Dal 14 febbraio a Brescia, Capitale della Cultura 2023
"Miseria & Nobiltà": una grande mostra riscopre Giacomo Ceruti, il pittore avventuroso
Giacomo Ceruti, Ritratto di fanciulla con ventaglio, 1725 -1730 circa| Courtesy Fondazione Accademia Carrara, Bergamo
Francesca Grego
06/02/2023
Brescia - Non più Pitocchetto, bensì Giacomo Ceruti, pittore europeo tra i più curiosi e versatili nel panorama del XVIII secolo. Libero dal nomignolo che lo relegava nel regno minore degli artisti di genere, Ceruti si rivela invece capace di attraversare i generi e gli stili della sua epoca, oltre ogni apparente contraddizioni: i tempi sono maturi per rileggerne l’arte da nuove prospettive e riscoprirne il valore. Succede a Brescia, Capitale della Cultura 2023 insieme a Bergamo, dove i maestri della tradizione lombarda tornano come non mai sotto i riflettori.
Dal 14 febbraio al 28 maggio la mostra Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento riunirà tra le mura del Museo di Santa Giulia i capolavori del pittore bresciano, grazie a prestiti da importanti musei internazionali ed esclusive collezioni private: una riscoperta in grande stile, dunque, che si avvale della collaborazione del J. Paul Getty Museum di Los Angeles, dove l’esposizione farà tappa nella prossima estate. I visitatori della mostra avranno modo di ammirare ben 60 dipinti di Ceruti, accanto a 40 opere di autori contemporanei con cui il maestro ebbe modo di confrontarsi: da Giambattista Moroni a Fra Galgario, dallo spagnolo José de Ribera al fiammingo Michiel Sweerts, fino al francese Hyacinthe Rigaud o al veneziano Giambattista Tiepolo, per un colpo d’occhio sulla vasta cultura visiva del protagonista. Non mancheranno pezzi inediti e nuove attribuzioni, ulteriore dimostrazione di come l’arte sia materia viva, capace di evolversi e aggiornarsi di continuo.
Giacomo Antonio Ceruti, Autoritratto come pellegrino. Museo di Villa Bassi Rathgeb, Abano Terme
Accanto al pittore dei “pitocchi”, ovvero della gente umile che Ceruti ha saputo raccontare come nessun altro, scopriremo il ritrattista sopraffino ricercato da facoltosi committenti, l’autore di nature morte quasi tangibili e di mirabili pale d’altare, il cantore di scene arcadiche e mitologiche o l’inventore di pittoreschi personaggi di ispirazione orientale. In ciascuno di questi ruoli, Ceruti si rinnova e si trasforma nel corso degli anni, in risposta ai cambiamenti del gusto, agli ambienti e alle novità artistiche con cui viene via via in contatto, conquistando il titolo di “pittore avventuroso”.
Giacomo Ceruti, Il fumatore, 1736 circa. Gallerie Nazionale d'Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma
Brescia, Milano e Venezia sono le città in cui si svolge la sua vita, contesti molto diversi ai quali si aggiungono i soggiorni a Piacenza e a Padova, dove lascerà opere importanti. Se in Lombardia si segnalerà per l’essenzialità e l’attenzione al vero, in Laguna scoprirà il dinamismo, la leggerezza e soprattutto il colore, senza mai perdere la sua caratteristica schiettezza. “Giacomo Ceruti, grazie alla sua curiosità senza molti uguali nel panorama artistico del Settecento italiano, si confronta, dopo gli anni dell'affermazione a Brescia, con i maestri veneziani e francesi del suo tempo, mantenendosi però fedele al naturalismo e alla ricerca del vero degli anni della formazione lombarda”, racconta Alessandro Morandotti, curatore della mostra insieme a Roberta D’Adda e a Francesco Frangi: “È allora che la sua produzione si arricchisce di nuovi soggetti, lontani dalla severità e dall'impegno degli anni giovanili, tra fastosi ritratti mondani, scene galanti e teste di fantasia. La mostra Miseria & Nobiltà restituisce la versatilità del pittore come in un colorato caleidoscopio”.
Giacomo Ceruti, Ritratto di due ragazze (Le due sorelle), 1720-1725 circa. Olio su tela, 134 x 84 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
Impossibile tuttavia dimenticare le vivide tele del Ceruti pauperista, quello che negli anni Trenta del Novecento attrasse l’attenzione di studiosi eccelsi come Giuseppe Delogu e Roberto Longhi, segnando la fine di un lungo oblio. “La novità che Ceruti introduce nella pittura italiana del Settecento non è rappresentare i personaggi del popolo, ma rappresentarli come persone autentiche, ognuna con una propria individualità”, spiega il curatore Francesco Frangi: “I suoi poveri non sono mai persone qualsiasi, non appartengono al mondo spensierato delle scene di genere. Sono presenze indimenticabili, spesso solenni, che si impongono sulla scena con la stessa dignità dei ritratti e costringono chi li osserva a interrogarsi sul loro destino”.
Giacomo Ceruti, Donne che lavorano, 1720-1725 circa. Olio su tela, 170.5 x 194 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
Questa attenzione alla verità sarà la costante del lavoro di Ceruti: che abbia di fronte un nobile o una contadina, il maestro lombardo persegue “un dialogo senza distrazioni col modello, finalizzato a rivelarne le inclinazioni più sincere”, affermandosi come un fuoriclasse del ritratto. La mostra bresciana esplorerà questo suo talento da ogni angolazione, dalla straordinaria Ragazza con il cane del Metropolitan Museum di New York al teatrale Gentiluomo con corazza dipinto a Venezia, dalla finezza psicologica del Busto di giovane o del Ritratto di ragazza, capolavoro dell’Accademia Carrara, fino all’ultimo quadro dipinto, che fissa su un piccolo foglio di rame il volto vivido di un giovane sacerdote milanese: una sorta di intimo congedo, utile a ricordarci che, nato grande ritrattista, Ceruti lo fu per sempre, pur mutando pelle, fino agli ultimi giorni di vita.
Giacomo Ceruti, Ritratto di violoncellista, 1745-50. Kunsthistorisches Museum, Vienna
“Il rapporto che lega Giacomo Ceruti e Brescia è straordinario da sempre e, se possibile, è cresciuto, negli ultimi anni”, afferma la curatrice Roberta D’Adda: “Non solo la riscoperta dell’artista è partita, nel Novecento, dalle sale della Pinacoteca Tosio Martinengo, ma sono queste stesse sale che oggi conservano, grazie alle nuove acquisizioni, il più importante corpus al mondo, con 17 opere. Un rapporto fatto di studio, ricerca, cura, restauro, conservazione, scoperte, promozione e che arriva in questo 2023, a Miseria & Nobiltà: una mostra doverosa che restituisce Ceruti a una dimensione nazionale e internazionale che merita e di cui siamo orgogliosi”.
Giacomo Ceruti (1698 - 1767), Ritratto di vecchio con carlino, Olio su tela, 57 x 74 cm, Collezione privata
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Dal 14 febbraio al 28 maggio la mostra Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento riunirà tra le mura del Museo di Santa Giulia i capolavori del pittore bresciano, grazie a prestiti da importanti musei internazionali ed esclusive collezioni private: una riscoperta in grande stile, dunque, che si avvale della collaborazione del J. Paul Getty Museum di Los Angeles, dove l’esposizione farà tappa nella prossima estate. I visitatori della mostra avranno modo di ammirare ben 60 dipinti di Ceruti, accanto a 40 opere di autori contemporanei con cui il maestro ebbe modo di confrontarsi: da Giambattista Moroni a Fra Galgario, dallo spagnolo José de Ribera al fiammingo Michiel Sweerts, fino al francese Hyacinthe Rigaud o al veneziano Giambattista Tiepolo, per un colpo d’occhio sulla vasta cultura visiva del protagonista. Non mancheranno pezzi inediti e nuove attribuzioni, ulteriore dimostrazione di come l’arte sia materia viva, capace di evolversi e aggiornarsi di continuo.
Giacomo Antonio Ceruti, Autoritratto come pellegrino. Museo di Villa Bassi Rathgeb, Abano Terme
Accanto al pittore dei “pitocchi”, ovvero della gente umile che Ceruti ha saputo raccontare come nessun altro, scopriremo il ritrattista sopraffino ricercato da facoltosi committenti, l’autore di nature morte quasi tangibili e di mirabili pale d’altare, il cantore di scene arcadiche e mitologiche o l’inventore di pittoreschi personaggi di ispirazione orientale. In ciascuno di questi ruoli, Ceruti si rinnova e si trasforma nel corso degli anni, in risposta ai cambiamenti del gusto, agli ambienti e alle novità artistiche con cui viene via via in contatto, conquistando il titolo di “pittore avventuroso”.
Giacomo Ceruti, Il fumatore, 1736 circa. Gallerie Nazionale d'Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma
Brescia, Milano e Venezia sono le città in cui si svolge la sua vita, contesti molto diversi ai quali si aggiungono i soggiorni a Piacenza e a Padova, dove lascerà opere importanti. Se in Lombardia si segnalerà per l’essenzialità e l’attenzione al vero, in Laguna scoprirà il dinamismo, la leggerezza e soprattutto il colore, senza mai perdere la sua caratteristica schiettezza. “Giacomo Ceruti, grazie alla sua curiosità senza molti uguali nel panorama artistico del Settecento italiano, si confronta, dopo gli anni dell'affermazione a Brescia, con i maestri veneziani e francesi del suo tempo, mantenendosi però fedele al naturalismo e alla ricerca del vero degli anni della formazione lombarda”, racconta Alessandro Morandotti, curatore della mostra insieme a Roberta D’Adda e a Francesco Frangi: “È allora che la sua produzione si arricchisce di nuovi soggetti, lontani dalla severità e dall'impegno degli anni giovanili, tra fastosi ritratti mondani, scene galanti e teste di fantasia. La mostra Miseria & Nobiltà restituisce la versatilità del pittore come in un colorato caleidoscopio”.
Giacomo Ceruti, Ritratto di due ragazze (Le due sorelle), 1720-1725 circa. Olio su tela, 134 x 84 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
Impossibile tuttavia dimenticare le vivide tele del Ceruti pauperista, quello che negli anni Trenta del Novecento attrasse l’attenzione di studiosi eccelsi come Giuseppe Delogu e Roberto Longhi, segnando la fine di un lungo oblio. “La novità che Ceruti introduce nella pittura italiana del Settecento non è rappresentare i personaggi del popolo, ma rappresentarli come persone autentiche, ognuna con una propria individualità”, spiega il curatore Francesco Frangi: “I suoi poveri non sono mai persone qualsiasi, non appartengono al mondo spensierato delle scene di genere. Sono presenze indimenticabili, spesso solenni, che si impongono sulla scena con la stessa dignità dei ritratti e costringono chi li osserva a interrogarsi sul loro destino”.
Giacomo Ceruti, Donne che lavorano, 1720-1725 circa. Olio su tela, 170.5 x 194 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
Questa attenzione alla verità sarà la costante del lavoro di Ceruti: che abbia di fronte un nobile o una contadina, il maestro lombardo persegue “un dialogo senza distrazioni col modello, finalizzato a rivelarne le inclinazioni più sincere”, affermandosi come un fuoriclasse del ritratto. La mostra bresciana esplorerà questo suo talento da ogni angolazione, dalla straordinaria Ragazza con il cane del Metropolitan Museum di New York al teatrale Gentiluomo con corazza dipinto a Venezia, dalla finezza psicologica del Busto di giovane o del Ritratto di ragazza, capolavoro dell’Accademia Carrara, fino all’ultimo quadro dipinto, che fissa su un piccolo foglio di rame il volto vivido di un giovane sacerdote milanese: una sorta di intimo congedo, utile a ricordarci che, nato grande ritrattista, Ceruti lo fu per sempre, pur mutando pelle, fino agli ultimi giorni di vita.
Giacomo Ceruti, Ritratto di violoncellista, 1745-50. Kunsthistorisches Museum, Vienna
“Il rapporto che lega Giacomo Ceruti e Brescia è straordinario da sempre e, se possibile, è cresciuto, negli ultimi anni”, afferma la curatrice Roberta D’Adda: “Non solo la riscoperta dell’artista è partita, nel Novecento, dalle sale della Pinacoteca Tosio Martinengo, ma sono queste stesse sale che oggi conservano, grazie alle nuove acquisizioni, il più importante corpus al mondo, con 17 opere. Un rapporto fatto di studio, ricerca, cura, restauro, conservazione, scoperte, promozione e che arriva in questo 2023, a Miseria & Nobiltà: una mostra doverosa che restituisce Ceruti a una dimensione nazionale e internazionale che merita e di cui siamo orgogliosi”.
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