Miracolo di San Benno
Centro Storico
- Artista: Carlo Saraceni
- Dove: Miracolo di San Benno
- Realizzazione: 1618
Il dipinto, all’interno della chiesa della nazione tedesca a Roma, costituisce la pala d’altare della cappella di Johann Lambacher, intitolata al vescovo di Meissen (†1107), particolarmente celebre in Germania poiché patrono di Monaco di Baviera.
L’opera narra la leggenda più famosa connessa al santo, secondo la quale Benno, deposto dall’imperatore Enrico IV che non vide di buon grado che il vescovo avesse difeso papa Gregorio VII, lanciò le chiavi del duomo di Meissen nelle acque dell’Elba.
Il miracolo avvenne qualche anno dopo, quando Benno, tornato in carica, recuperò le chiavi dal ventre di un pesce. Saraceni immortala il momento esatto in cui il santo vescovo estrae le chiavi tra lo stupore degli astanti, la cui presenza permette al pittore di delineare tipi fisiognomici fortemente caratterizzati, vesti sdrucite come quelle dell’uomo in ginocchio in primo piano e, soprattutto, la natura morta del pesce protagonista della vicenda. In questo caso è la luce che illumina la scena, a costituire il massimo rimando alla pittura di Caravaggio: essa infatti proviene dall’angolo superiore destro della tela, con lo stesso taglio presente nella Vocazione di Matteo di San Luigi dei Francesi.
L’opera narra la leggenda più famosa connessa al santo, secondo la quale Benno, deposto dall’imperatore Enrico IV che non vide di buon grado che il vescovo avesse difeso papa Gregorio VII, lanciò le chiavi del duomo di Meissen nelle acque dell’Elba.
Il miracolo avvenne qualche anno dopo, quando Benno, tornato in carica, recuperò le chiavi dal ventre di un pesce. Saraceni immortala il momento esatto in cui il santo vescovo estrae le chiavi tra lo stupore degli astanti, la cui presenza permette al pittore di delineare tipi fisiognomici fortemente caratterizzati, vesti sdrucite come quelle dell’uomo in ginocchio in primo piano e, soprattutto, la natura morta del pesce protagonista della vicenda. In questo caso è la luce che illumina la scena, a costituire il massimo rimando alla pittura di Caravaggio: essa infatti proviene dall’angolo superiore destro della tela, con lo stesso taglio presente nella Vocazione di Matteo di San Luigi dei Francesi.