzanna Petot, Nicolas Vamvoukli, fa luce sulla parola scritta e parlata, simbolo di memoria e identità, esplorandone i differenti usi attraverso la calligrafia, la tipografia, la letteratura. Superando la classica visione romantica del deserto, alcuni artisti della regione del Sahara - da Rachid Koraichi a Nadia Kaabi-Linke, da Zoulikha Bouabdellah ad Hadia Gana - rivelano le ampie possibilità creative influenzate dal linguaggio. Attraverso 700 opere provenienti dalle collezioni Imago Mundi di Libia, Mali, Niger, Algeria, l’arte contemporanea dialoga con manoscritti, mappe e documenti di viaggio. A corredo dell’esposizione, il documentario Tutto è scritto, realizzato da Marco Pavan nella leggendaria città di Timbuctù, in Mali.
IMAGO MUNDI: UNA COLLEZIONE CHE MIRA A UNIRE LE DIVERSITÀ
Imago Mundi è una raccolta di lavori commissionati da Benetton e riuniti nel corso dei suoi diversi viaggi nel mondo. Ogni artista ha realizzato un’opera in maniera del tutto libera, avendo come unica restrizione il formato, necessariamente di 10 centimetri di base e 12 di altezza, a comporre una sorta di originale geografia artistica.
La collezione, priva di ambizioni commerciali, mira ad unire le diversità in nome dell'esperienza artistica comune con l'obiettivo di catalogare opere, ispirazioni e idee, al fine di tramandare alle generazioni future la mappatura più ampia possibile della situazione delle culture umane all'inizio del terzo millennio.
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