Le rivelazioni della tela ritrovata
La Maddalena di Artemisia si sdoppia: scoperto un dipinto inedito della Gentileschi
Artemisia Gentileschi (attr.), Maddalena in estasi. Collezione privata
Francesca Grego
01/07/2024
Nel 2014 fece parlare di sé in un’asta da record. Due anni fa, grazie a un prestito a lungo termine da una collezione privata, è approdata a Venezia dove è esposta a Palazzo Ducale. Parliamo della Maddalena in estasi di Artemisia Gentileschi, un quadro a lungo creduto perduto e ritrovato solo all’inizio degli anni Duemila. Ma ora una nuova Maddalena si specchia nella prima: stando alle indagini condotte dalla storica dell’arte Delia Somma, sarebbe una replica creata dalla stessa Artemisia alcuni anni dopo, e precisamente all'inizio del periodo da lei trascorso a Napoli, nella fase matura della carriera.
Il dipinto, appartenente a una collezione privata italiana, è stato acquistato dagli attuali proprietari da una famiglia della nobiltà torinese, nella cui collezione era inventariata genericamente come opera del Seicento.
Eseguire copie dei propri quadri era una prassi comune nelle botteghe di Artemisia e di Orazio Gentileschi, dove la richiesta di repliche era la testimonianza tangibile del successo di un’opera. Quel che distingue la pratica della figlia rispetto alle abitudini paterne è la creazione di tele mai perfettamente identiche tra loro, con variazioni nei dettagli, nelle proporzioni e nei colori.
La Maddalena in estasi non fa eccezione: nel dipinto recentemente scoperto la differenza fondamentale rispetto alla tela di Venezia risiederebbe nel colore delle vesti della santa, una soluzione adottata dalla pittrice in diverse occasioni. Qui tra i pigmenti troviamo il giallorino, una materia prima all’epoca tipica degli ambienti napoletani, che ha fornito un importante indizio per la datazione dell’opera.
Artemisia Gentileschi (attr.), Maddalena in estasi (dettaglio). Collezione privata
Analisi scientifiche e approfondite ricerche iconografiche, filologiche e stilistiche hanno condotto Somma a formulare l’ipotesi di attribuzione alla pittrice, come descritto nel nuovo volume Artemisia Gentileschi, indagine storico scientifica di un’opera inedita, edito da Tab. Durante le analisi ai raggi X si è scoperta anche la presenza, al di sotto gli strati pittorici superficiali, di un’altra opera non compiuta: una composizione che avrebbe dovuto avere dimensioni molto più ampie della tela attuale, come rivela la posizione di un putto o Cristo Bambino in alto a sinistra.
Intorno alla testa del piccolo sono visibili pennellate di abbozzo e una tecnica di scontorno della figura utilizzati dall'artista anche in altri quadri, come quello di Susanna e i vecchioni della Pinacoteca di Bologna. Frequente nella produzione di Artemisia è infine il riutilizzo di tele già dipinte, già riscontrato in celebri opere tra cui l’Autoritratto come Santa Caterina d’Alessandria della National Gallery, Ester e Assuero del Metropolitan Museum di New York, Susanna e i vecchioni della Collezione Graf von Schönborn di Pommersfelden o l’Autoritratto come suonatrice di liuto del Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford.
Il dipinto, appartenente a una collezione privata italiana, è stato acquistato dagli attuali proprietari da una famiglia della nobiltà torinese, nella cui collezione era inventariata genericamente come opera del Seicento.
Eseguire copie dei propri quadri era una prassi comune nelle botteghe di Artemisia e di Orazio Gentileschi, dove la richiesta di repliche era la testimonianza tangibile del successo di un’opera. Quel che distingue la pratica della figlia rispetto alle abitudini paterne è la creazione di tele mai perfettamente identiche tra loro, con variazioni nei dettagli, nelle proporzioni e nei colori.
La Maddalena in estasi non fa eccezione: nel dipinto recentemente scoperto la differenza fondamentale rispetto alla tela di Venezia risiederebbe nel colore delle vesti della santa, una soluzione adottata dalla pittrice in diverse occasioni. Qui tra i pigmenti troviamo il giallorino, una materia prima all’epoca tipica degli ambienti napoletani, che ha fornito un importante indizio per la datazione dell’opera.
Artemisia Gentileschi (attr.), Maddalena in estasi (dettaglio). Collezione privata
Analisi scientifiche e approfondite ricerche iconografiche, filologiche e stilistiche hanno condotto Somma a formulare l’ipotesi di attribuzione alla pittrice, come descritto nel nuovo volume Artemisia Gentileschi, indagine storico scientifica di un’opera inedita, edito da Tab. Durante le analisi ai raggi X si è scoperta anche la presenza, al di sotto gli strati pittorici superficiali, di un’altra opera non compiuta: una composizione che avrebbe dovuto avere dimensioni molto più ampie della tela attuale, come rivela la posizione di un putto o Cristo Bambino in alto a sinistra.
Intorno alla testa del piccolo sono visibili pennellate di abbozzo e una tecnica di scontorno della figura utilizzati dall'artista anche in altri quadri, come quello di Susanna e i vecchioni della Pinacoteca di Bologna. Frequente nella produzione di Artemisia è infine il riutilizzo di tele già dipinte, già riscontrato in celebri opere tra cui l’Autoritratto come Santa Caterina d’Alessandria della National Gallery, Ester e Assuero del Metropolitan Museum di New York, Susanna e i vecchioni della Collezione Graf von Schönborn di Pommersfelden o l’Autoritratto come suonatrice di liuto del Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford.
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