L'occhio testimone
James Natchwey
25/02/2004
E'stata inaugurata a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, una mostra dedicata a James Nachtwey, uno dei più prestigiosi fotografi della Magnum, tanto da essere considerato l’erede di Robert Capa. La mostra, dal significativo titolo “L’occhio testimone”, è in programma fino al 25 giugno ed è stata organizzata con la collaborazione di Contrasto, una tra le più attive reti di agenzie fotografiche del mondo. Si articola in undici sezioni che, attraverso 139 immagini, a colori e in bianco e nero, ripercorrono gli avvenimenti più tragici del nostro recente passato arrivando fino ai nostri giorni, dalle guerre dei Balcani, alle carestie dell’Africa, dal drammatico esodo degli Hutu, che sfocerà in una tragica epidemia di colera, ai conflitti e alle guerre civili dell’Afghanistan.
Una vera e propria galleria d’orrori, dove le fotografie diventano tessere di un mosaico che rappresenta il Male.
Una madre africana intenta a seppellire il corpo di un bambino avvolto in un lenzuolo, il volto drammaticamente sfregiato di un giovane ruandese, un cecchino appostato in Bosnia, una donna afghana inginocchiata di fronte ad una tomba, gli sguardi dei bambini romeni straziati dal dolore, sono tutti capitoli di un libro sull’umanità vilipesa al quale Nachtwey ha voluto dare il nome di “Inferno”, la sua ultima pubblicazione. "Scattare ognuna di queste foto - spiega Nachtwey - è stato davvero difficile. Ho dovuto superare la mia personale frustrazione, il dolore, la rabbia: ho cercato di ricacciarle indietro, e trasmetterle attraverso le immagini".
E se l’occhio umano tende inizialmente a distogliere l’attenzione dalla rappresentazione di tali atrocità, tuttavia in un secondo momento, attraverso un’operazione di sublimazione, rimane meravigliato dalla forza morale e dal grande valore civile di queste immagini, che quindi, all’interno di questa esperienza estetica, rivelano la loro incontrovertibile bellezza. Ben lungi dal tentativo di voler spettacolarizzare la tragedia, Nachtwey intende piuttosto scuotere le coscienze, aprire occhi che non hanno potuto o non hanno voluto vedere, invitare alla riflessione: "Io voglio che le mie foto entrino nella coscienza collettiva di tutti e nella storia visiva di tutti noi. Voglio che ci ricordino come le gradi tragedie del mondo non colpiscono i grandi protagonisti che mettono in movimento questi avvenimenti, ma le innumerevoli persone qualunque che ne subiscono le conseguenze pratiche, che vengono intrappolate in questi capitoli di storia e fatte a pezzi senza rimorsi”.
Mosso da uno spirito missionario e sostenuto da un grande coraggio che lo spinge ben oltre i limiti, portandolo per primo sul palcoscenico in attesa degli eventi, scompone la tragedia in una serie di istantanee che da un lato vogliono documentare, dall’altro circoscrivere il dramma, congelarlo, impedirlo. E se quella tragedia specifica di cui lui è testimone è ormai inevitabile in quanto in essere, quelle future possono e devono essere evitate, attraverso il superamento dei singoli egoismi verso la creazione di una vera coscienza collettiva che tuteli i diritti imprescindibili di ogni uomo. E’ in questa direzione che si muove l’intera opera di James Nachtwey.
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