Da riscoprire a Roma, in Santa Maria della Vittoria
Estasi Barocca. Restaurata la Cappella Cornaro, capolavoro di Bernini
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa d'Avila, 1653. Cappella Cornaro, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Francesca Grego
21/10/2021
Roma - Gian Lorenzo Bernini la definì la sua “men cattiva opera”, per noi è uno dei gioielli più splendenti del Barocco e dell’arte di ogni tempo. Non la pensavano diversamente gli abitanti della Roma seicentesca, dove il teatro orchestrato dallo scultore in Santa Maria della Vittoria provocò grandissima meraviglia. Ma siamo sicuri che l’immagine dell’Estasi di Santa Teresa d’Avila che abbiamo in mente sia la stessa che lasciò a bocca aperta i contemporanei di Bernini? Forse no, a giudicare dai risultati dei lavori di restauro presentati oggi e che, come non era mai accaduto prima, hanno coinvolto la Cappella Cornaro in ogni sua parte, restituendole finalmente l’aspetto originario. Marmi di ogni colore, pitture, ori e stucchi candidi gareggiano per catturare lo sguardo e infine fondersi in un’opera totale. Al centro, le statue dell’Angelo e della Santa che la freccia dell’amore divino scuote in un brivido sensuale, prima dell’ascesa in un paradiso pastello dove tutto è dolce e leggero. “Se non avessi creato il cielo, lo creerei soltanto per te”, recita in latino un cartiglio che spicca sull’arcone dorato, ricordando le parole udite da Teresa in una delle sue esperienze mistiche.
Gian Lorenzo Bernini, Cappella Cornaro, 1653. Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Che cosa mancava finora alla nostra immagine del capolavoro di Bernini? La luce, che grazie all’intervento condotto dagli specialisti della Soprintendenza Speciale di Roma è di nuovo libera di fluire su ogni superficie, dando vita agli effetti previsti dal regista del Barocco. Uno degli elementi più innovativi della Cappella Cornaro è infatti la presenza di una vera e propria “camera della luce”, che dall’alto convoglia all’interno i raggi solari “scaldandoli” grazie al passaggio attraverso un filtro di vetro giallo e ambra. La vetrata originale fu sostituita nel 1915, ma il ritrovamento durante i lavori della cornice seicentesca e di alcuni frammenti di vetro antico ha confermato agli studiosi che i colori scelti da Bernini erano quasi identici a quelli attuali.
Gian Lorenzo Bernini, Cappella Cornaro (dettaglio), 1653. Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
A rendere particolarmente complesso il restauro della cappella è stata soprattutto la varietà dei materiali usati dal maestro, in un esempio altissimo dell’arte barocca del “bel composto”, ovvero la fusione perfetta di architettura, scultura, pittura e decorazione in un insieme altamente scenografico. Del tutto originale apparve poi la scelta di porre al centro, a mo' di pala d'altare, un gruppo scultoreo invece che un dipinto, una novità che in seguito fu molto imitata.
Bernini progettò tutto questo da solo, per poi realizzarlo insieme a una squadra di collaboratori fidati: gli affreschi eterei dell’Empireo, con la spettacolare nuvola a tre dimensioni, furono dipinti da Guidobaldo Abbatini, aiutante del maestro nella Basilica vaticana, in Sant’Agostino e a San Pietro in Montorio, mentre i bassorilievi con gli episodi della vita di Teresa, poco più in basso, furono affidati da Marc’Antonio Inverno, già attivo alla Fontana dei Quattro Fiumi, e gli angeli di stucco bianco dell’arcone furono opera di Giacomo Antonio Fancelli (esecutore della statua del Nilo in piazza Navona) e Baldassarre Mari, che aveva lavorato con Bernini nella navata di San Pietro.
Gian Lorenzo Bernini, Cappella Cornaro (dettaglio), 1653. Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Oltre a restituire piena leggibilità al capolavoro della Cappella Cornaro in ogni sua parte, a cancellare i segni del tempo e le ultime tracce dell’incendio che nel lontano 1833 divampò in Santa Maria della Vittoria, il restauro e le indagini realizzate in questa occasione hanno fornito agli esperti preziose informazioni sulla storia dell’opera, sul lavoro del maestro e dei suoi collaboratori. Apprendiamo così, per esempio, che l’intero affresco dell’Empireo fu realizzato in 17 giornate di lavoro.
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa d'Avila (dettaglio), 1653. Cappella Cornaro, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Tra i più alti risultati creativi del Bernini, la cappella sfoggia un programma estetico e simbolico complesso costruito intorno all’esperienza mistica di Teresa d’Avila, canonizzata nel 1622, solo 31 anni prima che l’opera fosse completata. Oggi come nel Seicento, ai lati della scena centrale le effigi in marmo dei membri della famiglia Cornaro si affacciano come dai palchi di un teatro per assistere l’estasi della Santa. Una soddisfazione ancor più grande nella Roma di Innocenzo X, dove artista e committente erano accomunati da un difficile rapporto con il papa: se alla morte del suo mecenate Urbano VIII Bernini era stato escluso dalle committenze pontificie, il cardinale veneziano Federico Cornaro non era ben visto in Vaticano a causa dei vivaci contrasti in atto tra la Serenissima e lo Stato della Chiesa.
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa d'Avila, 1653. Cappella Cornaro, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Gian Lorenzo Bernini, Cappella Cornaro, 1653. Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Che cosa mancava finora alla nostra immagine del capolavoro di Bernini? La luce, che grazie all’intervento condotto dagli specialisti della Soprintendenza Speciale di Roma è di nuovo libera di fluire su ogni superficie, dando vita agli effetti previsti dal regista del Barocco. Uno degli elementi più innovativi della Cappella Cornaro è infatti la presenza di una vera e propria “camera della luce”, che dall’alto convoglia all’interno i raggi solari “scaldandoli” grazie al passaggio attraverso un filtro di vetro giallo e ambra. La vetrata originale fu sostituita nel 1915, ma il ritrovamento durante i lavori della cornice seicentesca e di alcuni frammenti di vetro antico ha confermato agli studiosi che i colori scelti da Bernini erano quasi identici a quelli attuali.
Gian Lorenzo Bernini, Cappella Cornaro (dettaglio), 1653. Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
A rendere particolarmente complesso il restauro della cappella è stata soprattutto la varietà dei materiali usati dal maestro, in un esempio altissimo dell’arte barocca del “bel composto”, ovvero la fusione perfetta di architettura, scultura, pittura e decorazione in un insieme altamente scenografico. Del tutto originale apparve poi la scelta di porre al centro, a mo' di pala d'altare, un gruppo scultoreo invece che un dipinto, una novità che in seguito fu molto imitata.
Bernini progettò tutto questo da solo, per poi realizzarlo insieme a una squadra di collaboratori fidati: gli affreschi eterei dell’Empireo, con la spettacolare nuvola a tre dimensioni, furono dipinti da Guidobaldo Abbatini, aiutante del maestro nella Basilica vaticana, in Sant’Agostino e a San Pietro in Montorio, mentre i bassorilievi con gli episodi della vita di Teresa, poco più in basso, furono affidati da Marc’Antonio Inverno, già attivo alla Fontana dei Quattro Fiumi, e gli angeli di stucco bianco dell’arcone furono opera di Giacomo Antonio Fancelli (esecutore della statua del Nilo in piazza Navona) e Baldassarre Mari, che aveva lavorato con Bernini nella navata di San Pietro.
Gian Lorenzo Bernini, Cappella Cornaro (dettaglio), 1653. Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Oltre a restituire piena leggibilità al capolavoro della Cappella Cornaro in ogni sua parte, a cancellare i segni del tempo e le ultime tracce dell’incendio che nel lontano 1833 divampò in Santa Maria della Vittoria, il restauro e le indagini realizzate in questa occasione hanno fornito agli esperti preziose informazioni sulla storia dell’opera, sul lavoro del maestro e dei suoi collaboratori. Apprendiamo così, per esempio, che l’intero affresco dell’Empireo fu realizzato in 17 giornate di lavoro.
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa d'Avila (dettaglio), 1653. Cappella Cornaro, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
Tra i più alti risultati creativi del Bernini, la cappella sfoggia un programma estetico e simbolico complesso costruito intorno all’esperienza mistica di Teresa d’Avila, canonizzata nel 1622, solo 31 anni prima che l’opera fosse completata. Oggi come nel Seicento, ai lati della scena centrale le effigi in marmo dei membri della famiglia Cornaro si affacciano come dai palchi di un teatro per assistere l’estasi della Santa. Una soddisfazione ancor più grande nella Roma di Innocenzo X, dove artista e committente erano accomunati da un difficile rapporto con il papa: se alla morte del suo mecenate Urbano VIII Bernini era stato escluso dalle committenze pontificie, il cardinale veneziano Federico Cornaro non era ben visto in Vaticano a causa dei vivaci contrasti in atto tra la Serenissima e lo Stato della Chiesa.
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di Santa Teresa d'Avila, 1653. Cappella Cornaro, Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma I Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
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