Raffaello verso Picasso
Dal 06 Ottobre 2012 al 20 Gennaio 2013
Vicenza
Luogo: Basilica Palladiana
Indirizzo: piazza dei Signori
Orari: da lunedì a giovedì 9-19; venerdì e domenica 9-20; sabato 9-21
Telefono per prevendita: +39 0422 429999
Telefono per informazioni: +39 0422 3095
E-Mail info: info@lineadombra.it
Sito ufficiale: http://www.lineadombra.it
Il più importante architetto di ogni tempo, Andrea Palladio, il cui stile ha influenzato in modo indelebile la costruzione artistica ovunque nel mondo, darà idealmente a tutti i visitatori della grande mostra il suo benvenuto. Accogliendoli all’interno della Basilica nello spirito rinascimentale della bellezza non ostentata, ma tutta connaturata al senso stesso della vita nella sua dimensione d’armonia.
E un’incredibile profusione di bellezza sarà quella che si incontrerà all’interno dell’enorme salone. Con l’esposizione di un centinaio di quadri straordinari, provenienti dai musei dei vari Continenti. Che dal Quattrocento fino alla conclusione del Novecento racconteranno la più grande storia che la pittura ricordi, quella dedicata al ritratto e alla figura. E non a caso il titolo scelto è Raffaello verso Picasso, cioè il lungo percorso che dal senso di una perfezione delle forme giunge fino alla rottura di quella stessa forma, con la ricerca cubista novecentesca. Il volto e il corpo rappresentati, dall’armonia rinascimentale fino all’inquietudine del XX secolo. E quel verso del titolo indica allo stesso tempo l’andare da un punto a un altro punto della storia dell’arte – il moto verso luogo – e il senso di una lotta tra l’elemento apollineo e quello dionisiaco.
Marco Goldin è ben noto per le nuove tendenze che ha creato nella ideazione e gestione di importanti eventi espositivi. Con questa grande mostra sulla storia del ritratto, propone un nuovo traguardo: una mostra in due città che distano poche decine di chilometri l’una dall’altra. Non con due esposizioni o sezioni tra loro contemporanee, cosa già molte volte accaduta, ma la medesima mostra che per tre mesi e mezzo sarà allestita a Vicenza e che, dopo una decina di giorni, verrà riproposta a Verona, per altri due mesi.
Con il loro affiancamento nella mostra, le città di Vicenza e Verona, attraverso il collante fondamentale della Fondazione Cariverona, intendono evidenziare un rapporto di contiguità geografica che le unisce anche dal punto di vista culturale. Una sorta di proposta sovra territoriale, che nasce da mostre che si svolgono congiuntamente. Per offrire il senso di una proposta espositiva nuova, che tenga insieme le rispettive eccellenze.
La mostra che si svolgerà dapprima nella Basilica Palladiana di Vicenza, e successivamente nel Palazzo della Gran Guardia di Verona, intende tracciare, facendo ricorso a un centinaio di opere tra dipinti e sculture provenienti dai musei di tutto il mondo, una grande storia delle immagini che, in Europa e anche più succintamente in America, sono state dedicate al ritratto ma anche alla figura nel suo disporsi nello spazio.
“Non si tratterà – anticipa Marco Goldin - di un percorso di natura cronologica o di un doppio binario espositivo tra i due Continenti considerati. Invece, si svilupperà attraverso sei sezioni tematiche che consentiranno di leggere la via dell’arte dal Quattrocento al Novecento secondo il senso di continui intrecci, precedenze, filiazioni, continuità di senso e di stile anche a secoli di distanza. Dunque non seguendo il filo di un manuale normalmente articolato, ma continuamente toccando punti di forza, richiami che scavalchino i secoli e talvolta li tengano vicini. Quando personalità straordinarie, da Velázquez a Manet, da El Greco a Van Gogh, da Tiziano a Monet, stanno raccolte in virtù di quello spirito dei tempi che spacca le desinenze e le grammatiche e lascia che l’arte viva nella luce assoluta di una bellezza che si forma dentro il flusso dei giorni. Giorni di cammino e di bottega, giorni di sguardi e lucide riflessioni. Giorni di sommovimenti”.
L’esposizione sarà articolata in sei sezioni dedicate a “L’immagine di sé”; “L’intimità del ritratto. La vita quotidiana”, “Il ritratto e lo sfarzo. Nobili e dame”, “Figure in un esterno. La vita sul prato”; “Il sentimento religioso. La grazia e la morte”; “ Lo sguardo arroventato”.
Nella prima sezione verrà affrontato il tema dell’autoritratto. Autoritratto come affermazione della propria immagine, che da Raffaello a Rembrandt a Van Gogh a Gauguin metterà in scena alcuni tra gli artisti più straordinari di tutti i tempi, che hanno analizzato attraverso il proprio volto o l’interezza del corpo la complessità delle relazioni tra somiglianza e veridicità del proprio sembiante.
Nella seconda sezione verrà affrontato il tema del ritratto come indagine dell’anima. L’indagine psicologica che nasce meravigliosa sul finire del Quattrocento e che poi trova un suo punto di svolta nell’attività ritrattistica di Lorenzo Lotto e poi di Moroni. Così tutto il XVI secolo diventa lo spazio misterioso di questa riflessione che si muove entro i confini di una quotidianità che si solleva dai meri territori dell’azione usuale e mille volte ripetuta. Il profumo soave dei giorni nei ritratti di Tiziano e Tintoretto, di Veronese e dei Manieristi toscani, di Caravaggio, Velázquez e Manet, di molti tra gli impressionisti, di Hals e Botticelli, di Dürer, Vermeer, Rembrandt.
Nella terza sezione si rovescerà esattamente il concetto, e al ritratto nella sua intimità quotidiana farà seguito lo sfarzo di grandi abiti, di casati reali, di principi e principesse. Ma sempre con l’attenzione a cogliere in quei volti il senso di uno sguardo che indugia nei territori dell’interiorità. Allora da Rubens e Van Dyck a certi pittori spagnoli del Seicento, da Veronese a Goya, da Copley e Whistler in America fino a Gainsborough e Sargent, da Ingres a Renoir solo per dire di alcuni, il senso di questa sezione sarà dato dalla grande messa in scena concepita dagli artisti.
Nella quarta sezione verrà affrontato l’affascinante tema delle figure collocate nello spazio del paesaggio. Non vi è dubbio come l’esperienza di Giovanni Bellini prima e di Giorgione subito dopo, prima di Tiziano, sia lo straordinario, nuovissimo punto di partenza per il mostrare figure sacre nel paesaggio, così come avviene a Botticelli e a Lippi in Toscana nella seconda parte del Quattrocento. Da questi artisti straordinari prenderà dunque le mosse questa sezione, raggiungendo poi un suo culmine in quel transito soprattutto tra Manet, Bazille, Renoir e Monet tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta del XIX secolo. Pittori che non a caso guardarono alle loro spalle soprattutto con l’ammirazione verso i veneti del XVI secolo.
La quinta sezione si sofferma sul senso contrapposto della grazia e della morte nell’immagine che si salda attorno all’idea di spiritualità. La rappresentazione del volto di Cristo o di Maria, della Sacra Famiglia e le squadernate luci delle Crocifissioni o delle Deposizioni. O il San Sebastiano trafitto dalle frecce, la testa decollata del Battista. Tutto un universo di sensibilissima rappresentazione che fa del volto una smorfia di dolore o di suadente dolcezza, che fa del corpo la tensione sul finire o la morbida e accogliente casa della grazia. Così da Bassano a Caravaggio, da Reni a De La Tour fino a Del Cairo e molti altri ancora, il ritratto della grazia e della morte sarà uno dei punti di forza dell’intera esposizione, nel suo accento anche di teatrale forza drammatica.
Infine la sesta sezione si soffermerà in modo particolare sull’Ottocento e il Novecento. Il senso di un ritratto che muta radicalmente il senso della rappresentazione di un volto e anche di un corpo. La straordinaria anticipazione data da El Greco nella Spagna dell’inizio del Seicento, con i suoi ritratti visionari e fumiganti, accesi di luci irreali e quasi fosforescenti, porta direttamente allo strazio del colore di Van Gogh e Gauguin sul finire del XIX secolo. E di lì si risalirà, poco dopo, al tempo migliore di Edvard Munch, prima che giungano i pittori espressionisti. E in tutta questa prima parte della sezione, Gauguin si confronterà con le sculture oceaniche, gli espressionisti, e poi Picasso, con le sculture africane. Il rapporto tra la pittura e la scultura di Giacometti sarà un altro dei passaggi fondamentali di questa sezione, mentre dall’altra parte dell’oceano verrà la voce di Hopper prima e di Diebenkorn e Andrew Wyeth poi, dunque alle soglie immediate del nostro tempo. Così come in Europa sarà il momento della sintesi offerta dalle prove di Bonnard prima e poi di Bacon, prima del rapporto sul terreno dell’immagine diversamente descritta da Freud e Lopez Garcia. Carne e sospensione quasi del respiro.
La mostra sarà accompagnata non da un tradizionale catalogo, ma da un intero libro scritto per l’occasione da Marco Goldin sul tema stesso dell’esposizione. Questo sulla scia del fortunatissimo volume, giunto già alla seconda edizione in poco più di un mese, Van Gogh e il viaggio di Gauguin. Variazioni su un tema, che accompagna la assai visitata mostra attualmente in corso a Palazzo Ducale di Genova. Libro, quello sul tema del ritratto e della figura, che ne anticiperà un altro, riservato alla storia del paesaggio e che fungerà da catalogo della successiva mostra a Verona e Vicenza, tra il 2013 e il 2014.
E un’incredibile profusione di bellezza sarà quella che si incontrerà all’interno dell’enorme salone. Con l’esposizione di un centinaio di quadri straordinari, provenienti dai musei dei vari Continenti. Che dal Quattrocento fino alla conclusione del Novecento racconteranno la più grande storia che la pittura ricordi, quella dedicata al ritratto e alla figura. E non a caso il titolo scelto è Raffaello verso Picasso, cioè il lungo percorso che dal senso di una perfezione delle forme giunge fino alla rottura di quella stessa forma, con la ricerca cubista novecentesca. Il volto e il corpo rappresentati, dall’armonia rinascimentale fino all’inquietudine del XX secolo. E quel verso del titolo indica allo stesso tempo l’andare da un punto a un altro punto della storia dell’arte – il moto verso luogo – e il senso di una lotta tra l’elemento apollineo e quello dionisiaco.
Marco Goldin è ben noto per le nuove tendenze che ha creato nella ideazione e gestione di importanti eventi espositivi. Con questa grande mostra sulla storia del ritratto, propone un nuovo traguardo: una mostra in due città che distano poche decine di chilometri l’una dall’altra. Non con due esposizioni o sezioni tra loro contemporanee, cosa già molte volte accaduta, ma la medesima mostra che per tre mesi e mezzo sarà allestita a Vicenza e che, dopo una decina di giorni, verrà riproposta a Verona, per altri due mesi.
Con il loro affiancamento nella mostra, le città di Vicenza e Verona, attraverso il collante fondamentale della Fondazione Cariverona, intendono evidenziare un rapporto di contiguità geografica che le unisce anche dal punto di vista culturale. Una sorta di proposta sovra territoriale, che nasce da mostre che si svolgono congiuntamente. Per offrire il senso di una proposta espositiva nuova, che tenga insieme le rispettive eccellenze.
La mostra che si svolgerà dapprima nella Basilica Palladiana di Vicenza, e successivamente nel Palazzo della Gran Guardia di Verona, intende tracciare, facendo ricorso a un centinaio di opere tra dipinti e sculture provenienti dai musei di tutto il mondo, una grande storia delle immagini che, in Europa e anche più succintamente in America, sono state dedicate al ritratto ma anche alla figura nel suo disporsi nello spazio.
“Non si tratterà – anticipa Marco Goldin - di un percorso di natura cronologica o di un doppio binario espositivo tra i due Continenti considerati. Invece, si svilupperà attraverso sei sezioni tematiche che consentiranno di leggere la via dell’arte dal Quattrocento al Novecento secondo il senso di continui intrecci, precedenze, filiazioni, continuità di senso e di stile anche a secoli di distanza. Dunque non seguendo il filo di un manuale normalmente articolato, ma continuamente toccando punti di forza, richiami che scavalchino i secoli e talvolta li tengano vicini. Quando personalità straordinarie, da Velázquez a Manet, da El Greco a Van Gogh, da Tiziano a Monet, stanno raccolte in virtù di quello spirito dei tempi che spacca le desinenze e le grammatiche e lascia che l’arte viva nella luce assoluta di una bellezza che si forma dentro il flusso dei giorni. Giorni di cammino e di bottega, giorni di sguardi e lucide riflessioni. Giorni di sommovimenti”.
L’esposizione sarà articolata in sei sezioni dedicate a “L’immagine di sé”; “L’intimità del ritratto. La vita quotidiana”, “Il ritratto e lo sfarzo. Nobili e dame”, “Figure in un esterno. La vita sul prato”; “Il sentimento religioso. La grazia e la morte”; “ Lo sguardo arroventato”.
Nella prima sezione verrà affrontato il tema dell’autoritratto. Autoritratto come affermazione della propria immagine, che da Raffaello a Rembrandt a Van Gogh a Gauguin metterà in scena alcuni tra gli artisti più straordinari di tutti i tempi, che hanno analizzato attraverso il proprio volto o l’interezza del corpo la complessità delle relazioni tra somiglianza e veridicità del proprio sembiante.
Nella seconda sezione verrà affrontato il tema del ritratto come indagine dell’anima. L’indagine psicologica che nasce meravigliosa sul finire del Quattrocento e che poi trova un suo punto di svolta nell’attività ritrattistica di Lorenzo Lotto e poi di Moroni. Così tutto il XVI secolo diventa lo spazio misterioso di questa riflessione che si muove entro i confini di una quotidianità che si solleva dai meri territori dell’azione usuale e mille volte ripetuta. Il profumo soave dei giorni nei ritratti di Tiziano e Tintoretto, di Veronese e dei Manieristi toscani, di Caravaggio, Velázquez e Manet, di molti tra gli impressionisti, di Hals e Botticelli, di Dürer, Vermeer, Rembrandt.
Nella terza sezione si rovescerà esattamente il concetto, e al ritratto nella sua intimità quotidiana farà seguito lo sfarzo di grandi abiti, di casati reali, di principi e principesse. Ma sempre con l’attenzione a cogliere in quei volti il senso di uno sguardo che indugia nei territori dell’interiorità. Allora da Rubens e Van Dyck a certi pittori spagnoli del Seicento, da Veronese a Goya, da Copley e Whistler in America fino a Gainsborough e Sargent, da Ingres a Renoir solo per dire di alcuni, il senso di questa sezione sarà dato dalla grande messa in scena concepita dagli artisti.
Nella quarta sezione verrà affrontato l’affascinante tema delle figure collocate nello spazio del paesaggio. Non vi è dubbio come l’esperienza di Giovanni Bellini prima e di Giorgione subito dopo, prima di Tiziano, sia lo straordinario, nuovissimo punto di partenza per il mostrare figure sacre nel paesaggio, così come avviene a Botticelli e a Lippi in Toscana nella seconda parte del Quattrocento. Da questi artisti straordinari prenderà dunque le mosse questa sezione, raggiungendo poi un suo culmine in quel transito soprattutto tra Manet, Bazille, Renoir e Monet tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta del XIX secolo. Pittori che non a caso guardarono alle loro spalle soprattutto con l’ammirazione verso i veneti del XVI secolo.
La quinta sezione si sofferma sul senso contrapposto della grazia e della morte nell’immagine che si salda attorno all’idea di spiritualità. La rappresentazione del volto di Cristo o di Maria, della Sacra Famiglia e le squadernate luci delle Crocifissioni o delle Deposizioni. O il San Sebastiano trafitto dalle frecce, la testa decollata del Battista. Tutto un universo di sensibilissima rappresentazione che fa del volto una smorfia di dolore o di suadente dolcezza, che fa del corpo la tensione sul finire o la morbida e accogliente casa della grazia. Così da Bassano a Caravaggio, da Reni a De La Tour fino a Del Cairo e molti altri ancora, il ritratto della grazia e della morte sarà uno dei punti di forza dell’intera esposizione, nel suo accento anche di teatrale forza drammatica.
Infine la sesta sezione si soffermerà in modo particolare sull’Ottocento e il Novecento. Il senso di un ritratto che muta radicalmente il senso della rappresentazione di un volto e anche di un corpo. La straordinaria anticipazione data da El Greco nella Spagna dell’inizio del Seicento, con i suoi ritratti visionari e fumiganti, accesi di luci irreali e quasi fosforescenti, porta direttamente allo strazio del colore di Van Gogh e Gauguin sul finire del XIX secolo. E di lì si risalirà, poco dopo, al tempo migliore di Edvard Munch, prima che giungano i pittori espressionisti. E in tutta questa prima parte della sezione, Gauguin si confronterà con le sculture oceaniche, gli espressionisti, e poi Picasso, con le sculture africane. Il rapporto tra la pittura e la scultura di Giacometti sarà un altro dei passaggi fondamentali di questa sezione, mentre dall’altra parte dell’oceano verrà la voce di Hopper prima e di Diebenkorn e Andrew Wyeth poi, dunque alle soglie immediate del nostro tempo. Così come in Europa sarà il momento della sintesi offerta dalle prove di Bonnard prima e poi di Bacon, prima del rapporto sul terreno dell’immagine diversamente descritta da Freud e Lopez Garcia. Carne e sospensione quasi del respiro.
La mostra sarà accompagnata non da un tradizionale catalogo, ma da un intero libro scritto per l’occasione da Marco Goldin sul tema stesso dell’esposizione. Questo sulla scia del fortunatissimo volume, giunto già alla seconda edizione in poco più di un mese, Van Gogh e il viaggio di Gauguin. Variazioni su un tema, che accompagna la assai visitata mostra attualmente in corso a Palazzo Ducale di Genova. Libro, quello sul tema del ritratto e della figura, che ne anticiperà un altro, riservato alla storia del paesaggio e che fungerà da catalogo della successiva mostra a Verona e Vicenza, tra il 2013 e il 2014.
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