Le opere come cartelloni promozionali
A Parigi l'arte rimpiazza la pubblicità
Etienne Lavie, 2014, © Etienne Lavie
E.B.
08/02/2014
Più che street art, "arte di strada", potremmo definirla "arte per la strada".
Grazie al progetto "OMG who stole my ads?" dell'artista francese Etienne Lavie, i boulevard di Parigi si trasformano in un museo a cielo aperto.
Sul suo sito compaiono immagini scattate a passeggio per i quartieri, in metropolitana, tra le edicole e le pensiline dei mezzi pubblici, in mezzo ai passanti che, ignari o distratti, sembrano tirare dritto senza notare la magia che accade intorno a loro.
Un esperimento simile era già stato proposto nell'agosto 2013, quando il progetto "Art Everywhere", supportato da importanti enti tra cui la Tate e The Art Fund, aveva diffuso in ogni angolo della Gran Bretagna oltre 22 mila poster di arte inglese.
Lavie correda la galleria con un criptico commento composto da "blah blah blah", talvolta intervallati da qualche sporadico "consapevolezza"…"società"… "comunicazione"… "consumismo", e poi "nomade"… "mostra" … "poesia"… "obesità". L'impressione è che voglia far riflettere sull'invadente presenza dei messaggi pubblicitari nella nostra quotidianità, interrogandoci sull'impatto culturale ed estetico che avrebbero i capolavori rinchiusi nel Museo del Louvre se si sostituissero agli slogan commerciali.
Dalle immagini però la tecnica impiegata non risulta affatto chiara. L'artista si è davvero arrampicato fin lassù, o si tratta invece di un'opera di fotoritocco?
Grazie al progetto "OMG who stole my ads?" dell'artista francese Etienne Lavie, i boulevard di Parigi si trasformano in un museo a cielo aperto.
Sul suo sito compaiono immagini scattate a passeggio per i quartieri, in metropolitana, tra le edicole e le pensiline dei mezzi pubblici, in mezzo ai passanti che, ignari o distratti, sembrano tirare dritto senza notare la magia che accade intorno a loro.
Un esperimento simile era già stato proposto nell'agosto 2013, quando il progetto "Art Everywhere", supportato da importanti enti tra cui la Tate e The Art Fund, aveva diffuso in ogni angolo della Gran Bretagna oltre 22 mila poster di arte inglese.
Lavie correda la galleria con un criptico commento composto da "blah blah blah", talvolta intervallati da qualche sporadico "consapevolezza"…"società"… "comunicazione"… "consumismo", e poi "nomade"… "mostra" … "poesia"… "obesità". L'impressione è che voglia far riflettere sull'invadente presenza dei messaggi pubblicitari nella nostra quotidianità, interrogandoci sull'impatto culturale ed estetico che avrebbero i capolavori rinchiusi nel Museo del Louvre se si sostituissero agli slogan commerciali.
Dalle immagini però la tecnica impiegata non risulta affatto chiara. L'artista si è davvero arrampicato fin lassù, o si tratta invece di un'opera di fotoritocco?
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