Fino al 2 febbraio a Palazzo Reale
Picasso lo straniero, la grande mostra a Milano
Pablo Picasso (1881 - 1973), VALLAURIS - 1956 EXPOSITION, 19 giugno1956. Linogravure, 66 x 54,2 cm Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP3465 © Succession Picasso by SIAE 2024 Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Adrien Didierjean
Francesca Grego
23/09/2024
Milano - Un individuo sospetto, che “riceve lettere in lingua straniera”, “rincasa a tarda notte”, “non sa parlare francese”, “frequenta anarchici” e “dipinge donne mendicanti”. Il resoconto del commissario Rouquier, responsabile dell’ordine pubblico nel quartiere di Montmartre, non lascia dubbi: nella Parigi di inizio secolo Pablo Ruiz Picasso è un sorvegliato speciale. L’artista trascorrerà in Francia gran parte della sua esistenza - circa 60 anni - senza mai acquisire la cittadinanza. Perché? Qual è stato l’impatto della condizione di “straniero” sulla sua opera? Quali le sue reazioni all’ostilità del paese in cui vive? Parte di qui la grande mostra allestita a Palazzo Reale fino al 2 febbraio, per offrire al pubblico un punto di vista inatteso sul gigante del Novecento.
Curata da Annie Cohen-Solal, scrittrice e storica con un debole per il mondo dell’arte e per gli incroci di culture, con la curatela speciale della presidente del Musée National Picasso di Parigi Cécile Debray, Picasso lo straniero presenta oltre 90 opere dell’artista (tra cui 40 per la prima volta in Italia), nonché documenti, lettere e video selezionati dalle collezioni del Musée National Picasso, partner del progetto, del Palais de la Porte Dorée (Musée National de l’Histoire de l’Immigration) e della Collection Musée Magnelli - Musée de la céramique di Vallauris. Tra i pezzi più eloquenti figurano Le Sacré-Coeur (1909-10), la Lecture de la lettre del 1921 e Les Baigneurs: la femme aux bras écartés del 1956: opere diverse per stile, epoca e atmosfera, scelte per ripercorrere tappa dopo tappa una vicenda che ha dell’incredibile.
Pablo Picasso (1881-1973), Grande Baigneuse au livre, Parigi, 18 février 1937. Olio, pastello e carboncino su tela, 130 x 97,5 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP160 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
Basata su nuove ricerche, l’esposizione evidenzia la condizione di eterno straniero sperimentata da Picasso in un paese all’epoca tutt’altro che accogliente, ma soprattutto indaga su come il geniale pittore andaluso abbia plasmato la propria identità da questa scomoda posizione. “Per un individuo come Picasso, che proveniva da un mondo culturale diverso, l’incontro con situazioni di instabilità fu senza dubbio uno stimolo a cercare nuove strade, nuove nicchie, nuovi interlocutori”, ha spiegato la curatrice Annie Cohen-Solal, che ha approfondito la questione nel libro Picasso. Una vita da straniero, edito in Italia da Marsilio. “La carriera e l’opera di Picasso sono straordinarie testimonianze di come un individuo possa riuscire a emergere brillantemente da una situazione di emarginazione. Accanto all’artista mercuriale che ha esplorato e reinventato ogni genere ed estetica dell’arte, scopriamo un vero stratega che ha saputo navigare nelle correnti ostili della società francese fino al 1944”.
Picasso giunge per la prima volta a Parigi a 19 anni. La Francia celebra la propria potenza coloniale nell’Esposizione Universale del 1900, ma è sconvolta da tensioni interne e in preda a movimenti xenofobi, basti pensare all’Affaire Dreyfus. Stigmatizzato come straniero e supposto anarchico, ogni due anni Picasso è costretto a presentarsi alla Police des Etrangers fornendo le impronte digitali. Fin dall’inizio, la sua arte è lo specchio di questo senso di estraneità. C’è un quadro del 1900, Gruppo di catalani a Montmartre, in cui raffigura se stesso e i suoi amici, stranieri come lui, come dei criminali. «Si rappresenta come viene visto dai francesi, dalla polizia», racconta la curatrice: “È un quadro che non parla di lui, ma della xenofobia”.
Pablo Picasso (1881-1973), Homme à la pipe, [Parigi], [primavera 1914]. Olio e tessuto stampato incollato su tela. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP39 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
La diffidenza delle istituzioni artistiche è forse ancora peggiore. La potentissima - e poco lungimirante - Académie des Beaux-Arts emargina Picasso per decenni, dalla nascita del Cubismo fino alla soglia degli anni Cinquanta, bollandolo con il marchio maledetto di artista d’avanguardia. E se durante la Prima Guerra Mondiale il pittore è vittima indiretta della propaganda anti-tedesca - il suo gallerista, Daniel-Henry Kahnweiler, è nato in Germania - nel 1929 il Louvre rifiuterà la donazione di una pietra miliare del Modernismo come Les demoiselles d’Avignon. Mentre in America il giovane e perspicace direttore del MoMa Alfred Barr dedica a Picasso mostre e studi, acquisendone i quadri, fino al 1949 solo due opere dell’artista sono accolte nelle collezioni statali francesi.
Pablo Picasso, La lecture de la lettre, 1921, Olio su tela, 184 × 105 cm, Musée national Picasso-Paris | © Succession Picasso – Gestion droits d’auteur by SIAE 2023 | Foto:© RMN-Grand Palais / Mathieu Rabeau
Nel 1940, intanto, sperando di ottenere protezione da nazisti e franchisti, Picasso richiede la cittadinanza francese, ottenendo un rifiuto. Molti anni dopo sarà lui stesso, ormai all’apice della notorietà, a rifiutare orgogliosamente l’offerta, restando straniero fino alla morte nel paese in cui ha trascorso gran parte dei suoi giorni. Nel ‘55 l’artista lascerà definitivamente Parigi per vivere in Costa Azzurra, “tra ceramisti, fotografi, scultori e litografi, di fronte al Mediterraneo, in un’area di culture multiple alla quale era sempre appartenuto”, racconta Cohen-Solal. Picasso “sceglie la regione rispetto alla capitale, gli artigiani rispetto agli accademici, la provincia rispetto all’establishment parigino, e gestisce felicemente la sua fama ormai mondiale”.
“La scoperta della precarietà nascosta dell'artista e degli ostacoli lungo il suo percorso”, prosegue la curatrice, “non ci restituisce un'immagine brutale e poco conosciuta della xenofobia comune, del nostro contemporaneo, e di noi stessi? In tempi caotici come oggi, Picasso diventa un nostro contemporaneo: il suo esempio è una lezione d’ottimismo, un modello da seguire, una spinta all'impegno politico e artistico”.
Pablo Picasso, La Baie de Cannes, Cannes, 19 aprile 1958 - 9 giugno 1958. Olio su tela, 130 x 195 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP212 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
Leggi anche:
• Picasso poeta e straniero, una grande mostra in arrivo a Palazzo Te
• Un autunno con Picasso, da Mantova a Milano
Curata da Annie Cohen-Solal, scrittrice e storica con un debole per il mondo dell’arte e per gli incroci di culture, con la curatela speciale della presidente del Musée National Picasso di Parigi Cécile Debray, Picasso lo straniero presenta oltre 90 opere dell’artista (tra cui 40 per la prima volta in Italia), nonché documenti, lettere e video selezionati dalle collezioni del Musée National Picasso, partner del progetto, del Palais de la Porte Dorée (Musée National de l’Histoire de l’Immigration) e della Collection Musée Magnelli - Musée de la céramique di Vallauris. Tra i pezzi più eloquenti figurano Le Sacré-Coeur (1909-10), la Lecture de la lettre del 1921 e Les Baigneurs: la femme aux bras écartés del 1956: opere diverse per stile, epoca e atmosfera, scelte per ripercorrere tappa dopo tappa una vicenda che ha dell’incredibile.
Pablo Picasso (1881-1973), Grande Baigneuse au livre, Parigi, 18 février 1937. Olio, pastello e carboncino su tela, 130 x 97,5 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP160 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
Basata su nuove ricerche, l’esposizione evidenzia la condizione di eterno straniero sperimentata da Picasso in un paese all’epoca tutt’altro che accogliente, ma soprattutto indaga su come il geniale pittore andaluso abbia plasmato la propria identità da questa scomoda posizione. “Per un individuo come Picasso, che proveniva da un mondo culturale diverso, l’incontro con situazioni di instabilità fu senza dubbio uno stimolo a cercare nuove strade, nuove nicchie, nuovi interlocutori”, ha spiegato la curatrice Annie Cohen-Solal, che ha approfondito la questione nel libro Picasso. Una vita da straniero, edito in Italia da Marsilio. “La carriera e l’opera di Picasso sono straordinarie testimonianze di come un individuo possa riuscire a emergere brillantemente da una situazione di emarginazione. Accanto all’artista mercuriale che ha esplorato e reinventato ogni genere ed estetica dell’arte, scopriamo un vero stratega che ha saputo navigare nelle correnti ostili della società francese fino al 1944”.
Picasso giunge per la prima volta a Parigi a 19 anni. La Francia celebra la propria potenza coloniale nell’Esposizione Universale del 1900, ma è sconvolta da tensioni interne e in preda a movimenti xenofobi, basti pensare all’Affaire Dreyfus. Stigmatizzato come straniero e supposto anarchico, ogni due anni Picasso è costretto a presentarsi alla Police des Etrangers fornendo le impronte digitali. Fin dall’inizio, la sua arte è lo specchio di questo senso di estraneità. C’è un quadro del 1900, Gruppo di catalani a Montmartre, in cui raffigura se stesso e i suoi amici, stranieri come lui, come dei criminali. «Si rappresenta come viene visto dai francesi, dalla polizia», racconta la curatrice: “È un quadro che non parla di lui, ma della xenofobia”.
Pablo Picasso (1881-1973), Homme à la pipe, [Parigi], [primavera 1914]. Olio e tessuto stampato incollato su tela. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP39 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
La diffidenza delle istituzioni artistiche è forse ancora peggiore. La potentissima - e poco lungimirante - Académie des Beaux-Arts emargina Picasso per decenni, dalla nascita del Cubismo fino alla soglia degli anni Cinquanta, bollandolo con il marchio maledetto di artista d’avanguardia. E se durante la Prima Guerra Mondiale il pittore è vittima indiretta della propaganda anti-tedesca - il suo gallerista, Daniel-Henry Kahnweiler, è nato in Germania - nel 1929 il Louvre rifiuterà la donazione di una pietra miliare del Modernismo come Les demoiselles d’Avignon. Mentre in America il giovane e perspicace direttore del MoMa Alfred Barr dedica a Picasso mostre e studi, acquisendone i quadri, fino al 1949 solo due opere dell’artista sono accolte nelle collezioni statali francesi.
Pablo Picasso, La lecture de la lettre, 1921, Olio su tela, 184 × 105 cm, Musée national Picasso-Paris | © Succession Picasso – Gestion droits d’auteur by SIAE 2023 | Foto:© RMN-Grand Palais / Mathieu Rabeau
Nel 1940, intanto, sperando di ottenere protezione da nazisti e franchisti, Picasso richiede la cittadinanza francese, ottenendo un rifiuto. Molti anni dopo sarà lui stesso, ormai all’apice della notorietà, a rifiutare orgogliosamente l’offerta, restando straniero fino alla morte nel paese in cui ha trascorso gran parte dei suoi giorni. Nel ‘55 l’artista lascerà definitivamente Parigi per vivere in Costa Azzurra, “tra ceramisti, fotografi, scultori e litografi, di fronte al Mediterraneo, in un’area di culture multiple alla quale era sempre appartenuto”, racconta Cohen-Solal. Picasso “sceglie la regione rispetto alla capitale, gli artigiani rispetto agli accademici, la provincia rispetto all’establishment parigino, e gestisce felicemente la sua fama ormai mondiale”.
“La scoperta della precarietà nascosta dell'artista e degli ostacoli lungo il suo percorso”, prosegue la curatrice, “non ci restituisce un'immagine brutale e poco conosciuta della xenofobia comune, del nostro contemporaneo, e di noi stessi? In tempi caotici come oggi, Picasso diventa un nostro contemporaneo: il suo esempio è una lezione d’ottimismo, un modello da seguire, una spinta all'impegno politico e artistico”.
Pablo Picasso, La Baie de Cannes, Cannes, 19 aprile 1958 - 9 giugno 1958. Olio su tela, 130 x 195 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP212 © Succession Picasso by SIAE 2024. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau
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