Il barocco francese protagonista a Palazzo Reale
Georges de La Tour: il meteorite della pittura barocca
Georges de La Tour, I giocatori di dadi,1651 ca. Olio su tela, 95,5 x 130,5 cm. Preston Park Museum and Grounds Stockton-on-Tees, Regno Unito
La Redazione
07/02/2020
Milano - «La sfida più difficile è stata, in fondo, rimetterlo nel Seicento, a confronto con i suoi contemporanei e con le sue possibili fonti». Così Francesca Cappelletti, curatrice con Thomas Clement Salomon della mostra Georges de La Tour: l’Europa della luce a Palazzo Reale di Milano dal 7 febbraio al 7 giugno 2020, racconta uno dei più grandi pittori del XVII secolo, protagonista di un’esposizione che lo pone al centro di diverse correnti e influenze europee. Definito dagli esperti e dagli studiosi un meteorite nella pittura barocca con ascendenze caravaggesche, Georges de La Tour (nato a Vic-sur Seille nel 1593) si rivela in questa retrospettiva come artista dalle diverse personalità, capace di prendere le distanze da Caravaggio e di elaborare linguaggi autonomi. Questa lettura offre dunque uno spunto di riflessione più generale sulla pittura dal naturale e sulle sperimentazioni luministiche.
Per comporre la mostra, prima in Italia e tra le più grandi al mondo sul pittore seicentesco, sono giunti prestiti da oltre 28 istituzioni museali e 11 paesi. «La qualità del progetto scientifico e la complessità delle cessioni hanno reso l’impresa impegnativa», commenta Massimo Vitta Zelman, presidente di MondoMostre, «ma ci troviamo sul terreno ideale in cui misurarsi con queste sfide; questo è il luogo dove sono andate in scena mostre memorabili, come gli omaggi a Leonardo da Vinci e Antonello da Messina. Con lo stesso tipo di impegno è la volta della magia di La Tour, della sua straordinaria capacità di trattare la luce».
Georges de La Tour, La rissa tra musici mendicanti, 1625 - 1630 ca. Olio su tela, 85,7 x 141 cm. The J. Paul Getty Museum, Los Angeles, Stati Uniti
La sinergia tra pubblico e privato ha permesso di radunare alcuni tra i maggiori capolavori dell’artista, 15 delle 40 opere certamente attribuite, tra cui Maddalena penitente a confronto con una Maddalena in meditazione di Jan Lievens e a una Vanitas di Gerrit van Honthorst. La sezione dedicata agli apostoli di Albi vede in primo piano tre tele: San Giacomo minore, San Giuda Taddeo e San Filippo in un dialogo con San Matteo evangelista e San Luca evangelista di Frans Hals.
Definito artista delle notti per la capacità di indagare il mondo delle tenebre illuminate da una nebulosa di luce e di osservare con compassione la gente di basso rango sociale, Georges de La Tour si è lasciato affascinare più volte dal mondo dei poveri. Testimonianza di questo interesse sono Il denaro versato e La rissa tra musici mendicanti, ma anche I giocatori di dadi, Uomo anziano e Donna anziana. Personaggi umili e profondissimi che superano il realismo con minuti gesti e sguardi.
Georges de La Tour, Maddalena penitente, 1635-1640. Olio su tela, 113 x 92,7 cm. National Gallery of Art, Washington D.C.
Stimato ai suoi tempi, ma poi dimenticato e riscoperto solo nel Novecento dal tedesco Hermann Voss che pubblicò un articolo rivelatore sulla sua opera e che di lui scrisse: «Egli esplora le superfici e i contorni delle cose con acuta precisione, senza alcuna ripugnanza per la loro crudezza», oggi Georges de La Tour è dunque al centro di una profonda indagine, perché resta un pittore avvolto nel mistero. In parte per le scarse informazioni sulla sua formazione, sui suoi spostamenti e sulla datazione delle opere, in parte per quell’afflato contemporaneo che si sperimenta osservando i suoi lavori. «Dai documenti emerge un personaggio arrogante e dal carattere difficile», precisa la curatrice, «ma i suoi quadri sono commuoventi, parlano all’anima; sono definiti da una dimensione intima, poetica. Spesso i protagonisti sono ciechi e quindi spetta al pubblico entrare nel dipinto. È un pittore della sintesi ma anche del dettaglio e si colloca sulla linea di ambiguità tra il sacro e il profano, tra la luce della candela e il buio delle tenebre, tra la pittura e la poesia». In particolare, proprio l’elaborazione della scena notturna sembra mettere in crisi l’immagine di La Tour come pittore della realtà. Opere come Giobbe deriso dalla moglie e l’Educazione della vergine catapultano lo spettatore in una dimensione quasi metafisica.
LEGGI ANCHE:
• Un nuovo debutto per Georges de la Tour
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Georges de La Tour, La rissa tra musici mendicanti, 1625 - 1630 ca. Olio su tela, 85,7 x 141 cm. The J. Paul Getty Museum, Los Angeles, Stati Uniti
La sinergia tra pubblico e privato ha permesso di radunare alcuni tra i maggiori capolavori dell’artista, 15 delle 40 opere certamente attribuite, tra cui Maddalena penitente a confronto con una Maddalena in meditazione di Jan Lievens e a una Vanitas di Gerrit van Honthorst. La sezione dedicata agli apostoli di Albi vede in primo piano tre tele: San Giacomo minore, San Giuda Taddeo e San Filippo in un dialogo con San Matteo evangelista e San Luca evangelista di Frans Hals.
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Georges de La Tour, Maddalena penitente, 1635-1640. Olio su tela, 113 x 92,7 cm. National Gallery of Art, Washington D.C.
Stimato ai suoi tempi, ma poi dimenticato e riscoperto solo nel Novecento dal tedesco Hermann Voss che pubblicò un articolo rivelatore sulla sua opera e che di lui scrisse: «Egli esplora le superfici e i contorni delle cose con acuta precisione, senza alcuna ripugnanza per la loro crudezza», oggi Georges de La Tour è dunque al centro di una profonda indagine, perché resta un pittore avvolto nel mistero. In parte per le scarse informazioni sulla sua formazione, sui suoi spostamenti e sulla datazione delle opere, in parte per quell’afflato contemporaneo che si sperimenta osservando i suoi lavori. «Dai documenti emerge un personaggio arrogante e dal carattere difficile», precisa la curatrice, «ma i suoi quadri sono commuoventi, parlano all’anima; sono definiti da una dimensione intima, poetica. Spesso i protagonisti sono ciechi e quindi spetta al pubblico entrare nel dipinto. È un pittore della sintesi ma anche del dettaglio e si colloca sulla linea di ambiguità tra il sacro e il profano, tra la luce della candela e il buio delle tenebre, tra la pittura e la poesia». In particolare, proprio l’elaborazione della scena notturna sembra mettere in crisi l’immagine di La Tour come pittore della realtà. Opere come Giobbe deriso dalla moglie e l’Educazione della vergine catapultano lo spettatore in una dimensione quasi metafisica.
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