Andrea Vaccaro
Napoli 1604 - 1670
Formatosi probabilmente presso la bottega di Tommaso Passaro, noto copista di opere di Ribera, Tiziano e Caravaggio, è un pittore ancora poco studiato dalla critica, che lo ritiene soprattutto un “imitatore” dei grandi maestri. Dopo gli esordi prettamente “caravaggeschi” (si veda la Decollazione del Battista della chiesa di Santa Fara a Bari, recentemente attribuita a Vaccaro), si accostò, tramite l’amicizia con Bernardo Cavallino, al classicismo bolognese di Reni e Domenichino. Subì inoltre l’influenza della corrente del “neovenetismo”, una tendenza pittorica che vide in Van Dyck la sua massima espressione, riscontrabile in opere come la Maddalena dipinta nel 1636 per la cappellina dedicata alla santa nel Coro dei Conversi della Certosa di San Martino a Napoli. Incline soprattutto ad affrontare soggetti religiosi, si cimentò meno frequentemente in temi laici, come nel Rinaldo e Armida di Capodimonte (tratto dal poema epico La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso), o di gusto mitologico, come l’Orfeo e le Baccanti di Palazzo Reale (1650 ca).