La passione per l'oriente
Portoghesi
20/06/2001
Prof. Portoghesi, nella sua attività lavorativa, quanto è influenzato dal luogo sul quale si innesta il progetto architettonico? C’è una sorta di ispirazione che viene trasmessa dal luogo stesso?
"Fin dall’inizio, la mia attività è stata ispirata da una ricerca profonda del rapporto con l’ambiente. In questo mi ha molto aiutato la profonda amicizia con Christian Norbert Schultz, che è diventato il vero teorico di questo legame. Nell’opera architettonica, esso si esprime attraverso le forme, la scelta dei materiali, le tipologie estetiche del luogo. A tutto ciò, dovrebbe subentrare poi una sensibilità più sottile che tende ad individuare l’incidenza di trasformazione sull’ambiente sotto tutti i punti di vista. Direi che non c’è una frattura tra i problemi estetici e pratici della qualità ambientale, l’estetica è uno degli strumenti fondamentali per acquisire un approccio universale verso le cose. Io sono convinto che è proprio dalla poetica del luogo che si può arrivare a quella nuova sensibilità che può cambiare il mondo dell’arte.
Io guardo con interesse a tutti gli aspetti dell’arte che fanno riferimento alla natura, e che come la “Land Art”, propongono trasformazioni del paesaggio di dimensioni limitate e di carattere esemplificativo."
Pensa che l’architettura costituisca sempre un’aggressione del paesaggio?
"L’aggressione può essere soft o hard. Si tratta comunque di un fenomeno di scontro tra due mondi, scontro che può portare anche ad un’alleanza, un’amicizia. Molte architetture del passato che apparentemente si oppongono alla natura, come la Rotonda di Palladio, sono in realtà in perfetta armonia con le situazioni naturali.
Pensiamo all’agricoltura, la prima attività dell’uomo: essa costituisce con le sue figure geometriche la prima forma di architettura del paesaggio."
C’è un luogo ideale verso il quale sente una forte attrazione?
"Il mondo cinese mi ha veramente sedotto, non tanto per ciò che rappresenta oggi, oggetto di una vera “epidemia del caos”, quanto per la grande eredità che la civiltà cinese ha lasciato."
La Cina, non è proprio l’autentico teatro dove si sta combattendo uno scontro tra due contrastanti visioni del rapporto con la natura?
"In effetti il numero di esseri umani che popolano questa parte della terra renderà tutto più difficile. La Cina è sicuramente un mondo di grande interesse perché vi convivono condizioni sociali diverse, la società preindustriale, la società industriale e quella postindustriale, e allo stesso tempo il capitalismo e frammenti sia pure contraddittori di socialismo. La Cina è indubbiamente un coacervo di situazioni diverse che sembrano adatte nella loro precarietà a rendere possibile la nascita del nuovo. Ciò che mi attrae più del popolo cinese, è il suo rapporto con la natura nella sua eredità storica, un rapporto di continua e profonda interrogazione.
L’uomo orientale chiede alla natura di aiutarlo a costruire il suo equilibrio interiore, e lo fa diventare uno strumento indispensabile di questo equilibrio. Questo spiega come mai nella cultura orientale ci sia meno violenza verso la natura. La tecnica del “Feng-Shui”, è un tipico esempio di come l’uomo cinese interroga la natura prima di iniziare l’opera."
Non è, secondo lei, sintomatico che in città ipertecnologiche come Hong Kong, si segua ancora questa antica usanza?
"Il "Feng-Shui" funzionava bene per costruire una casa in campagna, molto meno bene per costruire i grattacieli. Oggi è diventata una moda anche in occidente. A Londra si pagano parcelle iperboliche per chiedere agli esperti cinesi la giusta posizione del letto nell’appartamento.
E’ una tecnica che rispecchia la tendenza dell’uomo cinese ad avere un certo vantaggio immediato dalle cose; in fondo gran parte delle indicazioni del "Feng-Shui" sono di carattere superstizioso."
Lei ha lavorato anche in Medio Oriente, quale è stata la sua esperienza?
"Ho lavorato anni fa in Giordania all’epoca di Hussein, per il progetto della sua Reggia, che doveva essere anche il Palazzo dei Congressi per la Pace.
La Giordania è un paese interamente costruito a tavolino dagli inglesi, una monarchia portata da fuori che si era riuscita a creare un’aurea.
Mi ricordo quando, durante la direzione dei lavori, frequentavo il re. Era prigioniero di se stesso, al punto che c’era chi assaggiava ogni cosa che mangiava, era infatti odiato da una parte e dall’altra del suo popolo.
L’esperienza fu interessante, soprattutto come mio primo contatto con il mondo islamico, che noi occidentali conosciamo solo superficialmente. Noi conosciamo questo mondo attraverso l’immagine che arriva a noi con l’immigrazione, ed è un mondo gelosamente custode della propria identità. E’ giusto conservare la propria identità, finché non si sente l’esigenza di abbandonarla. Le contaminazioni premature, sono infatti assolutamente negative."
Non pensa che nonostante la storia abbia portato ad un continuo confronto tra cultura occidentale e islamica, quest’ultima si sia saputa conservare intatta al contrario di quella orientale?
"Sì è vero, e ciò è dovuto anche alla forza di appartenere ad una stessa tradizione che è quella del Libro.
Il mondo islamico si sente portatore di una Verità che include e supera quelle di altre religioni tradizionali, anche per la sua successiva affermazione storica. Nel mondo orientale invece il buddismo più che una religione è una filosofia, poiché non impone regole di vita.
Del resto, l’architettura islamica offre una delle più straordinarie pagine della storia dell’architettura."
Lei ne ha avuto un contatto diretto quando ha progettato la Moschea di Roma..
"Sì, ho constatato come l’architettura islamica tragga spunto da una visione assoluta di una divinità trascendente e in un certo senso inavvicinabile se non attraverso l’annullamento del singolo. Nell’architettura questo processo di annullamento si esprime con molta chiarezza e ad esso si contrappone l’aspetto edonistico specialmente nel giardino che rappresenta l’anticipazione del paradiso. Così, l’uomo islamico, se è povero vede nell’aldilà il riscatto della sua condizione sulla terra, se è ricco vi vede l’anticipazione del paradiso."
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