In mostra fino al 14 maggio
Palazzo Pitti celebra Eleonora di Toledo, la regina della moda che cambiò il volto di Firenze
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Samantha De Martin
07/02/2023
Firenze - Oggi sarebbe un’influencer di successo innamorata dell'arte. Ma anche una Anna Wintour del suo tempo, come l’ha definita il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt. Solo che, a differenza della storica direttrice di Vogue America, Eleonora di Toledo divenne presto la precoce (e rara) icona rinascimentale del potere e del carisma femminile in un’epoca in cui alle donne non era concesso troppo spazio.
Manager abilissima e arbitra elegantiarum, icona di bellezza, regina della moda e del costume del tempo, influente personalità politica e appassionata d’arte. Fu tutto questo la “gran signora del Cinquecento", protagonista di una mostra accolta nei sontuosi spazi del Tesoro dei Granduchi al piano terreno della reggia di Palazzo Pitti, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e curata dallo storico dell’arte e docente della New York University Florence Bruce Edelstein.
A raccontarla fino al 14 maggio saranno oltre cento opere, tra dipinti, sculture, disegni, antichi abiti di lusso e gioielli, che ripercorrono l’impatto culturale che la fondatrice del Giardino di Boboli, simbolo rinascimentale del potere e del carisma femminile, ha avuto sul suo tempo.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il percorso, dal titolo Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, è suddiviso in sette sezioni.
Nel primo capitolo seguiremo la figlia del viceré di Napoli, don Pedro de Toledo - straordinario committente di palazzi, ville e giardini - nella città campana che, a inizio Cinquecento, era una metropoli di grande prestigio. Il Ritratto di Pedro de Toledo come cavaliere dell’ordine di Santiago di Tiziano Vecellio, prestito dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, ci guida verso la seconda sezione del percorso dedicata all’arrivo sfarzoso di Eleonora a Firenze. Divenuta moglie di Cosimo de' Medici, che aveva sposato per procura a Napoli, Eleonora ebbe ben undici figli. La cura degli interessi familiari e la nascita di una prole numerosa, tra i suoi principali obiettivi, guidano la terza tappa della mostra dove campeggia il ritratto con il figlio Giovanni realizzato da Agnolo Bronzino nel 1545. D’altronde la duchessa alimentava la committenza dialogando intensamente con artisti del calibro di Bronzino, Bachiacca, Salviati, Vasari, Stradano.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
A meno di un anno dal suo arrivo a Firenze Eleonora si dedicò alla creazione di una residenza degna della corte ducale. La famiglia abbandonò Palazzo Medici per trasferirsi a Palazzo Vecchio, dove fu presto avviato il progetto che avrebbe trasformato la vecchia sede della Signoria nella sfarzosa dimora di famiglia, come testimonia l’Arazzo della bottega di Nicolas Karcher, tessuto da un cartone di Francesco Salviati, Compianto sul Cristo morto degli Uffizi, esposto in mostra.
Oltre a possedere straordinarie capacità organizzative e a svolgere un ruolo fondamentale nello costruzione della corte medicea, Eleonora introdusse l’etichetta spagnola a Firenze, rivoluzionando la moda delle élite. Attraverso l’imposizione di abiti adottati nella corte napoletana del padre don Pedro di Toledo, fu responsabile diretta delle scelte del vestiario dei figli, delle sue dame, del marito e dell’intera corte. Quando Francesco, a soli sette anni, intraprese la sua prima missione pubblica andando a Genova per incontrare il futuro re di Spagna Filippo II, fu lei a determinarne la mise, e fu così anche per Giovanni, quando si recò a Roma nel 1559 in compagnia di Vasari per ritirare il suo cappello cardinalizio.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Oltre che nella moda Eleonora svolse un ruolo di grande innovazione anche nello sviluppo del verde. L’opera più importante tra le committenze della duchessa fu il Giardino di Boboli; d’altra parte la passione per i giardini e la vita extraurbana era strettamente correlata ad una strategia economica mirata ad aumentare notevolmente le tenute della famiglia Medici, rendendole redditizie attraverso la coltivazione del grano.
Il Ritratto di Eleonora di Toledo, attribuito ad Alessandro Allori, prestito dalla Gemäldegalerie di Berlino, è l’opera chiave dell’ultima tappa di questo percorso, dedicata alla fortuna e al lascito culturale di questa donna ambiziosa e volitiva, e alla sua immagine, ora raffigurata nei ritratti invecchiata e sofferente, ora florida e giovane.
Altra eredità culturale di Eleonora in campo religioso fu il sostegno concesso a Firenze ai Gesuiti e la fondazione per via testamentaria di un monastero per nobildonne dedicato alla Santissima Concezione.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Quello che è certo è che la sovrana gettò le basi del principato, determinando con il suo impegno il volto di Firenze come lo vediamo oggi.
“Si pensi solo a Palazzo Vecchio - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - riadattato e decorato da alcuni dei maggiori pittori dell'epoca per ospitare i suoi appartamenti e dove andò a vivere nel 1540, al Giardino di Boboli e a Palazzo Pitti, acquistati nel febbraio 1550 dalla duchessa con le proprie finanze e trasformati secondo i suoi personali ideali progettuali e da lei amministrati attivamente, da vera e propria manager del patrimonio. Insieme a Vittoria Colonna, Eleonora fu altresì una delle grandi mecenati donne, non solo di artisti ma anche di letterati e filologi. Non solo. Come la duchessa di Mantova Isabella d'Este, anche la spagnola trapiantata a Firenze aveva un debole per l'abbigliamento e fu una vera e propria arbitra elegantiarum, quasi una Anna Wintour del periodo”.
Manager abilissima e arbitra elegantiarum, icona di bellezza, regina della moda e del costume del tempo, influente personalità politica e appassionata d’arte. Fu tutto questo la “gran signora del Cinquecento", protagonista di una mostra accolta nei sontuosi spazi del Tesoro dei Granduchi al piano terreno della reggia di Palazzo Pitti, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e curata dallo storico dell’arte e docente della New York University Florence Bruce Edelstein.
A raccontarla fino al 14 maggio saranno oltre cento opere, tra dipinti, sculture, disegni, antichi abiti di lusso e gioielli, che ripercorrono l’impatto culturale che la fondatrice del Giardino di Boboli, simbolo rinascimentale del potere e del carisma femminile, ha avuto sul suo tempo.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il percorso, dal titolo Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, è suddiviso in sette sezioni.
Nel primo capitolo seguiremo la figlia del viceré di Napoli, don Pedro de Toledo - straordinario committente di palazzi, ville e giardini - nella città campana che, a inizio Cinquecento, era una metropoli di grande prestigio. Il Ritratto di Pedro de Toledo come cavaliere dell’ordine di Santiago di Tiziano Vecellio, prestito dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, ci guida verso la seconda sezione del percorso dedicata all’arrivo sfarzoso di Eleonora a Firenze. Divenuta moglie di Cosimo de' Medici, che aveva sposato per procura a Napoli, Eleonora ebbe ben undici figli. La cura degli interessi familiari e la nascita di una prole numerosa, tra i suoi principali obiettivi, guidano la terza tappa della mostra dove campeggia il ritratto con il figlio Giovanni realizzato da Agnolo Bronzino nel 1545. D’altronde la duchessa alimentava la committenza dialogando intensamente con artisti del calibro di Bronzino, Bachiacca, Salviati, Vasari, Stradano.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
A meno di un anno dal suo arrivo a Firenze Eleonora si dedicò alla creazione di una residenza degna della corte ducale. La famiglia abbandonò Palazzo Medici per trasferirsi a Palazzo Vecchio, dove fu presto avviato il progetto che avrebbe trasformato la vecchia sede della Signoria nella sfarzosa dimora di famiglia, come testimonia l’Arazzo della bottega di Nicolas Karcher, tessuto da un cartone di Francesco Salviati, Compianto sul Cristo morto degli Uffizi, esposto in mostra.
Oltre a possedere straordinarie capacità organizzative e a svolgere un ruolo fondamentale nello costruzione della corte medicea, Eleonora introdusse l’etichetta spagnola a Firenze, rivoluzionando la moda delle élite. Attraverso l’imposizione di abiti adottati nella corte napoletana del padre don Pedro di Toledo, fu responsabile diretta delle scelte del vestiario dei figli, delle sue dame, del marito e dell’intera corte. Quando Francesco, a soli sette anni, intraprese la sua prima missione pubblica andando a Genova per incontrare il futuro re di Spagna Filippo II, fu lei a determinarne la mise, e fu così anche per Giovanni, quando si recò a Roma nel 1559 in compagnia di Vasari per ritirare il suo cappello cardinalizio.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Oltre che nella moda Eleonora svolse un ruolo di grande innovazione anche nello sviluppo del verde. L’opera più importante tra le committenze della duchessa fu il Giardino di Boboli; d’altra parte la passione per i giardini e la vita extraurbana era strettamente correlata ad una strategia economica mirata ad aumentare notevolmente le tenute della famiglia Medici, rendendole redditizie attraverso la coltivazione del grano.
Il Ritratto di Eleonora di Toledo, attribuito ad Alessandro Allori, prestito dalla Gemäldegalerie di Berlino, è l’opera chiave dell’ultima tappa di questo percorso, dedicata alla fortuna e al lascito culturale di questa donna ambiziosa e volitiva, e alla sua immagine, ora raffigurata nei ritratti invecchiata e sofferente, ora florida e giovane.
Altra eredità culturale di Eleonora in campo religioso fu il sostegno concesso a Firenze ai Gesuiti e la fondazione per via testamentaria di un monastero per nobildonne dedicato alla Santissima Concezione.
Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi
Quello che è certo è che la sovrana gettò le basi del principato, determinando con il suo impegno il volto di Firenze come lo vediamo oggi.
“Si pensi solo a Palazzo Vecchio - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - riadattato e decorato da alcuni dei maggiori pittori dell'epoca per ospitare i suoi appartamenti e dove andò a vivere nel 1540, al Giardino di Boboli e a Palazzo Pitti, acquistati nel febbraio 1550 dalla duchessa con le proprie finanze e trasformati secondo i suoi personali ideali progettuali e da lei amministrati attivamente, da vera e propria manager del patrimonio. Insieme a Vittoria Colonna, Eleonora fu altresì una delle grandi mecenati donne, non solo di artisti ma anche di letterati e filologi. Non solo. Come la duchessa di Mantova Isabella d'Este, anche la spagnola trapiantata a Firenze aveva un debole per l'abbigliamento e fu una vera e propria arbitra elegantiarum, quasi una Anna Wintour del periodo”.
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