Dal 12 gennaio al 24 marzo a Milano
La Fabula di Charles Fréger all'Armani Silos
Charles Fréger, Togo, 2014 dalla serie Asafo - Foto: © Charles Fréger
Samantha De Martin
08/01/2019
Milano - Che cos’hanno in comune la squadra di pattinaggio su ghiaccio finlandese, alcuni giovani lottatori di Sumo e gli elefanti di Jaipur?
Sono tutti protagonisti della Fabula di Charles Fréger, la ricerca antropologica che il fotografo di Bourges incentra sulle diverse comunità, sugli individui che le compongono e sui codici di abbigliamento che adottano per far parte del gruppo.
Questa ricerca è il filo conduttore della mostra che si terrà all’Armani Silos dal 12 gennaio al 24 marzo e che accoglierà oltre 250 immagini dall’ampio repertorio di Fréger, dalla serie dei nuotatori di pallanuoto alla serie Mardi Gras Indians o agli scatti dedicati alle maschere tradizionali inserite in un contesto rurale.
Sebbene ogni comunità disponga di un proprio codice, tutte sono accomunate dall’impulso di esprimere appartenenza attraverso l’abbigliamento.
Con il suo sguardo empatico rivolto ai soggetti, lo stile cristallino e diretto, Fréger esplora i codici vestimentari di piccoli e grandi gruppi concentrandosi su abiti e maschere.
Partendo dal locale, la ricerca dell’artista raggiunge una dimensione universale. Dalla cuffia bianca del nuotatore alle maschere rituali indossate dall’Europa al Giappone, Fréger scruta il modo in cui gli uomini affrontano paure profonde.
La sua ricerca costruisce una codificazione progressiva di segni evidenziando il potere degli abiti come mezzo di comunicazione non verbale.
Ciò che affascina del suo lavoro è il coinvolgimento del fotografo con i soggetti. Per comprendere pienamente cosa sta studiando, Fréger arriva talvolta a prendere parte attiva nel mascheramento e nel travestimento. Uno sforzo che si traduce in immagini potenti e oneste che descrivono con accattivante vivacità la poliedrica ricchezza del genere umano.
Leggi anche:
• Charles Fréger. Fabula
Sono tutti protagonisti della Fabula di Charles Fréger, la ricerca antropologica che il fotografo di Bourges incentra sulle diverse comunità, sugli individui che le compongono e sui codici di abbigliamento che adottano per far parte del gruppo.
Questa ricerca è il filo conduttore della mostra che si terrà all’Armani Silos dal 12 gennaio al 24 marzo e che accoglierà oltre 250 immagini dall’ampio repertorio di Fréger, dalla serie dei nuotatori di pallanuoto alla serie Mardi Gras Indians o agli scatti dedicati alle maschere tradizionali inserite in un contesto rurale.
Sebbene ogni comunità disponga di un proprio codice, tutte sono accomunate dall’impulso di esprimere appartenenza attraverso l’abbigliamento.
Con il suo sguardo empatico rivolto ai soggetti, lo stile cristallino e diretto, Fréger esplora i codici vestimentari di piccoli e grandi gruppi concentrandosi su abiti e maschere.
Partendo dal locale, la ricerca dell’artista raggiunge una dimensione universale. Dalla cuffia bianca del nuotatore alle maschere rituali indossate dall’Europa al Giappone, Fréger scruta il modo in cui gli uomini affrontano paure profonde.
La sua ricerca costruisce una codificazione progressiva di segni evidenziando il potere degli abiti come mezzo di comunicazione non verbale.
Ciò che affascina del suo lavoro è il coinvolgimento del fotografo con i soggetti. Per comprendere pienamente cosa sta studiando, Fréger arriva talvolta a prendere parte attiva nel mascheramento e nel travestimento. Uno sforzo che si traduce in immagini potenti e oneste che descrivono con accattivante vivacità la poliedrica ricchezza del genere umano.
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