Volevo nascondermi, eletto film dell'anno, torna al cinema il 19 agosto
Ai Nastri d'Argento trionfa il cinema d'arte con Ligabue e l'Ermitage
Volevo Nascondermi, Elio Germano è Antonio Ligabue nel film diretto da Giorgio Diritti, con la sceneggiatura di Tania Pedroni, prodotto da Palomar con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution | Premiato ai Nastri d’Argento come il film dell’anno
Samantha De Martin
09/07/2020
I presupposti c’erano tutti, nonostante l’incursione della pandemia ne avesse ritardato l’uscita nelle sale di una settimana.
Già al Festival di Berlino, dove il suo protagonista, Elio Germano, era stato premiato con l’Orso d’Argento come migliore attore, si intuiva che Volevo Nascondermi, il film di Gorgio Diritti dedicato al pittore Antonio Ligabue, sarebbe andato lontano. Per tornare al cinema il 19 agosto, con anteprime nei giorni 15-16-18, per una nuova, attesissima incursione, nelle sale di tutta Italia.
Ed in effetti il film d’arte che esplora l’anima, combattuta e dannata in un corpo deforme, di “Toni al Matt”, un uomo solo, rachitico, con qualche rotella fuori posto, il pittore che materializza sulla tela mondi fantastici, dipingendo i pioppi sulle rive del Po, e conferendo a tigri, leoni, giungle tropicali, uccelli, colori pieni di vita, è stato premiato ai Nastri d’Argento come il film dell’anno. Un successo che premia anche Soggetto e Sceneggiatura, Costumi, Scenografia e Trucco.
Elio Germano interpreta Antonio Ligabue nel film Volevo nascondermi diretto da Giorgio Dritti | Foto: © Chico De Luigi
Diretto da Giorgio Diritti, con la sceneggiatura di Tania Pedroni, prodotto da Palomar con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, il film d'arte, che vede un camaleontico Elio Germano vestire i panni di un personaggio decisamente fuori dal comune, si è così aggiudicato il riconoscimento conferito dal 1946 dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) e che premia ogni anno i migliori film, autori, interpreti, produttori e tecnici.
Dalla Svizzera, dove Ligabue nasce da emigrati italiani, al paesino di Gualtieri, nella bassa reggiana - luogo di cui è originario l'uomo che è ufficialmente suo padre e dove l'artista arriva dopo essere stato espulso dalla Svizzera in seguito all’aggressione ai danni della madre adottiva - il film ripercorre l'esistenza di uno dei più illustri artisti naïf del XX secolo.
Elio Germano interpreta Antonio Ligabue nel film Volevo nascondermi diretto da Giorgio Dritti | Foto: © Chico De Luigi
L’ostilità di un paese del quale ignora la lingua, la solitudine nella capanna sul fiume, il freddo, la fame, i ricoveri in manicomio, il rifiuto, e insieme la speranza, inducono Ligabue a colmare i suoi vuoti esistenziali, tra un impiego saltuario e l'altro, con l'arte e la pittura. L'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati (interpretato nel film da Pietro Traldi) lo indurrà a dedicarsi interamente, e fino alla morte, alla pittura, l'attività che, più di ogni di ogni altra, gli permette di comunicare al mondo le sue sensazioni.
Ma anche quando il riscatto arriverà, Toni “el Tudesc” - come Ligabue era soprannominato per le sue origini svizzere - resterà a lungo costretto a barattare i suoi capolavori per un piatto di minestra.
Nel film, che traccia i confini tra genio e follia di un artista oggi grandemente celebrato, Giorgio Diritti ed Elio Germano intercettano il bisogno di amore di Antonio Ligabue, di quella carezza che tenterà di sottrarlo all’autolesionismo con umana pietas.
“Un respiro di felicità in un momento particolare della storia e di preoccupazione per il futuro del cinema italiano e di tutto il mondo artistico” ha definito il premio Giorgio Diritti. “Lotta per la sopravvivenza, orgoglio ed ostinata fiducia oltre ogni difficoltà, sono stati il segno distintivo di Ligabue e credo saranno una buona traccia per tutti noi che amiamo il cinema e la sua magia” ha commentato il regista.
San Pietroburgo, Piazza Ermitage, Still dal film Ermitage. Il Potere dell'Arte | Courtesy Nexo Digital
Ma all’edizione numero 74 dei Nastri d’argento, dedicata al maestro Ennio Morricone e svoltasi proprio nel giorno della sua morte, l’arte trionfa anche nel palmarès dei documentari. L’Ermitage - il potere dell'arte, il docufilm diretto da Michele Mally su soggetto di Didi Gnocchi, che firma la sceneggiatura con Giovanni Piscaglia, si è infatti aggiudicato il Nastro d’argento 2020, per la sezione Documentari ed eventi d’Arte.
Il documentario dedicato al grande museo russo - prodotto tra 3D Produzioni e Nexo Digital con la collaborazione di Villaggio Globale International e di Sky Arte - è un inedito e avvincente viaggio, in compagnia di un grandissimo Toni Servillo, tra le sale e l’identità dell’immenso museo sulla Neva, attraverso i secoli della storia russa e le vicende culturali che hanno portato allo sviluppo delle sue collezioni - circa tre milioni di opere - nel cuore di San Pietroburgo.
San Pietroburgo, Museo Statale dell'Ermitage, Logge di Raffaello, Still dal film Ermitage. Il Potere dell'Arte | Courtesy Nexo Digital
Il fascino di questo “un organismo vivente, un’enciclopedia dell’arte mondiale in lingua russa” come definisce l’Ermitage il suo direttore Michail Piotrovskij, oscilla tra il sogno di Pietro il Grande e le passioni di Caterina, sferzato, ma non distrutto, dalle violenza della storia.
Leggi anche:
• Volevo nascondermi, favola amara su Antonio Ligabue - La nostra recensione
• Volevo nascondermi. In arrivo al cinema il film su Antonio Ligabue
• Il Ligabue di Elio Germano vince alla Berlinale
• Ermitage. Il potere dell'Arte - La nostra recensione
Già al Festival di Berlino, dove il suo protagonista, Elio Germano, era stato premiato con l’Orso d’Argento come migliore attore, si intuiva che Volevo Nascondermi, il film di Gorgio Diritti dedicato al pittore Antonio Ligabue, sarebbe andato lontano. Per tornare al cinema il 19 agosto, con anteprime nei giorni 15-16-18, per una nuova, attesissima incursione, nelle sale di tutta Italia.
Ed in effetti il film d’arte che esplora l’anima, combattuta e dannata in un corpo deforme, di “Toni al Matt”, un uomo solo, rachitico, con qualche rotella fuori posto, il pittore che materializza sulla tela mondi fantastici, dipingendo i pioppi sulle rive del Po, e conferendo a tigri, leoni, giungle tropicali, uccelli, colori pieni di vita, è stato premiato ai Nastri d’Argento come il film dell’anno. Un successo che premia anche Soggetto e Sceneggiatura, Costumi, Scenografia e Trucco.
Elio Germano interpreta Antonio Ligabue nel film Volevo nascondermi diretto da Giorgio Dritti | Foto: © Chico De Luigi
Diretto da Giorgio Diritti, con la sceneggiatura di Tania Pedroni, prodotto da Palomar con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, il film d'arte, che vede un camaleontico Elio Germano vestire i panni di un personaggio decisamente fuori dal comune, si è così aggiudicato il riconoscimento conferito dal 1946 dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) e che premia ogni anno i migliori film, autori, interpreti, produttori e tecnici.
Dalla Svizzera, dove Ligabue nasce da emigrati italiani, al paesino di Gualtieri, nella bassa reggiana - luogo di cui è originario l'uomo che è ufficialmente suo padre e dove l'artista arriva dopo essere stato espulso dalla Svizzera in seguito all’aggressione ai danni della madre adottiva - il film ripercorre l'esistenza di uno dei più illustri artisti naïf del XX secolo.
Elio Germano interpreta Antonio Ligabue nel film Volevo nascondermi diretto da Giorgio Dritti | Foto: © Chico De Luigi
L’ostilità di un paese del quale ignora la lingua, la solitudine nella capanna sul fiume, il freddo, la fame, i ricoveri in manicomio, il rifiuto, e insieme la speranza, inducono Ligabue a colmare i suoi vuoti esistenziali, tra un impiego saltuario e l'altro, con l'arte e la pittura. L'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati (interpretato nel film da Pietro Traldi) lo indurrà a dedicarsi interamente, e fino alla morte, alla pittura, l'attività che, più di ogni di ogni altra, gli permette di comunicare al mondo le sue sensazioni.
Ma anche quando il riscatto arriverà, Toni “el Tudesc” - come Ligabue era soprannominato per le sue origini svizzere - resterà a lungo costretto a barattare i suoi capolavori per un piatto di minestra.
Nel film, che traccia i confini tra genio e follia di un artista oggi grandemente celebrato, Giorgio Diritti ed Elio Germano intercettano il bisogno di amore di Antonio Ligabue, di quella carezza che tenterà di sottrarlo all’autolesionismo con umana pietas.
“Un respiro di felicità in un momento particolare della storia e di preoccupazione per il futuro del cinema italiano e di tutto il mondo artistico” ha definito il premio Giorgio Diritti. “Lotta per la sopravvivenza, orgoglio ed ostinata fiducia oltre ogni difficoltà, sono stati il segno distintivo di Ligabue e credo saranno una buona traccia per tutti noi che amiamo il cinema e la sua magia” ha commentato il regista.
San Pietroburgo, Piazza Ermitage, Still dal film Ermitage. Il Potere dell'Arte | Courtesy Nexo Digital
Ma all’edizione numero 74 dei Nastri d’argento, dedicata al maestro Ennio Morricone e svoltasi proprio nel giorno della sua morte, l’arte trionfa anche nel palmarès dei documentari. L’Ermitage - il potere dell'arte, il docufilm diretto da Michele Mally su soggetto di Didi Gnocchi, che firma la sceneggiatura con Giovanni Piscaglia, si è infatti aggiudicato il Nastro d’argento 2020, per la sezione Documentari ed eventi d’Arte.
Il documentario dedicato al grande museo russo - prodotto tra 3D Produzioni e Nexo Digital con la collaborazione di Villaggio Globale International e di Sky Arte - è un inedito e avvincente viaggio, in compagnia di un grandissimo Toni Servillo, tra le sale e l’identità dell’immenso museo sulla Neva, attraverso i secoli della storia russa e le vicende culturali che hanno portato allo sviluppo delle sue collezioni - circa tre milioni di opere - nel cuore di San Pietroburgo.
San Pietroburgo, Museo Statale dell'Ermitage, Logge di Raffaello, Still dal film Ermitage. Il Potere dell'Arte | Courtesy Nexo Digital
Il fascino di questo “un organismo vivente, un’enciclopedia dell’arte mondiale in lingua russa” come definisce l’Ermitage il suo direttore Michail Piotrovskij, oscilla tra il sogno di Pietro il Grande e le passioni di Caterina, sferzato, ma non distrutto, dalle violenza della storia.
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