ARType
Dal 21 Luglio 2013 al 25 Agosto 2013
Vicenza
Luogo: Basilica Palladiana
Indirizzo: piazza dei Signori
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Guido Bartorelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Stefania Portinari
Enti promotori:
- Comune di Vicenza - Assessorato alla Crescita
- Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0444 222122
E-Mail info: uffmostre@comune.vicenza.it
Sito ufficiale: http://www.artype.it/
La Basilica Palladiana riapre al pubblico sabato 20 luglio alle 18, in occasione dell'inaugurazione della mostra “ARType, archetipi della videoarte: trentasei artisti italiani contemporanei”.
Il progetto espositivo, promosso dal Comune di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna - Videoart Yearbook, e con il contributo di Aim Energy, è stato presentato oggi dal vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci e dai curatori Guido Bartorelli (Università di Padova), Silvia Grandi e Fabiola Naldi (ambedue dell’Università di Bologna).
“Il progetto è pensato per far dialogare uno spazio espositivo d’eccezione, quale il salone tardorinascimentale della fabbrica palladiana, con uno dei settori più dinamici e innovativi della creatività contemporanea, come la videoarte, un campo quasi sconosciuto al pubblico vicentino - ha dichiarato Bulgarini d’Elci -. Creare le condizioni per aumentare l'appeal della città in termini di cultura, intrattenimento, turismo, puntando sulla dialettica tra classico e contemporaneo di cui la città è portatrice è infatti la sfida ambiziosa che si è posta questa amministrazione. Uno dei punti di forza del percorso espositivo è proprio la sua capacità di rappresentare un momento di incontro e scambio, un’esperienza di immersione nella dimensione creativa dell’arte contemporanea, un tentativo di esplorazione dell’immaginario collettivo ed individuale a partire da sei archetipi-chiave che guidano il nostro agire, per mezzo della videoarte, in un contesto fortemente emozionale e di pregio come il monumento-simbolo di Vicenza”.
ARType nasce dal desiderio di sondare alcuni archetipi dell’immaginario contemporaneo, elementi primordiali della cultura umana esplorati attraverso lo sguardo dell’arte. Il neologismo a cui si ispira il titolo di questa mostra è dato infatti dall’accostamento dei termini “arte” e “archetipi”, nella loro variante anglofona, con la convinzione che il linguaggio sperimentale del video d’artista rappresenti una via d’accesso privilegiata per osservare la complessità degli assetti antropologici nel mondo d’oggi.
I curatori – Guido Bartorelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Stefania Portinari, docenti nelle università di Bologna, Padova e Venezia – hanno selezionato per questa mostra le opere di trentasei artisti italiani contemporanei, raggruppandole in sei archetipi, sei ambienti immersivi di proiezione allestiti nel prestigioso spazio palladiano: il rito, il gioco, il territorio, il gesto, il viaggio, il sé.
“ARType nasce come emanazione del progetto Videoart Yearbook - ha affermato la curatrice Silvia Grandi -, l’annuario della video arte italiana, (http://www.videoartyearbook.it/), nato nel 2006 presso l’Università di Bologna e ormai giunto alla ottava edizione quest’anno, per indagare le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine nella sperimentazione artistica contemporanea. L’interesse per la forma espressiva del video e la costante ricerca attuata annualmente nell’ambito del panorama italiano di questo tipo di produzione artistica, ci consente di poter selezionare i video tra un’ampia offerta, dato che molti artisti importanti e conosciuti a livello internazionale spesso ci inviano le loro più recenti realizzazioni”.
“La suddivisione in archetipi - ha poi commentato la curatrice Fabiola Naldi - parte dalla volontà collettiva dei curatori di rimanere in un territorio puramente critico concettuale in cui evidenziare o individuare ipotetiche categorie che potessero accompagnare lo spettatore in un viaggio 'particolare' entro gli spazi della mostra. ARType evidenzia un 'taglio' tipicamente culturologico in cui le stesse sei categorie degli archetipi divengono 'box' di omologie ipertestuali in grado di ridare vita alla singola opera in modo differente. Detto questo, se dovessi tracciare l’ipotesi di un racconto, direi che la complessa varietà delle opere selezionate appartiene alla strutturata realtà che tutti noi stiamo vivendo. Gli artisti ne fanno parte e non credo proprio che si possano esimere da portarne in evidenza, sempre con una necessaria traslazione, un frammento”.
L’idea di archetipo, che abbraccia trasversalmente l’intera storia del sapere umano, dalla tradizione classica alle scienze umanistiche novecentesche, assume nel mondo dell’arte una valenza simbolica di proporzioni ancora maggiori, che attraverso l’intervento dell’artista traspare nella sua accezione mondana. Le forme archetipali dell’esistenza umana plasmano infatti, in maniera tacita e sommessa, le sfere dell’ordinario; condizionano le abitudini, influenzano gli atteggiamenti, i piccoli gesti quotidiani. E tutto ciò accade perché gli archetipi sono forme originali – arché/týpos –, manifestazioni ancestrali dell’immaginario simbolico, espressioni dell’inconscio collettivo radicate negli spazi reconditi del sé, che reiterano se stesse, all’infinito.
Destino dell’arte è infrangere questa monotona sequenza. Gli artisti, da sempre, si sono fatti interpreti di una “visione”; e a ciò non si sottrae quell’ampia compagine di sperimentatori dalle belle pensate che opera attraverso il linguaggio del video, il mezzo espressivo che per vocazione tende a scardinare i meccanismi ordinari dell’assuefazione visiva.
Le opere in mostra aspirano dunque a tracciare una mappa antropologica dell’immaginario contemporaneo, svelare alcuni tratti dell’inconscio visivo, evocare le esperienze primordiali dell’esistenza umana per riscoprire, in un mondo affollato di immagini, l’irresistibile fascino degli archetipi.
Il progetto espositivo, promosso dal Comune di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna - Videoart Yearbook, e con il contributo di Aim Energy, è stato presentato oggi dal vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci e dai curatori Guido Bartorelli (Università di Padova), Silvia Grandi e Fabiola Naldi (ambedue dell’Università di Bologna).
“Il progetto è pensato per far dialogare uno spazio espositivo d’eccezione, quale il salone tardorinascimentale della fabbrica palladiana, con uno dei settori più dinamici e innovativi della creatività contemporanea, come la videoarte, un campo quasi sconosciuto al pubblico vicentino - ha dichiarato Bulgarini d’Elci -. Creare le condizioni per aumentare l'appeal della città in termini di cultura, intrattenimento, turismo, puntando sulla dialettica tra classico e contemporaneo di cui la città è portatrice è infatti la sfida ambiziosa che si è posta questa amministrazione. Uno dei punti di forza del percorso espositivo è proprio la sua capacità di rappresentare un momento di incontro e scambio, un’esperienza di immersione nella dimensione creativa dell’arte contemporanea, un tentativo di esplorazione dell’immaginario collettivo ed individuale a partire da sei archetipi-chiave che guidano il nostro agire, per mezzo della videoarte, in un contesto fortemente emozionale e di pregio come il monumento-simbolo di Vicenza”.
ARType nasce dal desiderio di sondare alcuni archetipi dell’immaginario contemporaneo, elementi primordiali della cultura umana esplorati attraverso lo sguardo dell’arte. Il neologismo a cui si ispira il titolo di questa mostra è dato infatti dall’accostamento dei termini “arte” e “archetipi”, nella loro variante anglofona, con la convinzione che il linguaggio sperimentale del video d’artista rappresenti una via d’accesso privilegiata per osservare la complessità degli assetti antropologici nel mondo d’oggi.
I curatori – Guido Bartorelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Stefania Portinari, docenti nelle università di Bologna, Padova e Venezia – hanno selezionato per questa mostra le opere di trentasei artisti italiani contemporanei, raggruppandole in sei archetipi, sei ambienti immersivi di proiezione allestiti nel prestigioso spazio palladiano: il rito, il gioco, il territorio, il gesto, il viaggio, il sé.
“ARType nasce come emanazione del progetto Videoart Yearbook - ha affermato la curatrice Silvia Grandi -, l’annuario della video arte italiana, (http://www.videoartyearbook.it/), nato nel 2006 presso l’Università di Bologna e ormai giunto alla ottava edizione quest’anno, per indagare le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine nella sperimentazione artistica contemporanea. L’interesse per la forma espressiva del video e la costante ricerca attuata annualmente nell’ambito del panorama italiano di questo tipo di produzione artistica, ci consente di poter selezionare i video tra un’ampia offerta, dato che molti artisti importanti e conosciuti a livello internazionale spesso ci inviano le loro più recenti realizzazioni”.
“La suddivisione in archetipi - ha poi commentato la curatrice Fabiola Naldi - parte dalla volontà collettiva dei curatori di rimanere in un territorio puramente critico concettuale in cui evidenziare o individuare ipotetiche categorie che potessero accompagnare lo spettatore in un viaggio 'particolare' entro gli spazi della mostra. ARType evidenzia un 'taglio' tipicamente culturologico in cui le stesse sei categorie degli archetipi divengono 'box' di omologie ipertestuali in grado di ridare vita alla singola opera in modo differente. Detto questo, se dovessi tracciare l’ipotesi di un racconto, direi che la complessa varietà delle opere selezionate appartiene alla strutturata realtà che tutti noi stiamo vivendo. Gli artisti ne fanno parte e non credo proprio che si possano esimere da portarne in evidenza, sempre con una necessaria traslazione, un frammento”.
L’idea di archetipo, che abbraccia trasversalmente l’intera storia del sapere umano, dalla tradizione classica alle scienze umanistiche novecentesche, assume nel mondo dell’arte una valenza simbolica di proporzioni ancora maggiori, che attraverso l’intervento dell’artista traspare nella sua accezione mondana. Le forme archetipali dell’esistenza umana plasmano infatti, in maniera tacita e sommessa, le sfere dell’ordinario; condizionano le abitudini, influenzano gli atteggiamenti, i piccoli gesti quotidiani. E tutto ciò accade perché gli archetipi sono forme originali – arché/týpos –, manifestazioni ancestrali dell’immaginario simbolico, espressioni dell’inconscio collettivo radicate negli spazi reconditi del sé, che reiterano se stesse, all’infinito.
Destino dell’arte è infrangere questa monotona sequenza. Gli artisti, da sempre, si sono fatti interpreti di una “visione”; e a ciò non si sottrae quell’ampia compagine di sperimentatori dalle belle pensate che opera attraverso il linguaggio del video, il mezzo espressivo che per vocazione tende a scardinare i meccanismi ordinari dell’assuefazione visiva.
Le opere in mostra aspirano dunque a tracciare una mappa antropologica dell’immaginario contemporaneo, svelare alcuni tratti dell’inconscio visivo, evocare le esperienze primordiali dell’esistenza umana per riscoprire, in un mondo affollato di immagini, l’irresistibile fascino degli archetipi.
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