Fino al 6 maggio al MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
A Roma una mostra riscopre Gino Galli, il futurista "maledetto"
Gino Galli, Ritratto di Gigliola Galli, 1922-23, Olio su tela, 79 x 178 cm, Collezione privata, Roma | Foto: © Giorgio Benni
Samantha De Martin
09/03/2023
Roma - Ai più (ma non a tanti) è noto come l’allievo prediletto di Giacomo Balla.
Ma Gino Galli, che nella dimora-studio ai Parioli del pittore piemontese era di casa sin da quando aveva 17 anni, fu anche precettore di Luce, mentre sua madre era amica della suocera del maestro futurista.
Lo si incontra ragazzo in alcune foto d’epoca in un momento di relax, mentre Balla suona la chitarra. E sempre di Galli sarebbe la mano che aiutò il maestro a dipingere il grande polittico di Villa Borghese. D’altro canto Giacomo nutriva una grande stima per il suo pupillo. In una cartolina del 1912 indirizzata all’allievo, e nella quale aveva dipinto una delle sue compenetrazioni iridescenti, il pittore raccomandava: “Ecco Gino, un tipo di iride. Guardiamo di perfezionarlo e renderlo ancora migliore di fusione”.
Gino Galli, Riposo, 1918-19, Olio su tela, 80 x 65 cm, Roma, Collezione privata | Foto: © Simon D’Exéa
Ma al di là della vicinanza di Balla, Galli fu uno degli esponenti storici del Futurismo già dal 1914, autore e firmatario di importanti testi teorici, condirettore della rivista «Roma Futurista» (insieme a Balla, Giuseppe Bottai e Enrico Rocca) e protagonista, nel 1919 e nel 1921, di due mostre personali presso la Casa d’arte Bragaglia di Roma, una delle più importanti gallerie dell’epoca.
Eppure, nonostante questa folgorante parentesi artistica, nel 1922 il pittore scomparve dai radar degli studiosi e fu a lungo dimenticato. In questo mistero storico lungo quasi un secolo, corroborato da una biografia limitata a poche righe, e talvolta errata, a partire dalla data di morte (quasi ovunque posticipata di dieci anni) fa breccia la curiosità del giornalista e curatore Edoardo Sassi, impegnato da molti anni in una ricerca sviluppatasi di recente con ritmi intensi assieme a Giulia Tutino, co-curatrice del percorso Gino Galli (1893-1944). La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine che si avvale del coordinamento scientifico di Ilaria Schiaffini.
Gino Galli, Ritratto di Velia, prima metà anni Venti, Olio su tavola, 39 x 49 cm, Collezione privata, Roma | Foto: © Simon D’Exéa
Allestita dal 10 marzo al 6 maggio presso il MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma questa interessante mostra, che ha il fascino, come spiegano i curatori stessi “di una ricerca mai finita”, apre nuovi e inaspettati scenari sulla vita di un artista solitario, omosessuale, curioso di occultismo, dalla vita tormentata e il carattere difficile (pare facesse uso di morfina), quasi del tutto ignoto anche alla storiografia sul Futurismo.
La scoperta dell’iscrizione di Galli nei registri dell’Ovra (il complesso dei servizi segreti di polizia politica durante il fascismo) e i rapporti documentati con la capo-rete Bice Pupeschi potrebbero aver contribuito all’inabissamento di Galli dalla vita pubblica. A proposito di Bice, conosciamo il volto della donna (a quanto pare un personaggio di rara perfidia) grazie al ritratto in mostra, l’unico esistente, accanto a una cartolina. Il volto di questa spia che voleva fare la soubrette e che gestiva a Roma due case chiuse viene reso da Galli attraverso un monocromo caratterizzato da una luce che accresce l’ambiguità della figura.
Gino Galli, Senza titolo (Le fasi della vita), primi anni Venti, Olio su tela, 138 x 121 cm, Collezione privata, Roma | Foto: © Simon D’Exéa
Ma veniamo all’arte di Galli, che dalla mostra emerge potente, dagli esordi prefuturisti agli anni Quaranta del Novecento.
Tra i 50 lavori esposti - provenienti da collezioni private ad eccezione di tre opere (una dalla Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea e due dalla Fondazione Brescia Musei) - moltissimi sono gli inediti successivi all’adesione di Galli al movimento di Marinetti, quando, negli anni Venti, il pittore romano vira verso un ritorno all’ordine. A questo periodo risalgono le nature morte e i ritratti con evidenti richiami al clima di “realismo magico”, spesso intrisi di echi matissiani, cui seguiranno, negli anni Quaranta, una serie di paesaggi con rovine caratterizzati da una calda luce pomeridiana.
L’influenza di Balla è forte nei primi ritratti come il Ritratto della madre, in quello di Duilio Galli e della moglie Silvia.
Tuttavia a sorprendere in questo viaggio sulle tracce dell’artista (l’esposizione promossa da Sapienza Università di Roma è in assoluto la prima dedicata a Galli a oltre un secolo dalle due personali alla Casa d’Arte Bragaglia e a quasi ottanta anni dalla morte) sono i quadri di soggetto erotico, eccezionalmente di grandi dimensioni (cosa insolita nella storia dell’arte).
Gino Galli, Nudo di uomo (autoerotismo), 1920-21, Olio su tavola, 128 x 102 cm, Collezione privata, Roma
Autoerotismo (uomo) del 1920-21 da collezione privata è un vero unicum, una sorta di "quadro dello scandalo", per la prima volta in mostra, sulle cui tracce Sassi racconta di essersi trovato (e questo vale per molti dei quadri in mostra) in modo un po’ rocambolesco. Per via del suo soggetto - un giovane in camicia nera in un esplicito gesto di autoerotismo - l’olio su tavola era stato letteralmente murato in una cantina. Intorno a questo quadro ruota anche un piccolo aneddoto.
“Quando Elica Balla lo vide - racconta Sassi - propose ai proprietari di nascondere le nudità con un intervento pittorico alla maniera del "braghettone" Daniele da Volterra”. Ma per fortuna il peggio è stato scongiurato e il quadro grandeggia in mostra con la sua straordinaria carica erotica.
Accanto a lui un intenso Autoerotismo (donna) e un Nudo di uomo realizzato dieci anni più tardi.
Alcune vetrine svelano documenti originali, come una fotografia di Luce Balla ritratta da Gino Galli. E ancora la prima pagina di “Cronache d’attualità” e di “Roma futurista”, un biglietto autografo di Marinetti a Gino Galli e una fotografia del pittore assieme alla famiglia Balla.
Un viaggio avvincente, insomma, che pone esperti, studiosi o semplici appassionati di fronte all'inattesa riscoperta di un artista poco conosciuto.
Il catalogo, a cura di Edoardo Sassi e Giulia Tulino, con un'introduzione di Ilaria Schiaffini, una prefazione di Claudia Salaris e diversi contributi critici, è edito da De Luca Edizione d’arte.
Biglietto autografo di F.T. Marinetti a Gino Galli, 9 gennaio 1933, Collezione privata, Roma
La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19. L’accesso al museo è dalle scale laterali della terrazza del Palazzo del Rettorato presso la Città universitaria.
Leggi anche:
• Trent'anni di Futurismo si raccontano a Lecco
Ma Gino Galli, che nella dimora-studio ai Parioli del pittore piemontese era di casa sin da quando aveva 17 anni, fu anche precettore di Luce, mentre sua madre era amica della suocera del maestro futurista.
Lo si incontra ragazzo in alcune foto d’epoca in un momento di relax, mentre Balla suona la chitarra. E sempre di Galli sarebbe la mano che aiutò il maestro a dipingere il grande polittico di Villa Borghese. D’altro canto Giacomo nutriva una grande stima per il suo pupillo. In una cartolina del 1912 indirizzata all’allievo, e nella quale aveva dipinto una delle sue compenetrazioni iridescenti, il pittore raccomandava: “Ecco Gino, un tipo di iride. Guardiamo di perfezionarlo e renderlo ancora migliore di fusione”.
Gino Galli, Riposo, 1918-19, Olio su tela, 80 x 65 cm, Roma, Collezione privata | Foto: © Simon D’Exéa
Ma al di là della vicinanza di Balla, Galli fu uno degli esponenti storici del Futurismo già dal 1914, autore e firmatario di importanti testi teorici, condirettore della rivista «Roma Futurista» (insieme a Balla, Giuseppe Bottai e Enrico Rocca) e protagonista, nel 1919 e nel 1921, di due mostre personali presso la Casa d’arte Bragaglia di Roma, una delle più importanti gallerie dell’epoca.
Eppure, nonostante questa folgorante parentesi artistica, nel 1922 il pittore scomparve dai radar degli studiosi e fu a lungo dimenticato. In questo mistero storico lungo quasi un secolo, corroborato da una biografia limitata a poche righe, e talvolta errata, a partire dalla data di morte (quasi ovunque posticipata di dieci anni) fa breccia la curiosità del giornalista e curatore Edoardo Sassi, impegnato da molti anni in una ricerca sviluppatasi di recente con ritmi intensi assieme a Giulia Tutino, co-curatrice del percorso Gino Galli (1893-1944). La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine che si avvale del coordinamento scientifico di Ilaria Schiaffini.
Gino Galli, Ritratto di Velia, prima metà anni Venti, Olio su tavola, 39 x 49 cm, Collezione privata, Roma | Foto: © Simon D’Exéa
Allestita dal 10 marzo al 6 maggio presso il MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma questa interessante mostra, che ha il fascino, come spiegano i curatori stessi “di una ricerca mai finita”, apre nuovi e inaspettati scenari sulla vita di un artista solitario, omosessuale, curioso di occultismo, dalla vita tormentata e il carattere difficile (pare facesse uso di morfina), quasi del tutto ignoto anche alla storiografia sul Futurismo.
La scoperta dell’iscrizione di Galli nei registri dell’Ovra (il complesso dei servizi segreti di polizia politica durante il fascismo) e i rapporti documentati con la capo-rete Bice Pupeschi potrebbero aver contribuito all’inabissamento di Galli dalla vita pubblica. A proposito di Bice, conosciamo il volto della donna (a quanto pare un personaggio di rara perfidia) grazie al ritratto in mostra, l’unico esistente, accanto a una cartolina. Il volto di questa spia che voleva fare la soubrette e che gestiva a Roma due case chiuse viene reso da Galli attraverso un monocromo caratterizzato da una luce che accresce l’ambiguità della figura.
Gino Galli, Senza titolo (Le fasi della vita), primi anni Venti, Olio su tela, 138 x 121 cm, Collezione privata, Roma | Foto: © Simon D’Exéa
Ma veniamo all’arte di Galli, che dalla mostra emerge potente, dagli esordi prefuturisti agli anni Quaranta del Novecento.
Tra i 50 lavori esposti - provenienti da collezioni private ad eccezione di tre opere (una dalla Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea e due dalla Fondazione Brescia Musei) - moltissimi sono gli inediti successivi all’adesione di Galli al movimento di Marinetti, quando, negli anni Venti, il pittore romano vira verso un ritorno all’ordine. A questo periodo risalgono le nature morte e i ritratti con evidenti richiami al clima di “realismo magico”, spesso intrisi di echi matissiani, cui seguiranno, negli anni Quaranta, una serie di paesaggi con rovine caratterizzati da una calda luce pomeridiana.
L’influenza di Balla è forte nei primi ritratti come il Ritratto della madre, in quello di Duilio Galli e della moglie Silvia.
Tuttavia a sorprendere in questo viaggio sulle tracce dell’artista (l’esposizione promossa da Sapienza Università di Roma è in assoluto la prima dedicata a Galli a oltre un secolo dalle due personali alla Casa d’Arte Bragaglia e a quasi ottanta anni dalla morte) sono i quadri di soggetto erotico, eccezionalmente di grandi dimensioni (cosa insolita nella storia dell’arte).
Gino Galli, Nudo di uomo (autoerotismo), 1920-21, Olio su tavola, 128 x 102 cm, Collezione privata, Roma
Autoerotismo (uomo) del 1920-21 da collezione privata è un vero unicum, una sorta di "quadro dello scandalo", per la prima volta in mostra, sulle cui tracce Sassi racconta di essersi trovato (e questo vale per molti dei quadri in mostra) in modo un po’ rocambolesco. Per via del suo soggetto - un giovane in camicia nera in un esplicito gesto di autoerotismo - l’olio su tavola era stato letteralmente murato in una cantina. Intorno a questo quadro ruota anche un piccolo aneddoto.
“Quando Elica Balla lo vide - racconta Sassi - propose ai proprietari di nascondere le nudità con un intervento pittorico alla maniera del "braghettone" Daniele da Volterra”. Ma per fortuna il peggio è stato scongiurato e il quadro grandeggia in mostra con la sua straordinaria carica erotica.
Accanto a lui un intenso Autoerotismo (donna) e un Nudo di uomo realizzato dieci anni più tardi.
Alcune vetrine svelano documenti originali, come una fotografia di Luce Balla ritratta da Gino Galli. E ancora la prima pagina di “Cronache d’attualità” e di “Roma futurista”, un biglietto autografo di Marinetti a Gino Galli e una fotografia del pittore assieme alla famiglia Balla.
Un viaggio avvincente, insomma, che pone esperti, studiosi o semplici appassionati di fronte all'inattesa riscoperta di un artista poco conosciuto.
Il catalogo, a cura di Edoardo Sassi e Giulia Tulino, con un'introduzione di Ilaria Schiaffini, una prefazione di Claudia Salaris e diversi contributi critici, è edito da De Luca Edizione d’arte.
Biglietto autografo di F.T. Marinetti a Gino Galli, 9 gennaio 1933, Collezione privata, Roma
La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19. L’accesso al museo è dalle scale laterali della terrazza del Palazzo del Rettorato presso la Città universitaria.
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