Mari Capable: i tessuti africani parlano
Mari Capable
26/02/2004
Frequentare i musei demo-etno-antropologici e gli approfondimenti monografici che sempre più spesso offrono ad un pubblico selezionato e curioso, può rivelarsi un ottimo antidoto contro il duplice rischio di autoreferenzialità e livellamento culturale indotto dal processo di federazione dei Paesi europei.
Fino al 30 settembre, ad esempio, “Mari Capable. Africa - I tessuti parlano”, aperta al Museo nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, consente di gettare uno sguardo oltre il Mediterraneo visualizzando, attraverso la suggestione di circa 200 stoffe tradizionali, un profilo attuale e privo di retorica delle culture africane occidentali.
Sorta da un progetto scientifico di Egidio Cossa, curatore della sezione africana del Museo, e Maria Giovanna Parodi da Passano, docente di etnologia all’Università di Genova, la rassegna affianca ai materiali una documentazione fotografica di altissima intelligenza delle culture simboliche locali, raccolta in massima parte da Guido Schlinkert nel corso dei suoi viaggi a Burkina nel ‘96 e in Ghana nel ’98.
Dagli ampi kente in seta e cotone indossati dai re sacri dell’etnia Akan come toghe imperiali, ai pregiati pagnes disegnati e prodotti in Olanda con i quali le donne veicolano e proiettano, attraverso un codice linguistico fortemente allusivo, i simboli della loro emancipazione sociale, traspare la forza di un mosaico di culture che non ammette soluzioni di continuità tra passato e presente, tra vita e morte, e che anzi ha il coraggio di appropriarsi degli status symbol esportati dall’Occidente tecnologicamente avanzato interpretandoli criticamente al punto da svuotarli del significato originario. Lo testimonia, tra l’altro, una vetrina con bracciali in argento dorato che riproducono fedelmente i must dell’orologeria occidentale (Cartier, Rolex, Swatch) e, in maniera altrettanto esemplare, un’effige di donna dell’aldilà in cui gli attributi convenzionali della bellezza africana (acconciatura elaborata, polpacci torniti e collo robusto) sembrano neutralizzare quelli occidentali (orologino da polso, décolleté e pochette).
Come le inesauribili fantasie delle stoffe, suggerite da tutte le sfere d’azione della vita umana (“potere e autorità”, “ricchezza e denaro”, “amore e sesso”, “vita moderna e città” costituiscono le 4 sezioni tematiche della mostra), così anche le collane in pasta vitrea, i monili in argento rivestito d’oro, le statuette lignee votive, costituiscono cifre di un metalinguaggio, ovvero di un sistema linguistico convenzionale più sofisticato e polisemico del parlato e dello scritto.
In sintonia con la consuetudine culturale di denominare ogni cosa (nell’ultimo ambiente della mostra sono esposte alcune sagome muliebri appendiabiti “battezzate” dai venditori con nomi di donna), non stupisce che anche i pagnes abbiano un nome -sebbene non sempre coerente con la fantasia raffigurata-. Mari Capable (marito capace economicamente e sessualmente), Si tu sors je sors (se tu esci, esco anch’io), L’oeil de ma rivale (l’occhio della mia rivale), Chérie, me ne tournes pas le dos (cara, non mi voltare la schiena), sono tra i messaggi più diffusi, espliciti e divertenti veicolati dalle donne della piccola borghesia urbana nei luoghi della vita pubblica nonché indizi di agiatezza sociale delle stesse, dati i costi elevati dei pagne “griffati” “Real Dutch Wax Vlisco”, importati direttamente dall’Olanda.
Gioco, vanità, provocazione e impegno civile restano impigliati nelle trame dei pagnes con la stessa sapiente leggerezza con la quale le donne dell’Africa occidentale sanno attualizzare, interpretandola da protagoniste, una identità sociale nuova, seppure ereditata dalla tradizione.
“Mari Capable. Africa - I tessuti parlano”
Roma, Museo nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini”, p.za Marconi 14
Fino al 30 settembre 2001
Orario 9-14, dom.9-20, festivi 9-24
Ingresso intero £ 8.000; gratuito: minori di 18 anni e maggiori di 65
Assistenza didattica, info e prenotazioni visite guidate:
Ingegneria per la Cultura
tel. 06 / 84.12.312
fax 06 / 84.16.795
e-mail ixc@ats.it
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