Ultima tappa del viaggio tra le Basiliche papali a Roma
San Paolo fuori le mura, oltre il fuoco la testimonianza
Micol Forti
Francesca Grego e Paolo Mastazza
07/03/2016
Roma - Ultima tappa dell’itinerario che ARTE.it sta realizzando nella città eterna sulle orme del film San Pietro e le Basiliche papali a Roma 3D è la Basilica di San Paolo fuori le Mura. A condurci nella visita della Basilica romana ricostruita nell’Ottocento è la studiosa d’arte moderna e contemporanea Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e del Padiglione della Santa Sede che nel 2013 debuttò con un certo clamore alla Biennale d’Arte di Venezia.
“La basilica di San Paolo fuori le Mura, insieme alla grande basilica di San Pietro, è la testimonianza più forte e profonda del legame della Chiesa con coloro che hanno sacrificato la propria vita e segnato la storia della religione cattolica - racconta Micol Forti -".
San Paolo è delle quattro basiliche patriarcali di Roma, la più grande per dimensioni dopo San Pietro. L’Imperatore romano Costantino la fece edificare all’inizio del IV secolo sul luogo dove secondo la tradizione fu sepolto San Paolo, nei pressi dell’antico sepolcreto Ostiense.
La chiesa, sin dall’VIII secolo fu gestita da monaci benedettini e si trasformò nel corso del tempo in una sorta di piccolo borgo medievale fortificato che prese il nome di Giovannopoli sotto il pontificato di Giovanni VIII nel IX secolo.
“La basilica tardo antica ha vissuto due momenti fondamentali - continua Micol Forti - quello dell'edificazione, ma soprattutto quello dell’intervento del pontefice Leone I, il quale inaugurò una particolare tipologia di decorazione. Come un lungo nastro, dei clìpei - dei tondi - ospitavano i ritratti dei primi pontefici: da San Pietro, fondatore della Chiesa, fino a Innocenzo I, predecessore di Leone Magno. Una tradizione che prosegue ancora oggi”.
Durante i secoli la Basilica si arricchì di capolavori, fino al 1823 quando nell’edificio sacro si sviluppò il celebre incendio che in cinque ore distrusse secoli di storia. Dal rogo, si salvarono solo il transetto, l’abside e il chiostro.
“La notte tra il 15 e il 16 luglio del 1823 scoppiò a San Paolo un incendio devastante - rievoca la Forti - l'impatto fu tale, che si decise di non farne parola a papa Pio VII, allora gravemente malato, che in quella chiesa aveva trascorso i suoi anni giovanili. Si dovette attendere il conclave e la salita al soglio pontificio di Leone XII per dare un nuovo volto all'antichissima basilica”.
La ricostruzione fu voluta da papa Leone XII, eletto al soglio pontificio il 5 ottobre del 1823 che due anni più tardi si rivolse in un enciclica al mondo cristiano, chiedendo di contribuire con donazioni all’importante progetto. All’invito del Papa aderirono anche molti governanti dell’epoca tra cui il Re di Sardegna, il Re di Francia, il Re delle Due Sicilie e lo zar russo Nicola I.
Come le parole autografe di papa Leone XII del 1825 testimoniano, il progetto di ricostruzione doveva avvenire in modo che “niuna innovazione dovrà (..) introdursi nelle forme e proporzioni architettoniche, niuna negli ornamenti del risorgente edificio, se ciò non sia per escluderne alcuna piccola cosa che in tempi posteriori alla sua primitiva fondazione poté introdurvisi dal capriccio delle età seguenti”.
In questo senso “San Paolo fuori le mura - spiega Micol Forti - ci racconta con quanta audacia l’Ottocento interpretò l’antichità, facendo sì che una realizzazione ibrida fosse moderna, rappresentasse la visione contemporanea dell’antico, dunque una lettura moderna della classicità”.
“La basilica di San Paolo fuori le Mura, insieme alla grande basilica di San Pietro, è la testimonianza più forte e profonda del legame della Chiesa con coloro che hanno sacrificato la propria vita e segnato la storia della religione cattolica - racconta Micol Forti -".
San Paolo è delle quattro basiliche patriarcali di Roma, la più grande per dimensioni dopo San Pietro. L’Imperatore romano Costantino la fece edificare all’inizio del IV secolo sul luogo dove secondo la tradizione fu sepolto San Paolo, nei pressi dell’antico sepolcreto Ostiense.
La chiesa, sin dall’VIII secolo fu gestita da monaci benedettini e si trasformò nel corso del tempo in una sorta di piccolo borgo medievale fortificato che prese il nome di Giovannopoli sotto il pontificato di Giovanni VIII nel IX secolo.
“La basilica tardo antica ha vissuto due momenti fondamentali - continua Micol Forti - quello dell'edificazione, ma soprattutto quello dell’intervento del pontefice Leone I, il quale inaugurò una particolare tipologia di decorazione. Come un lungo nastro, dei clìpei - dei tondi - ospitavano i ritratti dei primi pontefici: da San Pietro, fondatore della Chiesa, fino a Innocenzo I, predecessore di Leone Magno. Una tradizione che prosegue ancora oggi”.
Durante i secoli la Basilica si arricchì di capolavori, fino al 1823 quando nell’edificio sacro si sviluppò il celebre incendio che in cinque ore distrusse secoli di storia. Dal rogo, si salvarono solo il transetto, l’abside e il chiostro.
“La notte tra il 15 e il 16 luglio del 1823 scoppiò a San Paolo un incendio devastante - rievoca la Forti - l'impatto fu tale, che si decise di non farne parola a papa Pio VII, allora gravemente malato, che in quella chiesa aveva trascorso i suoi anni giovanili. Si dovette attendere il conclave e la salita al soglio pontificio di Leone XII per dare un nuovo volto all'antichissima basilica”.
La ricostruzione fu voluta da papa Leone XII, eletto al soglio pontificio il 5 ottobre del 1823 che due anni più tardi si rivolse in un enciclica al mondo cristiano, chiedendo di contribuire con donazioni all’importante progetto. All’invito del Papa aderirono anche molti governanti dell’epoca tra cui il Re di Sardegna, il Re di Francia, il Re delle Due Sicilie e lo zar russo Nicola I.
Come le parole autografe di papa Leone XII del 1825 testimoniano, il progetto di ricostruzione doveva avvenire in modo che “niuna innovazione dovrà (..) introdursi nelle forme e proporzioni architettoniche, niuna negli ornamenti del risorgente edificio, se ciò non sia per escluderne alcuna piccola cosa che in tempi posteriori alla sua primitiva fondazione poté introdurvisi dal capriccio delle età seguenti”.
In questo senso “San Paolo fuori le mura - spiega Micol Forti - ci racconta con quanta audacia l’Ottocento interpretò l’antichità, facendo sì che una realizzazione ibrida fosse moderna, rappresentasse la visione contemporanea dell’antico, dunque una lettura moderna della classicità”.
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