Il mistero di Re Artù: luoghi, fatti e personaggi.
Re Artù
16/07/2003
Artù, Excalibur, Mago Merlino, Camelot, i Cavalieri della Tavola Rotonda, Lancillotto e Ginevra, il Santo Graal, sono i protagonisti di una saga immortale avvolta nel fascino di luoghi che, ancora oggi, conservano una particolare magia. L'antica Britannia del VI secolo d.C. "dove l'aria era spesso nebbiosa e la luce possedeva un incerto splendore", è lo scenario primordiale in cui si svolge l'inizio della fatidica vicenda arturiana.
Il percorso seguito da Elizabeth Jenkins nel libro "Il mistero di Re Artù" (Gruppo Editoriale Armenia, Milano, 2000, 285 pagine, €7,23) ha il merito di svelare tale mistero rimanendo in equilibrio tra storia e leggenda, senza mai cedere in nessuna delle due parti. L'autrice propone un excursus storico-letterario sulla nascita e sulla fortuna del mito arturiano, spaziando tra gli antefatti mitologici – collocati in un'epoca remota ed oscura – e i racconti cavallereschi, dai poeti vittoriani a i nostri giorni. Un viaggio nella memoria letteraria che documenta il passaggio, nella fantasia popolare, del personaggio di Artù da valoroso condottiero bretone a mitico re civilizzato, con tanto di corte e cavalieri a seguito.
Un viaggio ricco di suggestioni, dove la dimensione magica è affidata all'ambientazione a cui l'autrice, forte delle ricche testimonianze storiche e letterarie a sua disposizione, riserva una particolare cura descrittiva. Dalla Piana di Salisbury, dove i Galli eressero la vasta struttura di Stonehenge (oggi il sito megalitico più famoso al mondo) alle colline di Glastonbury, l'Isola di Vetro associata alla mitica Avalon dove fu portato Artù morente, e dal rilievo del Somerset (la mitica Camelot dov'era ubicata la corte di re Artù), sino in Cornovaglia, nel promontorio roccioso di Tintagel dove Uther Pendragon e Igerna concepirono Artù. I luoghi più significativi associati alla vicenda arturiana rivivono tra le pagine del racconto di E. Jenkins, non solo mediante un'accurata documentazione fotografica ma, soprattutto, attraverso l'arte narrativa in grado di restituire a fatti, luoghi e personaggi una ineguagliabile forza.
"Tintagel – scrive E. Jenkis – è uno di quei luoghi che non è necessario vedere per comprenderne la solennità. Gli enormi, elevatissimi picchi di roccia che si gettano a strapiombo sulla spiaggia sottostante e il mare, talvolta color blu pavone, adagiato mollemente contro le spiaggette pietrose, talaltra plumbeo e lanciato rabbiosamente contro la costa fino a esplodere in ondate imponenti e schiumanti esercitano un'influenza talmente potente sull'immaginazione che dire che Artù venne concepito sopra quel mare, in mezzo al rombo di quei cavalloni, significa impregnare il luogo e la storia di una reciproca magia".
La magia che, infatti, oggi conservano le regioni sud-occidentali dell'Inghilterra, dove la leggenda arturiana ha lasciato i segni più evidenti.
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