Tele-ipocondria
courtesy of Fox |
Mental
17/06/2009
Poveri noi, dobbiamo stare veramente male, altrimenti come spiegare il boom dei medical drama, serie o film tv a tema ospedaliero, che continuano ad essere lanciati e trasmessi come novità assolute?
Scherzi a parte, c'è davvero da fare una piccola riflessione. E’ cosa nota che nel mercato televisivo, come in ogni altro settore dove ci sia la produzione, vendita e distribuzione di un prodotto, le strategie per accattivarsi clienti-telespettatori puntano su novità progettate e confezionate in base alla richiesta del pubblico. Che sta male, evidentemente, perché continua ad aver bisogno di medici, dottori, cliniche ed ospedali.
E' proprio come se la vita frenetica e stressante di questi tempi, le preoccupazioni e le acrobazie a cui si è costretti nel quotidiano, colpissero a tal punto che poi, accendendo la tv, si ha la sensazione di assumere una bella medicina: un po' più fragile ed ipocondriaco, il pubblico vuole essere sanato, e visto che si vuole sentire infermo o degente, le produzioni curano!
Effetto placebo o meno, c’è da dire la verità: quando una serie tv è un prodotto che piace, in effetti male non fa, tutt’altro!
Ci si chiede come gli sceneggiatori possano inventarsene ancora di nuove, se tutto sembra già stato detto, ogni reparto ospedaliero invaso da set televisivi e utilizzato ogni tipo di intreccio tra medici, infermieri, pazienti, parenti dei pazienti, dirigenti sanitari e chi più ne ha più ne metta.
Invece nella terapia allo spettatore mancava ancora una medicina, “Mental”. Il principio attivo di Mental è un mix esplosivo che nella cura mancava: la donna conservatrice e un po’ bigotta al potere, e l’uomo alla sua dipendenza, progressista, anticonformista e molto poco ortodosso. Lei direttore sanitario del Warthon Memorial Hospital di Los Angeles, lui un suo sottoposto, un medico psichiatra responsabile del reparto di salute mentale nel medesimo ospedale. Lei è Nora Scott, conformista e rigida (Annabella Scorra - “Law & Order: Criminal Intent”, “I Soprano”, “Jungle Fever”) lui è Jack Gallagher (Chris Vance – “Prison Break”, “Stingers”, “The Secret Life of Us”) brillante, dinamico e, non a caso, un po’ pazzo.
La prassi medica del dott. Gallagher in realtà non ha nulla della prassi, perché non ci sono regole certe: ogni paziente è un essere umano da impersonare, in cui immedesimarsi, un esperimento da cui farsi totalmente coinvolgere, una psiche da capire (e curare) attraverso un complicato lavoro di comprensione del paziente. E’ infatti necessario parlare il suo linguaggio, calarsi nel suo punto di vista, addentrarsi nei meandri del suo cervello. Insomma, è necessario stravolgere le regole…e impazzire!
Inoltre, conseguenza dei temi affrontati, “Mental” si differenzia dagli altri medical drama anche per le ambientazioni delle sue vicende: lontani anni luce i corridoi affollati e frenetici di “E.R.” o “Grey’s Anatomy”, qui l’ospedale è malinconico e tetro perché si privilegia un intreccio narrativo e un approccio umano profondamente intimisti.
Creato dai fratelli Deborah Joy e Dan LeVine e co-prodotto da Fox Tv Studios e Fox International Channels, “Mental” si compone di 13 episodi, in onda ogni giovedì alle 22:00 su Fox (canale 110 di Sky).
La prima puntata delLa serie, presentata il 4 giugno scorso, ha beneficiato della strategia di lancio globale, (idem per “The Listener”): la prima stagione è stata trasmessa simultaneamente su tutti i canali Fox del mondo, cioè mandato in onda mondiale in ben 35 Paesi contemporaneamente.
Altra curiosità che ben dispone alla visione di “Mental” è sapere che, per abbattere le spese di produzione (la crisi insegue Hollywood!) tutta la produzione si è spostata in Colombia, a Bogotà, dove sono stati girati tutti i tredici episodi della prima stagione, nel nome del risparmio e della sperimentazione legata alla scelta delle location adatte alle serie tv.
Insomma, ci sono riusciti: “Mental”, l’ennesimo medical-drama, è in grado di offrire qualcosa di diverso, realmente non già visto. Sono riusciti a creare un’altra novità e quindi, rassegniamoci, c’è poco da fare, stiamo proprio male, conviene starsene buoni buoni sul divano, davanti la tv e farsi curare dal dottore. Tanto, se una pillola non va giù, con il telecomando si può cambiare medicina.
Scherzi a parte, c'è davvero da fare una piccola riflessione. E’ cosa nota che nel mercato televisivo, come in ogni altro settore dove ci sia la produzione, vendita e distribuzione di un prodotto, le strategie per accattivarsi clienti-telespettatori puntano su novità progettate e confezionate in base alla richiesta del pubblico. Che sta male, evidentemente, perché continua ad aver bisogno di medici, dottori, cliniche ed ospedali.
E' proprio come se la vita frenetica e stressante di questi tempi, le preoccupazioni e le acrobazie a cui si è costretti nel quotidiano, colpissero a tal punto che poi, accendendo la tv, si ha la sensazione di assumere una bella medicina: un po' più fragile ed ipocondriaco, il pubblico vuole essere sanato, e visto che si vuole sentire infermo o degente, le produzioni curano!
Effetto placebo o meno, c’è da dire la verità: quando una serie tv è un prodotto che piace, in effetti male non fa, tutt’altro!
Ci si chiede come gli sceneggiatori possano inventarsene ancora di nuove, se tutto sembra già stato detto, ogni reparto ospedaliero invaso da set televisivi e utilizzato ogni tipo di intreccio tra medici, infermieri, pazienti, parenti dei pazienti, dirigenti sanitari e chi più ne ha più ne metta.
Invece nella terapia allo spettatore mancava ancora una medicina, “Mental”. Il principio attivo di Mental è un mix esplosivo che nella cura mancava: la donna conservatrice e un po’ bigotta al potere, e l’uomo alla sua dipendenza, progressista, anticonformista e molto poco ortodosso. Lei direttore sanitario del Warthon Memorial Hospital di Los Angeles, lui un suo sottoposto, un medico psichiatra responsabile del reparto di salute mentale nel medesimo ospedale. Lei è Nora Scott, conformista e rigida (Annabella Scorra - “Law & Order: Criminal Intent”, “I Soprano”, “Jungle Fever”) lui è Jack Gallagher (Chris Vance – “Prison Break”, “Stingers”, “The Secret Life of Us”) brillante, dinamico e, non a caso, un po’ pazzo.
La prassi medica del dott. Gallagher in realtà non ha nulla della prassi, perché non ci sono regole certe: ogni paziente è un essere umano da impersonare, in cui immedesimarsi, un esperimento da cui farsi totalmente coinvolgere, una psiche da capire (e curare) attraverso un complicato lavoro di comprensione del paziente. E’ infatti necessario parlare il suo linguaggio, calarsi nel suo punto di vista, addentrarsi nei meandri del suo cervello. Insomma, è necessario stravolgere le regole…e impazzire!
Inoltre, conseguenza dei temi affrontati, “Mental” si differenzia dagli altri medical drama anche per le ambientazioni delle sue vicende: lontani anni luce i corridoi affollati e frenetici di “E.R.” o “Grey’s Anatomy”, qui l’ospedale è malinconico e tetro perché si privilegia un intreccio narrativo e un approccio umano profondamente intimisti.
Creato dai fratelli Deborah Joy e Dan LeVine e co-prodotto da Fox Tv Studios e Fox International Channels, “Mental” si compone di 13 episodi, in onda ogni giovedì alle 22:00 su Fox (canale 110 di Sky).
La prima puntata delLa serie, presentata il 4 giugno scorso, ha beneficiato della strategia di lancio globale, (idem per “The Listener”): la prima stagione è stata trasmessa simultaneamente su tutti i canali Fox del mondo, cioè mandato in onda mondiale in ben 35 Paesi contemporaneamente.
Altra curiosità che ben dispone alla visione di “Mental” è sapere che, per abbattere le spese di produzione (la crisi insegue Hollywood!) tutta la produzione si è spostata in Colombia, a Bogotà, dove sono stati girati tutti i tredici episodi della prima stagione, nel nome del risparmio e della sperimentazione legata alla scelta delle location adatte alle serie tv.
Insomma, ci sono riusciti: “Mental”, l’ennesimo medical-drama, è in grado di offrire qualcosa di diverso, realmente non già visto. Sono riusciti a creare un’altra novità e quindi, rassegniamoci, c’è poco da fare, stiamo proprio male, conviene starsene buoni buoni sul divano, davanti la tv e farsi curare dal dottore. Tanto, se una pillola non va giù, con il telecomando si può cambiare medicina.
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