A Pisa dal 24 ottobre al 23 febbraio
La Grande onda di Hokusai in arrivo a Palazzo Blu
Katsushika Hokusai, La [grande] onda presso la costa di Kanagawa (Kanagawa oki namiura), dalla serie: Trentasei vedute del monte Fuji (Fugaku sanjūrokkei) © Museo d'Arte Orientale Edoardo Chiossone Genova
Samantha De Martin
15/10/2024
Pisa - La prima volta a Pisa dell’eclettico maestro del filone artistico ukiyoe, letteralmente tradotto “immagini del Mondo Fluttuante” - un genere di stampa artistica giapponese, impressa su carta con matrici di legno, nata e sviluppatasi durante il periodo Edo - si traduce in un percorso di oltre 200 opere che rapiscono lo sguardo tra ponti, templi cascate, libri illustrati e le celebri vedute del monte Fuji.
Accade grazie alla mostra intitolata semplicemente Hokusai, attesa a Palazzo Blu dal 24 ottobre al 23 febbraio, prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Blu e MondoMostre, con il contributo di Fondazione Pisa, a cura di Rossella Menegazzo.
Capolavori in prestito dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e dal Museo d’Arte Orientale di Venezia, oltre che da collezioni private italiane e giapponesi, ambiscono a valorizzare la ricchezza del lascito di Katsushika Hokusai evidente nei lavori dei tanti allievi che hanno continuato il suo stile, ma anche nell'evidente influenza che ha esercitato sull’arte europea di fine Ottocento, oltre che sugli artisti contemporanei che a lui si ispirano.
Il progetto espositivo affonda le sue radici nelle due più grandi collezioni italiane d’arte giapponese che dobbiamo a Edoardo Chiossone ed Enrico di Borbone Conte di Bardi, che con la loro profonda conoscenza del Giappone e l’appassionata opera di raccolta dei materiali hanno messo in piedi collezioni di alto valore, arrivate fino a oggi.
Oltre ai volumi illustrati, manga e manuali concepiti per insegnare a disegnare o da leggere e osservare per diletto, la mostra restituisce anche le opere in silografia e pittoriche degli allievi più vicini a Hokusai, come Hokkei, Gakutei, Hokuba, Ryūryūkyō, e le opere della figlia Oi che ha accompagnato il padre fino al termine della sua carriera, lavorando al suo fianco e raccogliendone il lascito artistico, interpretandolo secondo il proprio stile.
La prima sezione abbraccia la produzione più celebre e prolifica di Hokusai. Il pubblico è invitato a tuffarsi tra stampe con templi e architetture, ponti e cascate, libri illustrati (ehon) destinati al vasto mercato. Alla serie delle famose Trentasei vedute del monte Fuji (1830-32) è dedicata la seconda sezione che abbraccia anche i tre volumi dedicati alle Cento vedute del monte Fuji (1834-35, 1840 circa) e un album di epoca Meiji esposto per la prima volta e che riprende il lavoro sulle trentasei vedute di Hokusai. Non mancano i libri illustrati e i manuali che raccolgono tutti i personaggi e gli elementi che si ritrovano poi compiuti nelle colorate stampe di Hokusai. Si tratta di opere dalle quali i pittori europei dell’Ottocento hanno attinto a piene mani per ricreare pose e soggetti per le loro pitture.
Al genere erotico conosciuto come shunga, “immagini di primavera” - che circolava di nascosto sfuggendo alla censura con sobrie copertine che racchiudevano all’interno incontri amorosi d’ogni genere - appartiene invece il famoso Pivieri sulle onde (Nami chidori), uno degli album più raffinati di Hokusai. Ai surimono, biglietti e inviti di grande raffinatezza tecnica, concepiti per una committenza colta ed elitaria, è invece dedicata la sezione centrale della mostra, che include opere rare conservate in centinaia di esemplari presso il Museo Chiossone, mai esposte prima d'ora in modo compatto. Questa ampia serie di surimono consente di confrontare lo stile di Hokusai con quello dei suoi allievi, mettendo in luce l'originalità dei temi, delle tecniche e dei formati.
Caratterizzati da illustrazioni di grande eleganza, arricchite da pigmenti d'argento e oro, o dalla stampa ricavata a secco, da varianti di colore, i surimono includono testi e poesie calligrafate che esplicitano il loro scopo. A chiudere il percorso saranno alcuni rotoli dipinti a mano, tra le espressioni più alte dell'abilità e dell'eccentricità di Hokusai nel tratto.
Da questi preziosi contributi emerge il pensiero religioso e scaramantico dell’artista, con la presenza di animali leggendari e portafortuna come galli, draghi e tigri, oltre a immagini del sacro monte Fuji, al quale era devoto. Sfilano anche ritratti di poeti, divinità e belle donne, icone di bellezza ed eleganza, tutti temi che i suoi allievi e la figlia hanno in seguito sviluppato. Per sottolineare l’attualità dell’opera di Hokusai e il significato nel tempo, il percorso espositivo propone una selezione di opere dei più noti artisti contemporanei del pop giapponese come Yoshitomo Nara, conosciuto per le figure di bambine dai volti arrabbiati, che dedicò a Hokusai disegni e citazioni ironiche, o come il gruppo TeamLab, noto per il museo d'arte digitale immersiva a Tokyo, che crea installazioni interattive e video che traggono ispirazione dalla natura, dai paesaggi e dalle stagioni tipiche dell'arte classica, o l’artista italiano Simone Legno che sempre alla Grande Onda ha dedicato un’opera pittorica realizzata appositamente per la mostra.
Accade grazie alla mostra intitolata semplicemente Hokusai, attesa a Palazzo Blu dal 24 ottobre al 23 febbraio, prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Blu e MondoMostre, con il contributo di Fondazione Pisa, a cura di Rossella Menegazzo.
Capolavori in prestito dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e dal Museo d’Arte Orientale di Venezia, oltre che da collezioni private italiane e giapponesi, ambiscono a valorizzare la ricchezza del lascito di Katsushika Hokusai evidente nei lavori dei tanti allievi che hanno continuato il suo stile, ma anche nell'evidente influenza che ha esercitato sull’arte europea di fine Ottocento, oltre che sugli artisti contemporanei che a lui si ispirano.
Il progetto espositivo affonda le sue radici nelle due più grandi collezioni italiane d’arte giapponese che dobbiamo a Edoardo Chiossone ed Enrico di Borbone Conte di Bardi, che con la loro profonda conoscenza del Giappone e l’appassionata opera di raccolta dei materiali hanno messo in piedi collezioni di alto valore, arrivate fino a oggi.
Oltre ai volumi illustrati, manga e manuali concepiti per insegnare a disegnare o da leggere e osservare per diletto, la mostra restituisce anche le opere in silografia e pittoriche degli allievi più vicini a Hokusai, come Hokkei, Gakutei, Hokuba, Ryūryūkyō, e le opere della figlia Oi che ha accompagnato il padre fino al termine della sua carriera, lavorando al suo fianco e raccogliendone il lascito artistico, interpretandolo secondo il proprio stile.
La prima sezione abbraccia la produzione più celebre e prolifica di Hokusai. Il pubblico è invitato a tuffarsi tra stampe con templi e architetture, ponti e cascate, libri illustrati (ehon) destinati al vasto mercato. Alla serie delle famose Trentasei vedute del monte Fuji (1830-32) è dedicata la seconda sezione che abbraccia anche i tre volumi dedicati alle Cento vedute del monte Fuji (1834-35, 1840 circa) e un album di epoca Meiji esposto per la prima volta e che riprende il lavoro sulle trentasei vedute di Hokusai. Non mancano i libri illustrati e i manuali che raccolgono tutti i personaggi e gli elementi che si ritrovano poi compiuti nelle colorate stampe di Hokusai. Si tratta di opere dalle quali i pittori europei dell’Ottocento hanno attinto a piene mani per ricreare pose e soggetti per le loro pitture.
Al genere erotico conosciuto come shunga, “immagini di primavera” - che circolava di nascosto sfuggendo alla censura con sobrie copertine che racchiudevano all’interno incontri amorosi d’ogni genere - appartiene invece il famoso Pivieri sulle onde (Nami chidori), uno degli album più raffinati di Hokusai. Ai surimono, biglietti e inviti di grande raffinatezza tecnica, concepiti per una committenza colta ed elitaria, è invece dedicata la sezione centrale della mostra, che include opere rare conservate in centinaia di esemplari presso il Museo Chiossone, mai esposte prima d'ora in modo compatto. Questa ampia serie di surimono consente di confrontare lo stile di Hokusai con quello dei suoi allievi, mettendo in luce l'originalità dei temi, delle tecniche e dei formati.
Caratterizzati da illustrazioni di grande eleganza, arricchite da pigmenti d'argento e oro, o dalla stampa ricavata a secco, da varianti di colore, i surimono includono testi e poesie calligrafate che esplicitano il loro scopo. A chiudere il percorso saranno alcuni rotoli dipinti a mano, tra le espressioni più alte dell'abilità e dell'eccentricità di Hokusai nel tratto.
Da questi preziosi contributi emerge il pensiero religioso e scaramantico dell’artista, con la presenza di animali leggendari e portafortuna come galli, draghi e tigri, oltre a immagini del sacro monte Fuji, al quale era devoto. Sfilano anche ritratti di poeti, divinità e belle donne, icone di bellezza ed eleganza, tutti temi che i suoi allievi e la figlia hanno in seguito sviluppato. Per sottolineare l’attualità dell’opera di Hokusai e il significato nel tempo, il percorso espositivo propone una selezione di opere dei più noti artisti contemporanei del pop giapponese come Yoshitomo Nara, conosciuto per le figure di bambine dai volti arrabbiati, che dedicò a Hokusai disegni e citazioni ironiche, o come il gruppo TeamLab, noto per il museo d'arte digitale immersiva a Tokyo, che crea installazioni interattive e video che traggono ispirazione dalla natura, dai paesaggi e dalle stagioni tipiche dell'arte classica, o l’artista italiano Simone Legno che sempre alla Grande Onda ha dedicato un’opera pittorica realizzata appositamente per la mostra.
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