Palazzo Farnese

Pepi Marchetti Franchi
 
Pepi Marchetti Franchi
Palazzo Farnese

La famiglia Farnese, di antiche ma modeste origini, compare in documenti già nell’XI secolo. Il suo nome derivava da una località in provincia di Viterbo, Farneto, poi divenuta Farnese. I Farnese si divisero in vari rami, tra cui il più illustre fu quello di Parma. Tra i suoi membri la famiglia annoverava numerosi uomini d’arme e cardinali, tra i quali ricordiamo Alessandro Farnese, cardinale di S. Eustachio, che nel 1534 saliva al soglio pontificio con il nome di Paolo III. Fu proprio lui, nel 1495, ancora cardinale, ad acquistare dagli Agostiniani di S. Maria del Popolo un antico edificio nel Rione Regola, insieme alla case confinanti, per dare l’incarico, nel 1523, ad Antonio da Sangallo il Giovane, di ricostruirvi un palazzo per la famiglia. In corso d’opera l’architetto dovette mutare il progetto per renderlo più adeguato al nuovo status di pontefice del committente. Nel 1536 il palazzoera già stato accresciuto ma non era ancora non completo. Nel 1546, alla morte del Sangallo, gli subentrava Michelangelo Buonarroti, che compieva il primo piano, il cornicione, il balcone e la galleria “ricetto”. Tra il 1569 e il 1573 venne realizzata a opera del Vignola l’ala posteriore con due grandi logge, alle quali Giacomo della Porta ne aggiunse una terza, quando subentrò nella conduzione dei lavori. Il Palazzo detto il dado Farnese era considerato tra le quattro meraviglie di Roma. Alla morte di Odoardo Farnese nel 1626, vi si installò l’ambasciata di Francia. Nel 1731 l’ultima discendente della famiglia, donna Elisabetta, sposò Carlo di Borbone, cui furono assegnati tutti i possedimenti romani. Molte opere d’arte, quindi, vennero trasferite nelle regge di Napoli e Caserta. Alla fine del Settecento l’edificio versava in un totale stato d’abbandono e solo nel 1864 Ferdinando II di Borbone, decise di incaricare dei restauri Antonio Cipolla. Nel 1874 il palazzo fu dato in affitto alla Francia, che lo acquistò nel 1911, per tre milioni di franchi con riserva di riscatto entro venticinque anni. Lo Stato italiano esercitò tale diritto nel ’36 per poi cedere in uso il palazzo alla Francia per novantanove anni, con un canone simbolico. Ancora oggi il palazzo è sede dell’ambasciata di Francia.
La facciata, che prospetta su piazza Farnese, presenta due ordini da tredici finestre. Al piano terreno si aprono, invece, dodici finestre inferriate con davanzale retto da mensole, al di sotto delle quali vi è un sedile che si estende per tutto il prospetto, e un portone aggettante decorato da bugne disposte a raggiera. Il portale è sormontato da una loggia balaustrata del Sangallo, modificata da Michelangelo, con una finestra centrale incorniciata ai lati da quattro colonne verdi, provenienti dalle Terme delle Acque Albume, e sul cui architrave campeggia lo stemma di Paolo III con i gigli. Al primo piano tredici finestre architravate, con semicolonne corinzie ai lati e timpani triangolari e centinati alternati. Al secondo piano tredici finestre centinate con semicolonne ioniche su mensole e timpani triangolari. Al disopra si ammira lo splendido cornicione a mensole di Michelangelo, con una decorazione a ovoli, dentelli, e un fregio a gigli dei Farnese. La stessa decorazione si ripete sulle facciate di via del Mascherone e via dei Farnesi, che presentano quindici finestre per piano, tranne al pian terreno dove si apre un portone centrale ad arco. Sulla facciata posteriore su via Giulia si aprono tre ordini di otto finestre ciascuno con un loggiato a tre archi: al pian terreno a portico aperto sul giardino, al primo livello chiuso da finestre, al secondo a loggia aperta. Nel giardino nel 1626 furono sistemate due fontane opera di Girolamo Rainaldi, con due grandi vasche di granito grigio e adorne di anelli e teste di leone provenienti dalle Terme di Caracolla, poste su due piscine mistilinee. All’interno del palazzo si possono ammirare la sala dei Fasti Farnesiani, affrescata da Francesco Salviati, da Taddeo Zuccari e dal fratello Federico, la Sala delle Prospettive con affreschi dell’Ottocento, la stanza da letto del cardinale Ranuccio con fregio di Daniele da Volterra, la Sala degli Imperatori un tempo ornata con dodici busti di imperatori, il camerino dei Carracci opera di Annabale Carracci, le sale su via dei Farnesi con affreschi del Domenichino.
Il progetto di Michelangelo prevedeva la costruzione di un ponte che attraversasse il Tevere e unisse la facciata del palazzo Farnese su via Giulia alla villa Chigi poi detta Farnesina. Di tale progetto resta la terrazza che sporge su via Giulia e il cavalcavia eretto nel 1603 che collega il palazzo Farnese con la chiesa di S. Maria dell’Orazione e Morte, dove un tempo si trovava il Romitorio del cardinale Odoardo, poi distrutto nel Settecento per costruire la suddetta chiesa su progetto di Ferdinando Fuga. Nei sotteranei del palazzo sono stati rinvenuti splendidi mosaici romani con scene di gare atletiche oltre ad un importante cippo pomeriale del I sec. a.C.
La regina Maria Cristina di Svezia fu ospitata con la sua corte dal dicembre del 1655 al luglio dell’anno seguente. Per il suo arrivo venne sovrapposta a quella reale una facciata posticcia, disegnata da Carlo Rainaldi.

Segnalato da: Pepi Marchetti Franchi (Storico dell'Arte)
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