Esoterismo e cinema
Streghe
18/07/2001
Il videomontaggio a cura di Mario Bianchi, “Tremate tremate, le streghe son tornate!”, presentato alla mostra comasca, offre il fianco ad una rapida rassegna dei principali film a sfondo stregonesco presenti nella storia del cinema.
Carl Theodor Dreyer basa la sua trilogia sull’intolleranza costruendo due film che si riconducono al mondo della stregoneria: “La passione di Giovanna d’Arco” (1927) e soprattutto “Dies Irae” (1943).
Nella storia della pulzella d’Orléans il regista danese riporta l’ossessione dei processi per stregoneria, senza mostrare l’intrepida eroina in battaglia ma semplicemente una ragazza oppressa dal potere.
In “Dies Irae” la stregoneria è vista in maniera più completa: la caccia alle streghe, che in realtà si presenta come denuncia alla contemporanea persecuzione degli ebrei, è il substrato di un film che vede intersecarsi al suo interno i processi contro le accusate, il conflitto tra legge e desiderio, tra dovere ed amore. La storia narra del pastore Absalon che ha sposato in seconde nozze la giovane Anne, figlia di una fattucchiera. Anne si innamora del figlio di Absalon, Martin, che per vigliaccheria non la difenderà quando sua nonna l’accuserà di stregoneria. In un altro personaggio Dreyer descrive le condizioni di una donna considerata strega: è la vecchia Marte Herlofs, vestita di una tunica grezza, inseguita dalla folla, torturata e bruciata viva in una sequenza di rara intensità.
Dopo i primi cinquanta anni della storia della settima arte, i film di genere magico-horror vivono una stagione più prolifica, e i temi esoterici vi giocano un ruolo di primissimo piano.
Tra questi spicca un titolo più degli altri: “Rosemary’s Baby” di Roman Polansky. Il film, girato nel 1968, tratta di una giovane donna newyorchese che incinta, scopre di essere vittima di una setta satanica. La povera mamma partorirà un piccolo mostro, il figlio del diavolo.
Polansky poco prima del 1970 vivrà sulla sua pelle una storia di impressionante similitudine con quanto girato in Rosemary’s Baby: l’episodio della morte di sua moglie incinta, l’attrice Sharon Tate, appartenente alla setta di Charles Manson ed uccisa dalla violenza satanica della setta stessa nella strage di Bel Air.
Polansky tornerà spesso sui temi demoniaci: anche nel suo ultimo film “La nona porta” (1999) infatti racconta l’affannosa ricerca da parte di un bibliofilo di libri antichi che si rivelano essere a stretto contatto con il maligno.
Negli ultimi trent’anni ha trovato grande diffusione tutto il genere horror, e lo scontro con Satana ha portato al celebre “L’esorcista” di William Friedkin (1973), storia di un esorcismo, e ad i suoi minori sequel.
L’horror ha però affrontato tutti risvolti delle forze oscure: ancora il diavolo ne “Il signore del male” di John Carpenter (1987), “L’avvocato del diavolo” di Taylor Hackford (1997); l’Anticristo in tutta la saga "Omen" (quattro film dal 1976 al 1991), “La setta” di Michele Soavi (1991); le streghe in “Suspiria” di Dario Argento (1977), “The Blair Witch Project” di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez (1999); l’ignoto ne “Il sesto senso” di M. Night Shyamalan (1999, tanto per citarne alcuni.
Anche un genere più leggero come la commedia è stato coinvolto dal fascino della conoscenza esoterica: “Le streghe di Eastwick” George Miller (1987), “La morte ti fa bella” di Robert Zemeckis (1992), “Hocus Pocus” (1993) di Kenny Ortega, ne sono alcune testimonianze.
Una menzione meritano inoltre alcuni cartoni animati disneyani come “Biancaneve e i Sette nani” (1937) e “La bella addormentata nel bosco” (1959) con le loro celeberrime streghe, ma ancor di più tutta la caratterizzazione magico-medievale de “La spada nella roccia” (1963) con gli indimenticabili dispetti a colpi di incantesimi tra Mago Merlino e Maga Magò.
Questa piccola rassegna non può inoltre tralasciare le trasposizioni cinematografiche del "Macbeth" di Shakespeare nelle due splendide versioni di Orson Welles (1948) e ancora una volta di Roman Polansky (1972). In questi due film viene dato ampio spazio alle tre streghe protagoniste della profezia attorno alla quale ruota tutto il dramma (nella versione nipponica del 1957, intitolata “Il trono di sangue” di Akira Kurosawa, le streghe cedono il posto ad una Parca): sono le fedeli riproduzioni visive delle tre vecchie ciarliere e pittoresche del testo shakespeariano.
Chiudere il presente percorso cinematografico spetta ad un recente film italiano, quel “Gostanza da Libbiano” di Paolo Benvenuti (2000) che narra la vera storia, avvenuta sul finire del ‘500 della guaritrice di San Miniato Monna Gostanza, accusata di stregoneria. La donna affidata a due preti per la confessione a poco a poco entra nei panni del ruolo impostole dall’esterno. Più volte questo film è stato avvicinato per rigore metodologico ai film di Dreyer “La passione di Giovanna d’Arco” e “Dies Irae” ed è giusto riconnettersi in una sorta di cerchio “magico” alle due opere con cui si è dato inizio a questa piccola storia di streghe e demoni.
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