Jacopo Mazzonelli_Harmonices
Dal 13 Maggio 2021 al 30 Settembre 2021
Verona
Luogo: Spazio Cordis
Indirizzo: Via Andrea Doria 21A
Orari: giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 20.00; sabato dalle 11.00 alle 17.00 (su appuntamento fino a quando non sarà consentita la riapertura degli spazi)
Curatori: Jessica Bianchera
Telefono per informazioni: +39 340 2612167
E-Mail info: info@spaziocordis.com
Sito ufficiale: http://www.spaziocordis.com
Harmonices Mundi (Le armonie del mondo) è un trattato in cinque capitoli del 1619 in cui Johannes Kepler discute alcune analogie fra l’armonia musicale, la congruenza nelle forme geometriche e i fenomeni fisici, dedicando i primi due capitoli alla geometria e all’architettura, gli ultimi due alla metafisica e all’astronomia (qui si trova l'enunciazione della sua terza legge sul moto dei pianeti) e il terzo, quello mediano, alla riflessione teorico-musicale assegnando a questo capitolo la funzione di raccordo tra la “speculazione astratta” della geometria e la concretizzazione degli archetipi geometrici nel mondo fisico. È in questo capitolo che la teoresi di Keplero assume la struttura di un vero e proprio trattato musicale sul modello di quelli rinascimentali, dove la “musica speculativa”, dedicata alla teoria delle consonanze e alla loro deduzione geometrica precede la “musica activa”, dedicata all’esecuzione nei suoi generi e modi. Così facendo, il pensatore tedesco elabora una sorta di cosmologia trasformando quest’universo di discipline in un cosmo (κόσμος, “ordine”) regolato matematicamente. Tramite il numero, infatti, è possibile misurarne ogni aspetto, anche apparentemente lontano, dai moti dell’animo umano ai moti degli oggetti celesti, dall’anatomia al ciclo delle stagioni, dalla biologia vegetale alle consonanze musicali.
Desumendo il titolo da questo complesso e affascinante trattato, Harmonices riapre la stagione espositiva di Spazio Cordis con una mostra personale di Jacopo Mazzonelli, che raccoglie una selezione di opere recenti e alcuni pezzi inediti.
Mazzonelli fonda la sua ricerca sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora attraverso sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. L’artista si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline, che hanno sempre al centro una decostruzione (concettuale, linguistica o fisica) del complesso universo sonoro. Così, in lavori come A(bracadabra) l’artista scompone la tavola armonica di un pianoforte ri-assemblandola e riconducendola alla dimensione del quadro per stimolare la riflessione sulla spazialità dell’evento sonoro (laddove la tavola si palesa come paesaggio sonoro reale e immaginario) e contemporaneamente introducendo l’elemento verbale e l’osservazione della parola come segno e pura sonorità. La A, punzonata sulla superficie dell’opera, sta infatti per “Abracadabra”, vocabolo in uso nella magia mistica antica che nonostante le etimologie proposte è definito per se stesso inintelligibile e intraducibile: una parola che in un certo senso è suono puro, vibrazione arcana. In altri casi la funzione semiotica è affidata a espressioni matematiche: in opere come Sound waves o 0,00002 Pascal, l’artista attinge dal suo patrimonio di oggetti ed elegge una serie di desuete copertine di album fotografici in velluto colorato a supporto di corde di chitarra opportunamente tese e rimodellate perché assumano la forma dell’equazione delle onde di D’Alambert, nel primo caso, e del valore in Pascal assegnato alla soglia dell’udibile, nel secondo.
Oltre alla fisica del suono e alla relazione tra la sua dimensione intangibile e quella oggettuale, scultorea, al centro della ricerca di Mazzonelli stanno poi il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e lo studio sul divenire del tempo. Queste istanze informano lavori come Étude, in cui l’artista allude al gesto di generazione del suono che scaturisce dalle mani del pianista, innanzitutto come intenzione intellettuale e poi come azione muscolare, cristallizzando tutte le potenzialità possibili del suono prima che esso esista e prenda forma, o come Pendulum music, installazione sonora in movimento costituita da una serie di parallelepipedi (scatole di cartone originariamente contenenti rulli per pianola meccanica) allungati e fissati a parete a uguale distanza per suggerire nella loro suggestiva serialità anomali orologi a pendolo che, attraverso aste di ottone e meccanismi di orologio applicati sul lato inferiore di ogni scatola, si muovono perpendicolarmente al muro producendo un suono delicato a scandire un ritmo cadenzato e ancestrale.
Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983) realizza sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. La sua ricerca si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline. Lavorando sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora, l’artista si confronta con strumenti che destruttura, trasforma e ricompone. Al centro del suo interesse è il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e del divenire del tempo. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero. Nel 2017 il Mart – Galleria Civica di Trento gli ha dedicato un’ampia mostra personale - To be played at maximum volume - corredata di una monografia a cura di Luigi Fassi e Margherita de Pilati. Suoi lavori sono già in importanti collezioni tra le quali: AGIVERONA; Caldic Collection, Rotterdam, Unicredit Art Collection; VAF-Stiftung Collection; MART Collection, Rovereto; Fondazione Francesco Fabbri, Treviso. Tra le principali esposizioni ricordiamo: Sonografia, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna (2018); To Be Played at Maximum Volume, Mart - Galleria Civica di Trento (2017); VI Vaf Prize-Posizioni Attuali dell’arte, Schauwerk, Sindelfingen (Stuttgart) e Stadtgalerie, Kiel (2014); La Correzione, con Silvia Giambrone, Paolo Maria Deanesi Gallery, Trento; Difference and Repetition, Galleria Giovanni Bonelli, Milano; Jce Biennal d’Art Contemporain, Le Beffroi, Montrouge, Museu de l’Empordà, Figueres, The Art Building, Vrå, Amadeo De Souza-Cardoso Museum, Amarante; Isorhythm, con Giulio Paolini e a cura di Bettina Della Casa, Galleria Studio G7, Bologna. In collaborazione con il compositore Matteo Franceschini, dal 2017 realizza una fitta serie di progetti performativi dei quali, insieme alla pianista Eleonora Wegher, è anche interprete diretto.
Opening 13 maggio ore 18.30
Desumendo il titolo da questo complesso e affascinante trattato, Harmonices riapre la stagione espositiva di Spazio Cordis con una mostra personale di Jacopo Mazzonelli, che raccoglie una selezione di opere recenti e alcuni pezzi inediti.
Mazzonelli fonda la sua ricerca sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora attraverso sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. L’artista si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline, che hanno sempre al centro una decostruzione (concettuale, linguistica o fisica) del complesso universo sonoro. Così, in lavori come A(bracadabra) l’artista scompone la tavola armonica di un pianoforte ri-assemblandola e riconducendola alla dimensione del quadro per stimolare la riflessione sulla spazialità dell’evento sonoro (laddove la tavola si palesa come paesaggio sonoro reale e immaginario) e contemporaneamente introducendo l’elemento verbale e l’osservazione della parola come segno e pura sonorità. La A, punzonata sulla superficie dell’opera, sta infatti per “Abracadabra”, vocabolo in uso nella magia mistica antica che nonostante le etimologie proposte è definito per se stesso inintelligibile e intraducibile: una parola che in un certo senso è suono puro, vibrazione arcana. In altri casi la funzione semiotica è affidata a espressioni matematiche: in opere come Sound waves o 0,00002 Pascal, l’artista attinge dal suo patrimonio di oggetti ed elegge una serie di desuete copertine di album fotografici in velluto colorato a supporto di corde di chitarra opportunamente tese e rimodellate perché assumano la forma dell’equazione delle onde di D’Alambert, nel primo caso, e del valore in Pascal assegnato alla soglia dell’udibile, nel secondo.
Oltre alla fisica del suono e alla relazione tra la sua dimensione intangibile e quella oggettuale, scultorea, al centro della ricerca di Mazzonelli stanno poi il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e lo studio sul divenire del tempo. Queste istanze informano lavori come Étude, in cui l’artista allude al gesto di generazione del suono che scaturisce dalle mani del pianista, innanzitutto come intenzione intellettuale e poi come azione muscolare, cristallizzando tutte le potenzialità possibili del suono prima che esso esista e prenda forma, o come Pendulum music, installazione sonora in movimento costituita da una serie di parallelepipedi (scatole di cartone originariamente contenenti rulli per pianola meccanica) allungati e fissati a parete a uguale distanza per suggerire nella loro suggestiva serialità anomali orologi a pendolo che, attraverso aste di ottone e meccanismi di orologio applicati sul lato inferiore di ogni scatola, si muovono perpendicolarmente al muro producendo un suono delicato a scandire un ritmo cadenzato e ancestrale.
Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983) realizza sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. La sua ricerca si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline. Lavorando sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora, l’artista si confronta con strumenti che destruttura, trasforma e ricompone. Al centro del suo interesse è il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e del divenire del tempo. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero. Nel 2017 il Mart – Galleria Civica di Trento gli ha dedicato un’ampia mostra personale - To be played at maximum volume - corredata di una monografia a cura di Luigi Fassi e Margherita de Pilati. Suoi lavori sono già in importanti collezioni tra le quali: AGIVERONA; Caldic Collection, Rotterdam, Unicredit Art Collection; VAF-Stiftung Collection; MART Collection, Rovereto; Fondazione Francesco Fabbri, Treviso. Tra le principali esposizioni ricordiamo: Sonografia, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna (2018); To Be Played at Maximum Volume, Mart - Galleria Civica di Trento (2017); VI Vaf Prize-Posizioni Attuali dell’arte, Schauwerk, Sindelfingen (Stuttgart) e Stadtgalerie, Kiel (2014); La Correzione, con Silvia Giambrone, Paolo Maria Deanesi Gallery, Trento; Difference and Repetition, Galleria Giovanni Bonelli, Milano; Jce Biennal d’Art Contemporain, Le Beffroi, Montrouge, Museu de l’Empordà, Figueres, The Art Building, Vrå, Amadeo De Souza-Cardoso Museum, Amarante; Isorhythm, con Giulio Paolini e a cura di Bettina Della Casa, Galleria Studio G7, Bologna. In collaborazione con il compositore Matteo Franceschini, dal 2017 realizza una fitta serie di progetti performativi dei quali, insieme alla pianista Eleonora Wegher, è anche interprete diretto.
Opening 13 maggio ore 18.30
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