Due appuntamenti con l'artista ferrarese
Tra Pistoia e Torino, l'autunno è di Giovanni Boldini
Giovanni Boldini, Ritratto di Diego Martelli, 1865, Olio su tela
Samantha De Martin
27/07/2017
Pistoia - È la mano di un Boldini giovane, venticinquenne, quella che sbuca dal ciclo di pitture murali a tempera, realizzate presso La Falconiera, la villa dell'allora mecenate inglese Isabella Falconer. Questa preziosa serie, della quale dopo l'esecuzione, nel 1868, si perse subito la memoria e che costituisce un unicum in Europa - specie della corrente macchiaiola, alla quale il Boldini aderì, in modo personalissimo, prima del suo trasferimento in quell'amata giostra di luci, sale da ballo e boulevard che era Parigi - sarà al centro di un'importante mostra a Pistoia, presso i Musei dell'Antico Palazzo dei Vescovi.
È in questo edificio, infatti, che si trova oggi custodito il ciclo di pitture murali di quello che di lì a poco sarebbe diventato uno dei maggiori ritrattisti internazionali, peintre italien de Paris, icona indiscussa della Belle Époque.
La mostra in programma dal 9 settembre al 6 gennaio a Pistoia riaccende l'attenzione sullo straordinario momento creativo dell'artista ferrarese, quando, nel pieno della giovinezza, muovendosi tra Pistoia, Firenze e Castiglioncello, intesseva importanti relazioni professionali e di amicizia, che avrebbero contribuito ad accelerarne l'ascesa artistica.
L'esposizione sarà anche lo spunto per nuove riflessioni sulle origini della misteriosa signora Falconer, sul suo ruolo di mecenate e sull'influenza che la stessa ebbe nelle scelte iconografiche del ciclo pittorico dell'irrequieto artista.
Era stata Emilia Cardona Boldini, giovane vedova nonché prima biografa del maestro, a riscoprire il ciclo di pitture murali, quando, alla fine degli anni Trenta, intraprese la ricerca del lavoro giovanile del marito, che lo aveva visto impegnato in una città della quale la donna non ricordava il nome. Fu proprio nell'antica sala di Villa La Falconiera, divenuta, negli anni, una rimessa di attrezzi agricoli che, dopo un'ispezione, la Cardona si accorse di qualcosa di prezioso. Decise così di acquistare la proprietà nel 1938, e vi trasferì da Parigi tutti gli oggetti appartenuti all'artista, stabilendovi la propria dimora.
La graduale conoscenza di questo importante ciclo pittorico è tuttavia avvenuta solo dopo il distacco dai muri della villa, nel 1974, dopo il restauro e la collocazione nel Palazzo dei Vescovi a Pistoia.
In quella che si preannuncia una mostra affascinante proprio perché restituisce una fase non troppo nota dell'artista, saranno esposti, accanto al ciclo di pitture murali, anche sedici capolavori del periodo macchiaiolo di Boldini, realizzati durante gli anni toscani, tra il 1864 e il 1871 e provenienti da collezioni private e da musei.
Da La marina - che ha una trasposizione a tempera in una scena nel ciclo della Falconiera - ai ritratti di Telemaco Signorini e di Cristiano Banti, dal Giovane paggio che gioca con un levriero - innovativo, per posa e colori - al superbo ritratto del Generale Spagnolo - eseguito durante l’inverno trascorso in Costa Azzurra con la signora Falconer - l'elenco è ricco.
L’esposizione, voluta dalla banca del Gruppo Intesa Sanpaolo come evento culturale di spicco tra quelli attivati nel corso del 2017, è stata curata da Francesca Dini con la collaborazione di Andrea Baldinotti e Vincenzo Farinella.
È invece un Boldini più maturo quello degli abiti fruscianti, dei salotti e delle sontuose stoffe, quello protagonista della mostra alla Reggia di Venaria, dal 29 luglio al 28 gennaio. Oltre cento opere realizzate dall'estro di un maestro che più di ogni altro ha saputo tradurre in colore le atmosfere rarefatte di un'epoca straordinaria, cattureranno il pubblico con il loro universo intriso di bellezza.
A Torino, il maestro italo-francese - che ha svelato con delicata armonia l'anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell'epoca, che lo stesso definisce “fragili icone” - sarà al centro di quattro sezioni tematiche che spiegano la sua intensa parabola artistica, accanto a 26 opere di artisti a lui contemporanei, da Cristiano Banti a Giuseppe De Nittis, da Telemaco Signorini a Ettore Tito.
La tenda rossa, Signora che legge, Ritratto di signora in bianco con guanti e ventaglio sono solo alcune anticipazioni delle opere in mostra provenienti da musei internazionali, gallerie e collezioni private, dal Musée des Beaux-Arts di Tours al Museo nazionale di Capodimonte.
L'artista che seppe cucire nei suoi ritratti le qualità morali del soggetto con l'acuta indagine psicologica, il pittore che tentò di cogliere nelle sue opere, l'attimo fuggente carico di intensità e joie de vivre, sfiora le corde del cuore, facendole vibrare con la disinvolta bellezza delle sue donne, dei salotti e con la frizzante frenesia di un'epoca.
Leggi anche:
• A Roma Boldini e il fascino della Belle Époque
• La Belle Époque di Boldini all'Hermitage
• I capolavori di Giovanni Boldini in mostra alla GAMManzoni
È in questo edificio, infatti, che si trova oggi custodito il ciclo di pitture murali di quello che di lì a poco sarebbe diventato uno dei maggiori ritrattisti internazionali, peintre italien de Paris, icona indiscussa della Belle Époque.
La mostra in programma dal 9 settembre al 6 gennaio a Pistoia riaccende l'attenzione sullo straordinario momento creativo dell'artista ferrarese, quando, nel pieno della giovinezza, muovendosi tra Pistoia, Firenze e Castiglioncello, intesseva importanti relazioni professionali e di amicizia, che avrebbero contribuito ad accelerarne l'ascesa artistica.
L'esposizione sarà anche lo spunto per nuove riflessioni sulle origini della misteriosa signora Falconer, sul suo ruolo di mecenate e sull'influenza che la stessa ebbe nelle scelte iconografiche del ciclo pittorico dell'irrequieto artista.
Era stata Emilia Cardona Boldini, giovane vedova nonché prima biografa del maestro, a riscoprire il ciclo di pitture murali, quando, alla fine degli anni Trenta, intraprese la ricerca del lavoro giovanile del marito, che lo aveva visto impegnato in una città della quale la donna non ricordava il nome. Fu proprio nell'antica sala di Villa La Falconiera, divenuta, negli anni, una rimessa di attrezzi agricoli che, dopo un'ispezione, la Cardona si accorse di qualcosa di prezioso. Decise così di acquistare la proprietà nel 1938, e vi trasferì da Parigi tutti gli oggetti appartenuti all'artista, stabilendovi la propria dimora.
La graduale conoscenza di questo importante ciclo pittorico è tuttavia avvenuta solo dopo il distacco dai muri della villa, nel 1974, dopo il restauro e la collocazione nel Palazzo dei Vescovi a Pistoia.
In quella che si preannuncia una mostra affascinante proprio perché restituisce una fase non troppo nota dell'artista, saranno esposti, accanto al ciclo di pitture murali, anche sedici capolavori del periodo macchiaiolo di Boldini, realizzati durante gli anni toscani, tra il 1864 e il 1871 e provenienti da collezioni private e da musei.
Da La marina - che ha una trasposizione a tempera in una scena nel ciclo della Falconiera - ai ritratti di Telemaco Signorini e di Cristiano Banti, dal Giovane paggio che gioca con un levriero - innovativo, per posa e colori - al superbo ritratto del Generale Spagnolo - eseguito durante l’inverno trascorso in Costa Azzurra con la signora Falconer - l'elenco è ricco.
L’esposizione, voluta dalla banca del Gruppo Intesa Sanpaolo come evento culturale di spicco tra quelli attivati nel corso del 2017, è stata curata da Francesca Dini con la collaborazione di Andrea Baldinotti e Vincenzo Farinella.
È invece un Boldini più maturo quello degli abiti fruscianti, dei salotti e delle sontuose stoffe, quello protagonista della mostra alla Reggia di Venaria, dal 29 luglio al 28 gennaio. Oltre cento opere realizzate dall'estro di un maestro che più di ogni altro ha saputo tradurre in colore le atmosfere rarefatte di un'epoca straordinaria, cattureranno il pubblico con il loro universo intriso di bellezza.
A Torino, il maestro italo-francese - che ha svelato con delicata armonia l'anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell'epoca, che lo stesso definisce “fragili icone” - sarà al centro di quattro sezioni tematiche che spiegano la sua intensa parabola artistica, accanto a 26 opere di artisti a lui contemporanei, da Cristiano Banti a Giuseppe De Nittis, da Telemaco Signorini a Ettore Tito.
La tenda rossa, Signora che legge, Ritratto di signora in bianco con guanti e ventaglio sono solo alcune anticipazioni delle opere in mostra provenienti da musei internazionali, gallerie e collezioni private, dal Musée des Beaux-Arts di Tours al Museo nazionale di Capodimonte.
L'artista che seppe cucire nei suoi ritratti le qualità morali del soggetto con l'acuta indagine psicologica, il pittore che tentò di cogliere nelle sue opere, l'attimo fuggente carico di intensità e joie de vivre, sfiora le corde del cuore, facendole vibrare con la disinvolta bellezza delle sue donne, dei salotti e con la frizzante frenesia di un'epoca.
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