Piccoli musei
Musei minori Marche
12/10/2001
Nel 1997, per iniziativa dell’Amministrazione Provinciale di Ancona e della Comunità Montana Esino Frasassi, quindici musei del territorio della provincia di Ancona si sono associati per collaborare e sviluppare una sorta di rete al fine di rendere migliore e più competitiva l'offerta turistico-culturale. Alcuni di questi musei hanno come loro tema espositivo gli oggetti davvero particolari.
Museo internazionale della Fisarmonica
Il piccolo centro di Castelfidardo è il celebre teatro della battaglia, avvenuta il 8 settembre 1860 tra le truppe pontificie e quelle piemontesi, che segnò l’annessione della regione al Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II. Fatta eccezione di questo grande avvenimento storico la cittadina, a metà strada tra il capoluogo marchigiano e Recanati, è famosa come patria della fisarmonica. Vero e proprio genio di questo strumento è quel Paolo Soprani, nato a Recanati, che nel 1863 diede vita ad un piccolo laboratorio artigiano in grado di riprodurre la struttura di un organetto da lui visto suonare da un pellegrino austriaco. L’iniziativa ebbe un grande successo, anche grazie alla favorevole posizione geografica sulla battutissima via di Loreto. Soprani e il suo strumento giunsero persino all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e all’Accademia degli inventori di Parigi e di Bruxelles.
Il nuovo strumento si affermò soprattutto in Francia e nel dopoguerra l’industria della fisarmonica diede origine al distretto economico marchigiano degli strumenti musicali, durato tre decenni e surclassato in un secondo tempo dalla concorrenza con le grandi industrie dell’elettronica.
Oggi la curiosità legata alla storia della fisarmonica, come è nata e come si è modificata nel tempo, può essere appagata grazie a questo piccolo museo che oltre ad ospitare il laboratorio dell’artigiano, conta circa 150 diversi esemplari antichi dello strumento e pezzi che ne precisano l’iconografia ad esso collegata.
Museo internazionale della Fisarmonica (Castelfidardo)
Via Mordini, 1
tel. 071.780828
Museo delle etichette
La piccola città di Cupramontana, probabilmente nata da un insediamento piceno con al suo interno un tempio dedicato alla dea della fertilità chiamata Cupra, è sede di un museo veramente particolare allestito esponendo etichette da bottiglia. La zona è quella del celebre Verdicchio, vitigno utilizzato già dagli Etruschi e poi perfezionato dai Galli Senoni abitanti della vicina Senigallia. Nonostante la grande tradizione quello che resta uno dei vini bianchi (anzi verdi) più noti, ha assunto solo con le tecniche della produzione industriale moderna un’alta qualità enologica. La sua fortuna è data persino da un carattere “iconografico”: la tradizionale bottiglia ad anfora progettata dall’architetto milanese Antonio Maiocchi che per anni ha significato vino bianco, corrispettivo del caratteristico fiasco per il rosso.
Il museo delle etichette è nato grazie ad un critico d’arte, Armando Ginesi, che lo ha avviato nel 1987, avvalendosi della ricca collezione di Franco Rossi (oltre centomila pezzi). Oggi una parte di quelle etichette è disposta secondo percorsi a tema: una sezione storica con esemplari risalenti al XIX secolo (ma le etichette erano già sulle anfore che conservavano i vini romani), quella artistica con esemplari di artisti non sempre destinati alla commercializzazione, quella geografica con pezzi provenienti da tutto il mondo. Seguono serie con raffigurazioni di animali, stemmi araldici, automobili, iconografie femminili.
Museo delle etichette (Cupramontana)
Via Interno Poggio Cupro, 13
Museo della Mail Art
L’origine del nome Montecarotto deriverebbe da Mons Arcis Ruptae, cioè monte della rocca distrutta. Tale rocca, alla sommità del colle, venne distrutta intorno all’anno Mille.
Nelle sale di uno dei palazzi gentilizi del piccolo centro, dall’aprile del 1985, è ospitato questo museo che intende raccontare la storia della società marchigiana attraverso le incisioni dei più importanti artisti della regione utilizzate per le espressioni artistiche veicolabili attraverso il servizio postale.
Alla base ideologica di un museo di questo tipo c’è, per volontà programmatica, il concetto di scambio. A tale concetto contribuì l’artista Ernesto Treccani che, di passaggio a Montecarotto, realizzò un’incisione da inviare come scambio ai principali artisti del mondo che volessero contraccambiare.
Oggi il museo contiene incisioni di artisti come Orfeo Tamburi con i paesaggi di Roma e Parigi, di Pericle Fazzini con il "Cristo della Sala Nervi" in Vaticano, di Arnoldo Ciarrocchi con le “Carte lauretane”, ma anche molti esemplari di artisti stranieri.
Museo della Mail Art (Montecarotto)
Piazza del Teatro
Museo della miniera di Cabernardi
A fine Ottocento lo sfruttamento del sottosuolo sostituisce l’agricoltura nel ruolo di principale elemento di determinazione della vita sociale ed economica di questa valle.
La miniera di zolfo di Cabernardi, prima della Società delle miniere di Zolfo di Romagna e poi di Montecatini, offre possibilità di lavoro duro ma migliore dal punto di vista remunerativo rispetto alla vita di campagna. Negli anni Cinquanta, quando lo stabilimento venne chiuso per esaurimento della materia prima, la piccola frazione Cabernardi contava 2500 abitanti, che oggi si sono ridotti a trecento. Il piccolo museo è ciò che resta di questi settant’anni di storia industriale. Pezzo principale dell’esposizione fissa è il plastico dell’impianto con i due principali pozzi e i loro montacarichi. Il museo custodisce anche foto, pani di zolfo raffinato, maschere ed elmetti, oltre a diplomi di benemerenza per i pochi che riuscivano a maturare una lunga esperienza lavorativa. Ma tutto il borgo risente della storica presenza della miniera all’ombra della quale si era creata una città protoindustriale in miniatura.
Museo della miniera di Cabernardi (Sassoferrato)
Via Contrada Nuova, 1 - Frazione di Cabernardi
tel. 0732.975241
LA MAPPA
NOTIZIE