Balthus a Venezia
Balthus
25/02/2004
Sta per chiudere la grande mostra su Balthus di Palazzo Grassi a Venezia. E’ tempo di tirare le somme.
L’esposizione ha attirato da subito gli appassionati, basti pensare che a sole due settimane dall’apertura l’avevano già visitata oltre 22000 persone e dopo un mese circa il doppio, seconda per affluenza solo alla Biennale di Venezia e all’esposizione milanese di Palazzo Reale su Picasso.
Balthus è scomparso lo scorso febbraio, all’età di 92 anni, e nel settembre successivo la mostra veneziana si è assunta l’impegno di offrire la prima grande retrospettiva dell’opera dell’artista.
L’esposizione di Palazzo Grassi, curata da Jean Clair con la collaborazione di Virginie Monnier, si è avvalsa di 250 opere provenienti da oltre 90 fra musei, collezioni private e istituzioni culturali di dieci paesi.
Coinvolte nella mostra tutte le trentasei sale di Palazzo Grassi: ben quattromila metri quadri di spazio espositivo allestito da Gae Aulenti e Francesca Fenaroli.
Nella rassegna veneziana è stato possibile ricostruire persino una mostra storica: quella che Balthus realizzò per la Galleria Pierre di Parigi nel 1934. Fu la mostra che diede la massima notorietà all’artista soprattutto per la portata scandalistica che venne riscontrata in molte opere esposte, dal taglio evidentemente sensuale e voyeuristico. Sei le opere che Balthus scelse per quell’occasione, recensite allora da Antonin Artaud sulla "Nouvelle Revue Française", e che oggi sono state riproposte al primo piano di Palazzo Grassi: “La Rue” (MOMA, New York), “La Toilette de Cathy” e “Alice” (Musée National d’Art Moderne, Centre George Pompidou, Parigi), “La fenetre” (Indiana University Art Museum), “La leçon de guitare” (collezione privata), “Portrait de jeune fille en costume d’Amazone” (coll. Privata Stanislas Klossowski de Rola).
In molte delle opere esposte risaltano i corpi di fanciulle, dolcemente incantate, colte nella quotidianità, mentre si pettinano, memori delle pose di Degas, ma completamente svincolate da ogni dettame impressionistico, collocate in un tempo sospeso, che le avvicina ad una via mediana tra le tele naif di Rousseau, quelle sognanti di Chagall, la pittura metafisica di De Chirico e Carrà.
Dichiarata la portata dell’influenza che Balthus deriva dai grandi pittori italiani del ‘400 quali Paolo Uccello, Piero ella Francesca, Masaccio, che nella pittura di Balthus si ritrovano accostati al realismo di Gustave Courbet.
L’artista francese d’origine polacca va riconosciuto come un fervido oppositore di tutte le tendenze informali, anti-figurativiste, che durante l’arco della sua carriera sono venute affermandosi, senza mai toccarlo da vicino. Un artista fuori dal suo tempo, classico a suo modo, difensore di una traccia umana che andava estinguendosi. Tutto il quadro che si viene a delineare attorno a Balthus spiega agevolmente l’importanza data dal pittore al disegno, che, proprio come per i grandi maestri rinascimentali, riveste un ruolo di primo piano.
BALTHUS
Fino al 6 gennaio 2002
Palazzo Grassi, San Samuele 3231, Venezia
Orario: 10h-19h (chiusa 24-25-31/12 e 1/1)
Biglietto: intero 16.000 Lire, ridotto 12.000 Lire
Info: tel. 199139139
www.palazzograssi.it
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