Come sopravvivere ai francesi

Francesi
 

16/07/2003

Francesco Zardo ha vissuto a Parigi per un anno… ed è sopravvissuto. Sì perché, ammonisce l'autore, vivere in Francia per un italiano può essere un'esperienza davvero faticosa. A cominciare dai bagni senza bidet… Il libro, da poco nelle librerie, è una gustosa guida a tutte le bizzarie, nevrosi e tic delle odiate/amate "tribù galliche" del XXI secolo. Alcune sono stranote, come l'usanza di portare un'intera baguette sottobraccio e la tendenza linguistica ad accorciare i nomi stranieri accentando l'ultima sillaba (simbolo piuttosto evidente di quel senso di grandeur francese votato alla tutela amministrativa della lingua nazionale). Ma il nostro Fransescò non indugia sui luoghi comuni piuttosto li smaschera, confessa indiscrezioni e anomalie del popolo che lo ospita con un'arguzia stilistica che sfiora la satira sociale. Con gli occhi da turista prima e da italiano che vive in Francia poi, Francesco Zardo scrive un libro divertentissimo, che dovrebbe leggere chiunque (bastano due ore) ma soprattutto chi avesse intenzione di andare a Parigi prima o poi. In questo vademecum redatto tra il serio e il faceto, sulla falsariga del tipo "istruzioni per l'uso", passano in rassegna alcuni luoghi topici della vita parigina, dai grandi magazzini Tati – che in francese significa "zia", dove tutto costa poco – al cinema Max Linder dove "è talmente un piacere andarci… che qualunque film sembra, visto in questo cinema, un po' più bello". Poi c'è il cimitero Père-Lachaise, segnalato in quasi tutte le guide turistiche della città per via della tomba di Jim Morrison, tra le tante dei personaggi illustri qui sepolti (Vincenzo Bellini, George Mélies, Maria Callas, Apollinaire, Chopin, Proust, Oscar Wilde, Jacques-Louis David, solo per citarne alcuni). Un vero monumento alla morte. Per non parlare della proverbiale cucina francese, raffinata e pretenziosa. Anche lei, naturalmente, ha i suoi monumenti: La Tour d'Argent (a quai de la Tournelle, sulla rive gauche) tanto per cominciare. Nel ristorante parigino più celebre del mondo le anatre all'arancia (specialità del posto) vengono servite con una carta d'identità a margine. Oppure c'è Chartier, "il più francese dei ristoranti francesi", con quei cassettini di legno alla parete dell'ingresso un tempo destinati a conservare i tovaglioli dei clienti. Come dire, a ciascuno il suo. Insomma il racconto di "un italiano che ce l'ha fatta" ha tutta l'aria di essere una guida parecchio alternativa della Ville Lumière, ricco di tutte quelle insolite stramberie che il più delle volte si vorrebbero trovare nelle guide turistiche tradizionali, magari accanto all'elenco dei monumenti da vedere. Curiosità delle curiosità: sapevate che Parigi, come Roma, ha sette colli? Francesco Zardo Come sopravvivere ai francesi. Il racconto di un italiano che ce l'ha fatta Cooper Castelvecchi Pp. 128, €10.