Nel Portico della Palestra Grande di Pompei fino al 5 agosto

Vanity: storie di gioielli tra la Grecia e Pompei

Vanity. Storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei. Courtesy Parco Archeologico di Pompei
 

Francesca Grego

14/05/2019

Napoli - Due grandi civiltà del mondo antico riunite nel nome della vanità e della bellezza: sono Pompei e la greca Delos, che nella Palestra Grande degli scavi vesuviani si raccontano attraverso raffinati tesori di arte orafa. Gemme, collane, fibule, orecchini, anelli, bracciali realizzati in un tripudio di forme e materiali testimoniano la straordinaria perizia degli artigiani lungo i secoli, ma anche l’ostentazione della ricchezza, la ricerca del piacere, i bagliori di un’illusione di felicità nelle società del Mediterraneo.

Vanity: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei nasce da un accordo di collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e l’Eforia delle Cicladi, che prevede programmi comuni di ricerca, promozione e ampliamento della conoscenza di due realtà archeologiche che in passato furono strettamente collegate. Se l’isola sacra di Delos ha avuto nell’antichità stretti legami con l’Italia e in particolare con la Campania, infatti, dal canto suo il territorio vesuviano ha visto svilupparsi un fecondo dialogo tra il mondo greco e quello romano.
 
Affinità e parallelismi che balzano all’occhio lungo tutto il percorso della mostra, curato dall’ex direttore del Parco di Pompei Massimo Osanna e dall’Eforo delle Cicladi Demetrios Athanasoulis. Dall’Età del Bronzo all’Ellenismo e alla civiltà romana, si viaggia nel tempo e nello spazio tra mirabili oggetti preziosi, eventi e curiosità.
Scopriamo le diverse fasi della storia delle Cicladi e di Delo, l’isola sacra ad Apollo e Artemide, sede di uno dei più frequentati santuari dell’antichità e della Lega Delio-Attica, che coagulò intorno ad Atene le città stato dell’Egeo. E come Pompei, Delo visse la sua epoca d’oro intorno al II secolo a.C., come indicano le magnifiche rovine presenti sull’isola e l’abbondanza di monili pregiati, indizi di una società in piena espansione.
 
Nella Palestra Grande allestita da Kois Associated Architects, i gioielli brillano all’interno di involucri scuri che evocano i materiali vulcanici e la tragica eruzione del Vesuvio, mentre gli affreschi pompeiani rivivono in rielaborazioni grafiche contemporanee.
Sapevate che i pendenti sono stati la prima forma di ornamento prezioso? E che a Delo esisteva un quartiere chiamato “Insula dei Gioielli”? Quali erano le pietre preferite dagli abitanti di Pompei? L’itinerario di Vanity risponde a queste e a molte altre domande.
Materiali come l’ambra e la pasta vitrea, lavorazioni raffinate come la filigrana, gioielli a forma di animali – tra cui esotici scarabei egizi – ci parlano di rituali di vita e di morte, tra poteri magici, interventi divini, corredi funerari e cure di bellezza.
 
“A conferma degli stretti legami tra le diverse aree del Mediterraneo, i gioielli provenienti da Delos e dalle altre Cicladi sono esposti accanto a gioielli coevi provenienti da Pompei e da altri siti rilevanti di area campana”, spiega Osanna. Nei siti vesuviani, continua il curatore, “la distruzione del 79 a.C. ha determinato la conservazione di uno straordinario assortimento di gioielli, eccezionale dal punto di vista quantitativo e ritenuto pressoché unico nel mondo antico. La mostra si estende in una delle aree più suggestive di Pompei, già da tempo destinata a diventare contenitore espositivo, una teca nella teca, all’interno di uno dei monumenti simbolo della città romana: il portico occidentale della Palestra Grande, chiuso appositamente per l’occasione”.
E per chi desidera approfondire l’argomento gioielli, all’Antiquarium del Parco Archeologico di Ercolano è aperta fino al 30 settembre la mostra SplendOri. Il lusso negli ornamenti di Ercolano, che racconta la vita nella città antica attraverso 100 oggetti preziosi restituiti dagli scavi.
 
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