Caduta di Icaro
Vomero Capodimonte e Rione Sanità
- Artista: Carlo Saraceni
- Dove: Caduta di Icaro
- Realizzazione: 1606 - 1607
Si tratta del dipinto più celebre della serie di olii su rame ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, realizzata dal pittore per la famiglia Farnese.
La scena è quella di mezzo delle tre dedicate al figlio di Dedalo, preceduta da quella del Volo di Icaro e seguita dal Seppellimento di Icaro. Oltre a queste, Saraceni dipinse anche Salmace ed Ermafrodito, il Ratto di Ganimede e Arianna abbandonata in Nasso. Tutte le opere che costituiscono il ciclo sono caratterizzate da ampi paesaggi, che rivelano forti influenze fiamminghe, in cui trovano posto le figure. Nella scena della Caduta, oltre ad Icaro che, troppo vicino al sole, vede sciogliersi la cera con cui il padre ha messo insieme le piume d’uccello per fuggire dal labirinto di Minosse, appaiono in basso a sinistra persino due figure in abiti seicenteschi, rispettivamente a pesca e a cavallo, che osservano sorpresi la scena.
L’inserto, che sembra un semplice dettaglio di genere, è in realtà una puntuale citazione del passo delle Metamorfosi: «E chi li scorge, un pescatore che dondola la sua canna, un pastore o un contadino […] resta sbalordito ritenendoli dèi in grado di solcare il cielo».
La scena è quella di mezzo delle tre dedicate al figlio di Dedalo, preceduta da quella del Volo di Icaro e seguita dal Seppellimento di Icaro. Oltre a queste, Saraceni dipinse anche Salmace ed Ermafrodito, il Ratto di Ganimede e Arianna abbandonata in Nasso. Tutte le opere che costituiscono il ciclo sono caratterizzate da ampi paesaggi, che rivelano forti influenze fiamminghe, in cui trovano posto le figure. Nella scena della Caduta, oltre ad Icaro che, troppo vicino al sole, vede sciogliersi la cera con cui il padre ha messo insieme le piume d’uccello per fuggire dal labirinto di Minosse, appaiono in basso a sinistra persino due figure in abiti seicenteschi, rispettivamente a pesca e a cavallo, che osservano sorpresi la scena.
L’inserto, che sembra un semplice dettaglio di genere, è in realtà una puntuale citazione del passo delle Metamorfosi: «E chi li scorge, un pescatore che dondola la sua canna, un pastore o un contadino […] resta sbalordito ritenendoli dèi in grado di solcare il cielo».