Strategie per la valorizzazione del patrimonio
Dialoghi sul Cristo Morto a Brera
Salma di Cristo
Ludovica Sanfelice
13/06/2016
Milano - La Pinacoteca di Brera è ancora una volta teatro d’incontro e confronto artistico attorno al tema sacro della morte di Cristo.
L’opera di Andrea Mantegna, “Cristo Morto”, conservata nella collezione milanese, torna infatti al centro della scena dividendo i riflettori con un illustre ospite: il "Cristo morto con strumenti della passione", gentile prestito della Staatsgalerie di Stoccarda.
La tela del Mantegna, che sul finire del Quattrocento fissò una prospettiva inedita rappresentando il corpo deposto dalla croce in posizione orizzontale ma ripreso con i piedi in primo piano, colpì a tal punto l’immaginario con la sua insolita potenza che divenne rapidamente famoso e ispirò molta pittura successiva. Questa volta a ribadirne l’influenza arriva una versione del medesimo soggetto creata cento anni più tardi da Annibale Carracci.
Le due opere per la prima volta poste a specchiarsi l’una nell’altra, costituiscono il secondo capitolo del programma di confronti che la Pinacoteca che nella silenziosa conversazione inserisce anche una terza redazione del soggetto realizzata da Orazio Borgianni nel 1615 e proveniente dalla Galleria Spada di Roma.
Come era avvenuto già qualche mese fa con gli Sposalizi di Raffaello e Perugino, il confronto ideato dal direttore Bradburne torna a farsi portabandiera di una più ampia strategia di rinnovamento tesa a scuotere gli allestimenti e a valorizzare e a render viva attraverso stimoli e riflessioni la sua preziosissima raccolta, custode di alcune testimonianze dell’arte universale, rilanciando con azioni temporanee il rapporto tra il museo e la città.
Il pubblico potrà ammirarne gli esiti dal 16 giugno.
Per approfondimenti:
Rivoluzione Brera
L’opera di Andrea Mantegna, “Cristo Morto”, conservata nella collezione milanese, torna infatti al centro della scena dividendo i riflettori con un illustre ospite: il "Cristo morto con strumenti della passione", gentile prestito della Staatsgalerie di Stoccarda.
La tela del Mantegna, che sul finire del Quattrocento fissò una prospettiva inedita rappresentando il corpo deposto dalla croce in posizione orizzontale ma ripreso con i piedi in primo piano, colpì a tal punto l’immaginario con la sua insolita potenza che divenne rapidamente famoso e ispirò molta pittura successiva. Questa volta a ribadirne l’influenza arriva una versione del medesimo soggetto creata cento anni più tardi da Annibale Carracci.
Le due opere per la prima volta poste a specchiarsi l’una nell’altra, costituiscono il secondo capitolo del programma di confronti che la Pinacoteca che nella silenziosa conversazione inserisce anche una terza redazione del soggetto realizzata da Orazio Borgianni nel 1615 e proveniente dalla Galleria Spada di Roma.
Come era avvenuto già qualche mese fa con gli Sposalizi di Raffaello e Perugino, il confronto ideato dal direttore Bradburne torna a farsi portabandiera di una più ampia strategia di rinnovamento tesa a scuotere gli allestimenti e a valorizzare e a render viva attraverso stimoli e riflessioni la sua preziosissima raccolta, custode di alcune testimonianze dell’arte universale, rilanciando con azioni temporanee il rapporto tra il museo e la città.
Il pubblico potrà ammirarne gli esiti dal 16 giugno.
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