A Milano dal 21 giugno
La libertà e l'impegno: Mario Dondero a Palazzo Reale
Mario Dondero, Ragazzi a Belfast, 1968
Francesca Grego
08/06/2023
Milano - “Volevo fare il marinaio, poi sono diventato fotografo”, ha confessato una volta Mario Dondero. Fedele a se stesso, il maestro milanese ha fatto del viaggio il leit motiv di una vita, girando il mondo con la macchina fotografica fino a tarda età. Tra le figure più originali del fotogiornalismo contemporaneo in Italia, Dondero ha documentato le realtà più disparate: l’Italia del dopoguerra e la Spagna di Franco, il Maggio francese e Berlino alla vigilia della caduta del Muro, gli scrittori del Nouveau Roman a Parigi, gli intellettuali del Bar Jamaica a Milano, i protagonisti del cinema e della musica, i grandi artisti del Novecento come Francis Bacon e Alberto Giacometti. E poi il Portogallo, Cuba, la Cambogia, il Brasile, la Russia, Kabul e infine l’Africa, che lo intrigava come nessun’altra terra.
Mario Dondero, Pastori nomadi del Sahara, Assamaka, Niger, 1966
Per la prima volta a Milano una grande mostra renderà omaggio a Dondero nell’Appartamento dei Principi a Palazzo Reale: una panoramica completa sulla sua lunga carriera, che inizia negli anni Cinquanta, quando, dopo essere stato un giovanissimo partigiano in Val d’Ossola, si accostava al mondo del reportage, fino al primo decennio del XXI secolo, passando per le collaborazioni con importanti testate italiane - L’Avanti, L’Unità, Milano Sera, Le Ore, Il manifesto, Diario - e francesi, come Le Monde, France Observateur, L’Express, L’Humanité Dimanche. Accanto agli scatti iconici, l’esposizione presenterà immagini inedite provenienti dall’archivio dell’autore, alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini, per esempio, e un’originale serie dedicata a Laura Betti.
Mario Dondero, Laura Betti attrice e cantante a Roma, 1963
A cura di Raffaella Perna e in programma dal 21 giugno al 6 settembre, Mario Dondero. La libertà e l’impegno si articola in dieci capitoli, uno per ogni stanza dell’Appartamento dei Principi: ogni sezione è concepita come una piccola mostra autonoma, in un viaggio attorno al globo attraverso la storia del Novecento sulle tracce del reporter. Lo troveremo così a indagare la realtà sociale della penisola iberica negli anni Cinquanta, e poi di nuovo a Malaga nel 2001, quando fotografò il ritratto tenuto nel palmo della mano da un combattente repubblicano in una fossa comune di Franco. O in Irlanda per le manifestazioni del ’68 e in Brasile, a documentare la vita dei bimbi delle favelas, in Algeria durante il conflitto con il Marocco, a Cuba nel perìodo especial, in Afghanistan nelle carceri e negli ospedali di Emergency.
Mario Dondero, L'uomo che voleva raggiungere la luna, Festa del Maggio, Accettura, Lucania
Dove accade qualcosa, Dondero c’è. E non solo quando si tratta di guerre, di politica o di questioni sociali. Fin dai primi anni Cinquanta il reporter partecipa attivamente ai fermenti della cultura italiana. A Milano frequenta gli intellettuali del bar Jamaica, a Brera, e insieme a colleghi come Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli, Giulia Niccolai, Alfa Castaldi, sente l’urgenza di rinnovare il linguaggio della fotografia in nome dell’impegno civile, portando alla ribalta storie rimaste in ombra. Amico fraterno di Dondero, lo scrittore Luciano Bianciardi si ispirerà a lui per tratteggiare il personaggio del fotografo Mario nel romanzo La vita agra.
Mario Dondero, Ballerine di avanspettacolo, Milano, 1963
Poco più tardi Dondero si trasferirà a Parigi, sua città d’elezione, per documentarne il vivace milieu culturale e tornare in Italia negli anni della Dolce Vita, quando Roma diventa un catalizzatore di talenti provenienti da tutto il mondo. Sono davvero tanti i personaggi ritratti da lui e presenti in mostra, a testimoniare la sua vicinanza e partecipazione al mondo delle arti lungo i decenni: tra gli altri, Francis Bacon, Alexander Calder, Barbara Hepworth, Alberto Giacometti, Palma Bucarelli, Alberto Burri, Fabio Mauri, Mimmo Rotella, ma anche Günter Grass, Eugène Ionesco, e poi Carla Fracci, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Vinicio Capossela, Vittorio Gassman, Serge Gainsbourg, Jean Seberg.
Mario Dondero, Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna, Roma, 1962
Mario Dondero, Pastori nomadi del Sahara, Assamaka, Niger, 1966
Per la prima volta a Milano una grande mostra renderà omaggio a Dondero nell’Appartamento dei Principi a Palazzo Reale: una panoramica completa sulla sua lunga carriera, che inizia negli anni Cinquanta, quando, dopo essere stato un giovanissimo partigiano in Val d’Ossola, si accostava al mondo del reportage, fino al primo decennio del XXI secolo, passando per le collaborazioni con importanti testate italiane - L’Avanti, L’Unità, Milano Sera, Le Ore, Il manifesto, Diario - e francesi, come Le Monde, France Observateur, L’Express, L’Humanité Dimanche. Accanto agli scatti iconici, l’esposizione presenterà immagini inedite provenienti dall’archivio dell’autore, alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini, per esempio, e un’originale serie dedicata a Laura Betti.
Mario Dondero, Laura Betti attrice e cantante a Roma, 1963
A cura di Raffaella Perna e in programma dal 21 giugno al 6 settembre, Mario Dondero. La libertà e l’impegno si articola in dieci capitoli, uno per ogni stanza dell’Appartamento dei Principi: ogni sezione è concepita come una piccola mostra autonoma, in un viaggio attorno al globo attraverso la storia del Novecento sulle tracce del reporter. Lo troveremo così a indagare la realtà sociale della penisola iberica negli anni Cinquanta, e poi di nuovo a Malaga nel 2001, quando fotografò il ritratto tenuto nel palmo della mano da un combattente repubblicano in una fossa comune di Franco. O in Irlanda per le manifestazioni del ’68 e in Brasile, a documentare la vita dei bimbi delle favelas, in Algeria durante il conflitto con il Marocco, a Cuba nel perìodo especial, in Afghanistan nelle carceri e negli ospedali di Emergency.
Mario Dondero, L'uomo che voleva raggiungere la luna, Festa del Maggio, Accettura, Lucania
Dove accade qualcosa, Dondero c’è. E non solo quando si tratta di guerre, di politica o di questioni sociali. Fin dai primi anni Cinquanta il reporter partecipa attivamente ai fermenti della cultura italiana. A Milano frequenta gli intellettuali del bar Jamaica, a Brera, e insieme a colleghi come Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli, Giulia Niccolai, Alfa Castaldi, sente l’urgenza di rinnovare il linguaggio della fotografia in nome dell’impegno civile, portando alla ribalta storie rimaste in ombra. Amico fraterno di Dondero, lo scrittore Luciano Bianciardi si ispirerà a lui per tratteggiare il personaggio del fotografo Mario nel romanzo La vita agra.
Mario Dondero, Ballerine di avanspettacolo, Milano, 1963
Poco più tardi Dondero si trasferirà a Parigi, sua città d’elezione, per documentarne il vivace milieu culturale e tornare in Italia negli anni della Dolce Vita, quando Roma diventa un catalizzatore di talenti provenienti da tutto il mondo. Sono davvero tanti i personaggi ritratti da lui e presenti in mostra, a testimoniare la sua vicinanza e partecipazione al mondo delle arti lungo i decenni: tra gli altri, Francis Bacon, Alexander Calder, Barbara Hepworth, Alberto Giacometti, Palma Bucarelli, Alberto Burri, Fabio Mauri, Mimmo Rotella, ma anche Günter Grass, Eugène Ionesco, e poi Carla Fracci, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Vinicio Capossela, Vittorio Gassman, Serge Gainsbourg, Jean Seberg.
Mario Dondero, Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna, Roma, 1962
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