Christian Boltanski
Opera di Christian Boltanski
06/04/2005
Albania, Algeria, Australia, Cambogia, Hong Kong, Croazia, Cuba, Grecia, Guinea, India, Iran, Islanda, Italia: sono 2639 gli elenchi telefonici da sfogliare e consultare, un piccolo mondo, una geografia molto speciale entro cui cercare nomi familiari e far rivivere memorie. Collezionati da Christian Boltanski nel corso degli ultimi dieci anni, i volumi ci accolgono all’ingresso del PAC: sistemati in una libreria, con panche e tavoli per la consultazione, costituiscono Les abonnès du télèphone, opera emblematica del lavoro dell’artista francese.
Nato a Parigi nel 1944 , fin dagli anni Sessanta Boltanski opera attraverso le azioni di un archivista: selezionare, raccogliere, conservare, catalogare. Collezionare e mostrare oggetti, fotografie... o semplicemente storie.
Creando inventari dalle dimensioni spesso enciclopediche, Boltanski si appropria dei metodi dell’indagine scientifica; come in un museo etnografico, attraverso teche ed etichette, mette in scena l’onnipresente tema della memoria, del passaggio del tempo e degli aspetti effimeri dell’esistenza umana.
La fotografia è un elemento costante nella sua opera: diverse le installazioni in mostra al PAC che ne fanno uso. Da Entre temps, in cui sette fotografie, che ritraggono l’artista tra i 7 e i 58 anni, si sovrappongono in dissolvenza incrociata, a Contacts, otto teche che racchiudono provini e piccole fotografie di Boltanski stesso, di persone incontrate nell’arco della sua vita o di alcuni oggetti feticcio. O ancora Les Portants in cui, montate su portabiti, fotografie tratte dal giornale francese “Detective” ritraggono alcune vittime e i loro assassini.
Strettamente connesso al tema della memoria è lo scorrere inesorabile del tempo, costantemente ricordato dalla voce di Horloge parlante, che, secondo dopo secondo, indica l’ora. In 6 septembres l’artista proietta tutte le notizie del telegiornale trasmesse nel giorno del suo compleanno, il 6 settembre, dal 1944 ad oggi. Scorrendo a una velocità molto più rapida del normale, in meno di cinque minuti ci troviamo di fronte sessant’anni di storia. Il risultato è uno straordinario dizionario di avvenimenti, una vera enciclopedia visiva, però difficilmente consultabile. Il flusso di informazioni è talmente veloce da non poter distinguere fatti e persone, e, nonostante un dispositivo di fermo immagine consenta l’interruzione della trasmissione, la velocità di scorrimento è tale da rendere impossibile il blocco sull’inquadratura scelta.
Al primo piano, accanto alle scarne lapidi con scritte le date di nascita e morte di persone care a Boltanski e che costituiscono Mes morts, l’installazione Coeur ci accoglie in una sorta di scatola buia in cui una lampadina trasmette, a intermittenza, i battiti del cuore dell’artista. Una forte carica di silenzio crea un’atmosfera solenne, in cui l’evocazione della vita si intreccia a quella della morte, che, con serena accettazione, diventa protagonista.
ULTIME NOTIZIE Christian Boltanski
A cura di Jean-Hubert Martin
Fino al 12 giugno 2005
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro, 14 - 20121 Milano
Dal martedì alla domenica - dalle 9.30 alle 17.30
Giovedì fino alle 21.00, domenica fino alle 19.30
Info: tel. 02 76009085 - www.comune.milano.it/pac
Nato a Parigi nel 1944 , fin dagli anni Sessanta Boltanski opera attraverso le azioni di un archivista: selezionare, raccogliere, conservare, catalogare. Collezionare e mostrare oggetti, fotografie... o semplicemente storie.
Creando inventari dalle dimensioni spesso enciclopediche, Boltanski si appropria dei metodi dell’indagine scientifica; come in un museo etnografico, attraverso teche ed etichette, mette in scena l’onnipresente tema della memoria, del passaggio del tempo e degli aspetti effimeri dell’esistenza umana.
La fotografia è un elemento costante nella sua opera: diverse le installazioni in mostra al PAC che ne fanno uso. Da Entre temps, in cui sette fotografie, che ritraggono l’artista tra i 7 e i 58 anni, si sovrappongono in dissolvenza incrociata, a Contacts, otto teche che racchiudono provini e piccole fotografie di Boltanski stesso, di persone incontrate nell’arco della sua vita o di alcuni oggetti feticcio. O ancora Les Portants in cui, montate su portabiti, fotografie tratte dal giornale francese “Detective” ritraggono alcune vittime e i loro assassini.
Strettamente connesso al tema della memoria è lo scorrere inesorabile del tempo, costantemente ricordato dalla voce di Horloge parlante, che, secondo dopo secondo, indica l’ora. In 6 septembres l’artista proietta tutte le notizie del telegiornale trasmesse nel giorno del suo compleanno, il 6 settembre, dal 1944 ad oggi. Scorrendo a una velocità molto più rapida del normale, in meno di cinque minuti ci troviamo di fronte sessant’anni di storia. Il risultato è uno straordinario dizionario di avvenimenti, una vera enciclopedia visiva, però difficilmente consultabile. Il flusso di informazioni è talmente veloce da non poter distinguere fatti e persone, e, nonostante un dispositivo di fermo immagine consenta l’interruzione della trasmissione, la velocità di scorrimento è tale da rendere impossibile il blocco sull’inquadratura scelta.
Al primo piano, accanto alle scarne lapidi con scritte le date di nascita e morte di persone care a Boltanski e che costituiscono Mes morts, l’installazione Coeur ci accoglie in una sorta di scatola buia in cui una lampadina trasmette, a intermittenza, i battiti del cuore dell’artista. Una forte carica di silenzio crea un’atmosfera solenne, in cui l’evocazione della vita si intreccia a quella della morte, che, con serena accettazione, diventa protagonista.
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A cura di Jean-Hubert Martin
Fino al 12 giugno 2005
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro, 14 - 20121 Milano
Dal martedì alla domenica - dalle 9.30 alle 17.30
Giovedì fino alle 21.00, domenica fino alle 19.30
Info: tel. 02 76009085 - www.comune.milano.it/pac
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