Kalaallit Nunaat
Foto di Federico Geremei |
Una cittadina della Groenlandia
04/11/2003
Da mercoledì 5 novembre a Roma nei locali di Fabrica, "Kalaallit Nunaat" personale di Federico Geremei, giovane fotografo romano.
L'esposizione, aperta fino al 30 novembre presenta una serie di suggestive immagini della Disko Bay, nella Groenlandia occidentale. Abbiamo avuto il piacere di incontrare l'artista - che si divide per passione e motivi di lavoro tra Roma, l'Africa e il nord Europa - per approfondire non solo la sua vita artistica, ma anche alcuni aspetti della sua personalità.
Un titolo particolare, cosa significa?
F.G."Kalaallit Nunaat è il modo in cui i groenlandesi chiamano la propria terra: significa Terra degli Umani. Mi sembrava adatto per il paradosso che suggerisce."
Cioè?
F.G."Beh, il fatto che non è proprio il posto più ospitale del pianeta."
Dai deserti africani ai ghiacci polari…
F.G."Banalmente potrei dire che sono due estremi che si toccano: terre in cui non si vive ma si sopravvive, in cui l'uomo è infinitamente piccolo, sovrastato non solo metaforicamente. E ancora: che gli elementi primari – ghiaccio o sabbia – hanno la meglio su quelli complessi, che la Natura vince e così via. Ma non mi piace, il lessico degli opuscoli è meglio lasciarlo ai cataloghi con le palme..."
Va bene, lasciamo gli opuscoli sugli scaffali
F.G."Questo spaesamento costituisce una sfida e un'opportunità Le prospettive sono quasi impossibili da mantenere perché allo stesso visitatore appaiono innaturali, si modificano man mano che si entra nel paesaggio: un soggetto sconfinato e immobile eppure impossibile da descrivere con le immagini, fatto di proporzioni stranianti."
E il fotografo che fa?
F.G."Si affranca preliminarmente dal dilemma descrivere-interpretare, testimoniare-trasfiguare. Queste contrapposizioni perdono senso... Se il limite è sfumato in sé, cioè prima e a prescindere dall'eventuale inquadratura fotografica, si può partire da questa ambiguità per costruire un immagine allo stesso tempo reale e personalissima."
Come nella pittura
F.G."Esatto, è solo in queste condizioni che considero la fotografia una tecnica che è potenzialmente un'arte figurata. Il concetto del riconoscibile è per me un topos culto in fotografia. Quando ho esposto alcune immagini scattate in Sudan ricordo un visitatore che diceva: "secondo me questa è Ostia, altro che Africa!". Mi sono divertito, anche se un po' perplesso, poi ho iniziato a considerare che l'inganno è dietro l'angolo. E ora, col digitale…"
Già, il digitale, tu da che parte stai?
F.G."La querelle digitale-non digitale a me sembra quella tra vinile e compact disc... Alcune prese di posizione sono estreme, fanno dell'amarcord un fardello stupido. Credo che un fotografo debba semplicemente far sapere quanto è intervenuto sull'immagine dopo averla scattata. Una questione di chiarezza, di rispetto reciproco. Io comunque non ritocco le foto che espongo, mi piace l'idea del processo irreversibile dall'inquadratura allo scatto alla stampa. Col digitale ci si può permettere di scattare un numero maggiore di foto, sperimentare di più a parità di costo. Artistico e artificiale hanno lo stesso etimo. Con la fotografia si può giocare con questa dualità fuggendo però dai rischi che comporta."
Come?
F.G."Presentando immagini vere che sembrino verosimili. Che non ci sia il sospetto che sono artefatte ma che allo stesso tempo dèstino uno stupore, uno stupore sano. In questo sì è la Natura che deve vincere, fare la voce grossa…"
"Kalaallit Nunaat
Immagini dalla Groenlandia"
di Federico Geremei
Inaugurazione mercoledì 5 novembre, ore 19
Dal 5 al 30 novembre 2003
Fabrica
Roma, Via Girolamo Savonarola 8
tel: 06 39725514
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