Ugo Mulas. L’operazione fotografica
Dal 29 Marzo 2023 al 06 Agosto 2023
Venezia
Luogo: Le Stanze della Fotografia
Indirizzo: Isola di San Giorgio Maggiore
Orari: Gio - Mar 11 - 19 | Mer chiuso | Aperture straordinarie: Mer 26 Apr | Mer 3 e 31 Mag
Costo del biglietto: 14 € | 12 € | 7 € | 6 €
E-Mail info: lestanzedellafotografia@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.lestanzedellafotografia.it
Mercoledì 29 marzo 2023 aprirà al pubblico il nuovo centro espositivo e di ricerca, Le Stanze della Fotografia, all’interno della Fondazione Giorgio Cini, nelle Sale del Convitto, sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, con un’ampia e completa retrospettiva dedicata ad Ugo Mulas, che presenta per la prima volta un’importante selezione di immagini vintage mai esposte prima d’ora.Le Stanze della Fotografia è l’iniziativa congiunta di Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, destinata a proseguire il percorso iniziato nel 2012 alla Casa dei Tre Oci di Venezia - storico palazzo neogotico situato sull’Isola della Giudecca e di recente acquistato dal Berggruen Institute - nella convinzione che la fotografia, tra i linguaggi artistici più interessanti del moderno e del contemporaneo, debba continuare ad avere una sua specifica “casa” a Venezia. Ad affiancare le attività espositive, una Fondazione dedicata sosterrà i progetti di ricerca grazie al contributo dei partner strategici Fondazione di Venezia e San Marco Group.
Marsilio Arte ha gestito tutte le mostre e le attività della Casa dei Tre Oci, proponendo, nel corso degli ultimi dieci anni, trenta esposizioni che hanno raccontato l’opera dei più grandi fotografi tra i quali Elliott Erwitt, Sebastião Salgado, Gianni Berengo Gardin, Helmut Newton, David LaChapelle, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna, Mario De Biasi, parallelamente ad un’importante attività di ricerca sviluppata attraverso mostre di riscoperta di autori come René Burri, Willy Ronis, Henri Lartigue, Sabine Weiss, accogliendo complessivamente oltre 500.000 visitatori.
Un sodalizio naturale quello tra la fotografia e l’Isola di San Giorgio, in quanto la Fondazione Giorgio Cini custodisce una delle più importanti collezioni fotografiche d’Europa. Una raccolta preziosa che nel tempo si è arricchita con un capitale fotografico unico nell’ambito della ricerca storico artistica: un immenso patrimonio documentario costituito dalle raccolte fotografiche pervenute nel tempo all’Istituto di Storia dell’Arte e appartenute ad importanti storici dell’arte, tra cui Berenson, Bettini, Fiocco, Pallucchini, a giornalisti e scrittori, come Ojetti, insieme ad un cospicuo numero di fotografie prodotte da scambi con altre istituzioni culturali, dai rapporti intercorsi per alcuni decenni tra Vittorio Cini, Fondazione Giorgio Cini e la società Alinari. Un sodalizio che ha contribuito, fino al 1970, alla creazione della Fototeca che, ad oggi, conta quasi un milione di fotografie, liberamente consultabili negli spazi della Nuova Manica Lunga da studiosi, ricercatori, appassionati, su appuntamento; online, grazie al grande impegno che la Fondazione Cini ha avviato dagli inizi degli anni Duemila per la digitalizzazione del suo patrimonio. Concepite come un vero e proprio centro internazionale di ricerca e valorizzazione della fotografia e della cultura delle immagini, Le Stanze proporranno, accanto alle rassegne a Venezia e in altre città italiane ed estere, laboratori, incontri, workshop, seminari con fotografi nazionali ed internazionali, master, in continuità con il disegno culturale che ha animato finora la Casa dei Tre Oci, ma con una spinta e una visione ancora più internazionali. In quest’ottica verranno sviluppate diverse partnership con le più importanti realtà del mondo della fotografia, quali l’agenzia Magnum Photos, il centro parigino Jeu de Paume, la Médiathèque du patrimoine et de la photographie, il Musée de l’Elysée di Losanna, solo per citarne alcune.
Il centro può contare sulla creazione di una Fondazione dedicata, che permetterà di finanziare e sostenere i progetti di ricerca, dove confluiranno i partner strategici quali la Fondazione di Venezia, impegnata nella valorizzazione del linguaggio fotografico sin dall’acquisto della Casa dei Tre Oci negli anni 2000, e che intende promuovere l’istituzione di un Premio annuale per la fotografia rivolto ai giovani fotografi, e San Marco Group, leader in Italia nel settore delle pitture e vernici per l’edilizia professionale, che conferma il saldo legame con l’esperienza dei Tre Oci.
La direzione artistica de Le Stanze della Fotografia è affidata a Denis Curti, che ha già ricoperto questo ruolo per i Tre Oci sin dal 2012 e vanta una vasta esperienza nel mondo della fotografia. È direttore e fondatore, nel 2014, della galleria STILL a Milano, è direttore artistico del Festival di Fotografia di Capri e in passato ha diretto per un quinquennio il SI FEST di Savignano sul Rubicone. È direttore responsabile del periodico Black Camera e Course Leader del Master in Fotografia di RafflesMilano. È autore di diverse mostre e pubblicazioni dedicate ai grandi fotografi italiani e internazionali e di due saggi fotografici per Marsilio Editori: Capire la Fotografia contemporanea e Il Mosaico del mondo. La mia vita messa a fuoco, dedicato alla biografia di Maurizio Galimberti. Negli anni Novanta ha diretto la sezione fotografia dell'Istituto Europeo di Design di Torino e la Fondazione Italiana per la Fotografia. Per oltre 15 anni giornalista e critico fotografico per le pagine di Vivimilano e Corriere della Sera, dal 2005 al 2014 è stato inoltre direttore di Contrasto e vicepresidente della Fondazione Forma a Milano.
Le attività di ricerca ed espositive sono coordinate dal comitato tecnico-scientifico presieduto da Luca Massimo Barbero, direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini, e composto da Emanuela Bassetti, presidente di Marsilio Arte, da Chiara Casarin, responsabile sviluppo culturale e comunicazione della Fondazione Giorgio Cini, dal direttore artistico Denis Curti e da Luca De Michelis, amministratore delegato di Marsilio Arte. Tra gli sponsor tecnici figurano Distilleria Nardini, la prima distilleria d’Italia con oltre 240 anni di storia e tradizione, Grafica Veneta, azienda leader nell’editoria e stampa di libri e volumi, iGuzzini, gruppo internazionale leader nel settore dell’illuminazione architetturale, NeoTech, società di servizi informatici specializzata nella creazione e sviluppo di allestimenti audiovisivi.
«Quando abbiamo inaugurato la mostra di Sabine Weiss un anno fa - commenta Emanuela Bassetti, presidente di Marsilio Arte -, rassegna che concludeva la nostra esperienza alla Casa dei Tre Oci, avevamo detto che questo non avrebbe significato la fine del percorso Marsilio “fotografia a Venezia”, che andava ben oltre un edificio. A distanza di un anno, con la mostra di Ugo Mulas, siamo felici di inaugurare la nostra nuova “casa” all’Isola di San Giorgio, dando avvio in partenariato con Fondazione Giorgio Cini a un ambizioso progetto culturale internazionale di ricerca e di memoria». «Grande attenzione è sempre stata data dalla Fondazione Giorgio Cini alla fotografia, sia come forma d’arte sia come documentazione storico artistica, tanto da creare, sotto l’impulso dello stesso Vittorio Cini, quella che oggi è una delle più ricche fototeche d’Italia e d’Europa», spiega Giovanni Bazoli, presidente della Fondazione Giorgio Cini. «L’apertura delle Stanze della Fotografia qui sull’Isola di San Giorgio Maggiore rappresenta quindi un nuovo tassello cheva ad arricchirela già ampia e variegata offerta culturale della Fondazione Cini».
L’edificio dell'ex Convitto che ospiterà Le Stanze della Fotografia, che consta di circa 1850 metri quadrati disposti su due livelli, è stato oggetto di un importante lavoro di riallestimento e restauro finalizzato all’ampliamento e valorizzazione degli spazi, realizzato dallo Studio di Architetti Pedron/La Tegola con la speciale partecipazione del Teatro La Fenice di Venezia, che ha permesso l’installazione di pareti leggere e movibili che, come quinte teatrali, saranno rimodulabili per i diversi allestimenti espositivi, nell’ottica di una sostenibilità dell’impresa culturale. Il bookshop, con un allestimento realizzato dallo studio Retail Design di Paolo Lucchetta, è stato pensato come una vera e propria libreria e spazio fondamentale di accoglienza e incontro, e offrirà un’ampia proposta editoriale con riviste specializzate, magazine, saggi, articoli di design e oggetti iconici. Originariamente adibita per i magazzini della dogana, la sede ha preso la sua conformazione attuale nel 1870 circa. Nel 1952, alla nascita della Fondazione Giorgio Cini, l’edificio è divenuto Convitto scolastico e nel 2007 restaurato e reso sede espositiva. Si trova nella zona Nord-Est dell’Isola di San Giorgio: per un lato lungo prospetta sulla fondamenta adiacente la Darsena Grande; per un lato corto sulla laguna, visibile dall’interno grazie a due grandi e spettacolari finestre.
La mostra Ugo Mulas. L’operazione fotografica, che verrà presentata in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro e sarà visitabile dal 29 marzo al 6 agosto 2023, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio. Il progetto coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell’autore, avvenuta il 2 marzo 1973.
Più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d’ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, offrono una sintesi in grado di restituire una lettura che si apre alle diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 - Milano, 1973), fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti e capace di approfondire tematiche diverse, cercando sempre la profondità della “quantità umana”.
Tra le figure più importanti della fotografia internazionale del secondo dopoguerra, Mulas comprende presto, da autodidatta, che essere fotografo vuol dire fornire una testimonianza critica della società, ed è proprio questa consapevolezza che guida i suoi primi reportage tra il 1953 e il 1954: le periferie milanesi e l'ambiente artistico e culturale dei primi anni Cinquanta del celebre Bar Jamaica. Mulas si impone rapidamente nei più diversi ambiti della fotografia, dalla moda alla pubblicità, pubblicando su numerose riviste come Settimo Giorno, Rivista Pirelli, Domus, Vogue. In questi anni il fotografo sviluppa un’importante collaborazione artistica con Giorgio Strehler, grazie al quale pubblicherà le fotocronache L’opera da tre soldi (1961) e Schweyck nella seconda guerra mondiale(1962).
L'attenzione al mondo dell'arte e alla produzione artistica diventa uno dei principali interessi di Mulas, che fotografa le edizioni della Biennale di Venezia dal 1954 al 1972. Nel 1962 documenta la mostra Sculture nella città a Spoleto, dove si lega soprattutto agli scultori americani David Smith e Alexander Calder. Di questo periodo è anche la serie dedicata alla raccolta Ossi di Seppia di Eugenio Montale (1962-1965). L’estate del 1964 è significativa per Mulas. Alla Biennale di Venezia viene presentata la Pop Art americana al pubblico europeo; il fotografo ottiene la collaborazione del critico Alan Solomon e l’appoggio del mercante d’arte Leo Castelli, che lo introducono nel panorama artistico americano durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Può, così, ritrarre importanti pittori al lavoro tra i quali Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschenberg e importanti presenze come Andy Warhol e John Cage.
La collaborazione con gli americani continuerà poi nel 1965 e successivamente nel 1967, anno nel quale Mulas presenta la sua analisi del lavoro con gli artisti pubblicando il celebre volume New York: arte e persone.
Fondamentale, tra le altre, anche la collaborazione con Marcel Duchamp, che rivela qualcosa di più profondo e generale nella concezione di Mulas dei ritratti d’artista. «Le fotografie di Duchamp - precisa Mulas - vorrebbero essere qualcosa di più di una serie di ritratti più o meno riusciti, sono anzi il tentativo di rendere visivamente l'atteggiamento mentale di Duchamp rispetto alla propria opera, atteggiamento che si concretizzò in anni di silenzio, in un rifiuto del fare che è un modo nuovo di fare, di continuare un discorso».
All’analisi formale e concettuale della fotografia sono dedicate le Verifiche (1968-1972), una serie di tredici opere fotografiche attraverso le quali Mulas s’interroga sulla fotografia stessa.
Il titolo della mostra veneziana Ugo Mulas. L’operazione fotografica prende spunto proprio da una delle Verifiche e condensa la straordinaria riflessione del fotografo.
Il percorso espositivo si snoda lungo 14 sezioni che ripercorrono tutti i campi d’interesse di Mulas. Dal teatro alla moda, con i ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell’architettura fotografati come “modelli in posa”, dai paesaggi e dalle città alla sua esperienza con la Biennale di Venezia e con gli artisti della Pop Art. Una sezione, naturalmente, è dedicata a Milano e al celebre Bar Jamaica, che il grande Luciano Bianciardi descrive nel suo libro La vita agra come il “il bar delle Antille”.
«Il Jamaica - osserva Denis Curti - è il luogo degli incontri, delle amicizie complici, quelle con Mario Dondero, Piero Manzoni, Alfa Castalfi, Pietro Consagra, Carlo Bavagnoli e Antonia Buongiorno, che diventerà sua moglie. A questa sezione segue un capitolo dedicato ai progetti industriali e alle esperienze più interessanti con Olivetti e Pirelli. A chiudere il percorso, le “serie” più significative per lo stesso Mulas, quelle dedicate a Calder, a Duchamp e le fondamentali “verifiche”, che sono certamente da considerarsi come uno dei più interessanti “esperimenti di pensiero critico” sulla fotografia».
«Il lavoro fotografico di Ugo Mulas - commenta Alberto Salvadori - offre un punto di vista imprescindibile sullo statuto dell’opera d’arte stessa, che ci spinge a riflettere sulla relazione, ogni volta nuova e peculiare, tra l’artista e il suo spazio di lavoro, l’ispirazione e il contesto che la esprime. L’ampia retrospettiva che inaugura Le Stanze della Fotografia dà conto di questa sempre presente «attualità» dello sguardo di Mulas, mostrandone anche aspetti meno noti attraverso scatti, documenti d’archivio, video mai esposti prima d’ora e restituendoci il ritratto di un artista a tutto tondo, della sua visione dell’arte e della cultura del Novecento».
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Marsilio Arte.
Marsilio Arte ha gestito tutte le mostre e le attività della Casa dei Tre Oci, proponendo, nel corso degli ultimi dieci anni, trenta esposizioni che hanno raccontato l’opera dei più grandi fotografi tra i quali Elliott Erwitt, Sebastião Salgado, Gianni Berengo Gardin, Helmut Newton, David LaChapelle, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna, Mario De Biasi, parallelamente ad un’importante attività di ricerca sviluppata attraverso mostre di riscoperta di autori come René Burri, Willy Ronis, Henri Lartigue, Sabine Weiss, accogliendo complessivamente oltre 500.000 visitatori.
Un sodalizio naturale quello tra la fotografia e l’Isola di San Giorgio, in quanto la Fondazione Giorgio Cini custodisce una delle più importanti collezioni fotografiche d’Europa. Una raccolta preziosa che nel tempo si è arricchita con un capitale fotografico unico nell’ambito della ricerca storico artistica: un immenso patrimonio documentario costituito dalle raccolte fotografiche pervenute nel tempo all’Istituto di Storia dell’Arte e appartenute ad importanti storici dell’arte, tra cui Berenson, Bettini, Fiocco, Pallucchini, a giornalisti e scrittori, come Ojetti, insieme ad un cospicuo numero di fotografie prodotte da scambi con altre istituzioni culturali, dai rapporti intercorsi per alcuni decenni tra Vittorio Cini, Fondazione Giorgio Cini e la società Alinari. Un sodalizio che ha contribuito, fino al 1970, alla creazione della Fototeca che, ad oggi, conta quasi un milione di fotografie, liberamente consultabili negli spazi della Nuova Manica Lunga da studiosi, ricercatori, appassionati, su appuntamento; online, grazie al grande impegno che la Fondazione Cini ha avviato dagli inizi degli anni Duemila per la digitalizzazione del suo patrimonio. Concepite come un vero e proprio centro internazionale di ricerca e valorizzazione della fotografia e della cultura delle immagini, Le Stanze proporranno, accanto alle rassegne a Venezia e in altre città italiane ed estere, laboratori, incontri, workshop, seminari con fotografi nazionali ed internazionali, master, in continuità con il disegno culturale che ha animato finora la Casa dei Tre Oci, ma con una spinta e una visione ancora più internazionali. In quest’ottica verranno sviluppate diverse partnership con le più importanti realtà del mondo della fotografia, quali l’agenzia Magnum Photos, il centro parigino Jeu de Paume, la Médiathèque du patrimoine et de la photographie, il Musée de l’Elysée di Losanna, solo per citarne alcune.
Il centro può contare sulla creazione di una Fondazione dedicata, che permetterà di finanziare e sostenere i progetti di ricerca, dove confluiranno i partner strategici quali la Fondazione di Venezia, impegnata nella valorizzazione del linguaggio fotografico sin dall’acquisto della Casa dei Tre Oci negli anni 2000, e che intende promuovere l’istituzione di un Premio annuale per la fotografia rivolto ai giovani fotografi, e San Marco Group, leader in Italia nel settore delle pitture e vernici per l’edilizia professionale, che conferma il saldo legame con l’esperienza dei Tre Oci.
La direzione artistica de Le Stanze della Fotografia è affidata a Denis Curti, che ha già ricoperto questo ruolo per i Tre Oci sin dal 2012 e vanta una vasta esperienza nel mondo della fotografia. È direttore e fondatore, nel 2014, della galleria STILL a Milano, è direttore artistico del Festival di Fotografia di Capri e in passato ha diretto per un quinquennio il SI FEST di Savignano sul Rubicone. È direttore responsabile del periodico Black Camera e Course Leader del Master in Fotografia di RafflesMilano. È autore di diverse mostre e pubblicazioni dedicate ai grandi fotografi italiani e internazionali e di due saggi fotografici per Marsilio Editori: Capire la Fotografia contemporanea e Il Mosaico del mondo. La mia vita messa a fuoco, dedicato alla biografia di Maurizio Galimberti. Negli anni Novanta ha diretto la sezione fotografia dell'Istituto Europeo di Design di Torino e la Fondazione Italiana per la Fotografia. Per oltre 15 anni giornalista e critico fotografico per le pagine di Vivimilano e Corriere della Sera, dal 2005 al 2014 è stato inoltre direttore di Contrasto e vicepresidente della Fondazione Forma a Milano.
Le attività di ricerca ed espositive sono coordinate dal comitato tecnico-scientifico presieduto da Luca Massimo Barbero, direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini, e composto da Emanuela Bassetti, presidente di Marsilio Arte, da Chiara Casarin, responsabile sviluppo culturale e comunicazione della Fondazione Giorgio Cini, dal direttore artistico Denis Curti e da Luca De Michelis, amministratore delegato di Marsilio Arte. Tra gli sponsor tecnici figurano Distilleria Nardini, la prima distilleria d’Italia con oltre 240 anni di storia e tradizione, Grafica Veneta, azienda leader nell’editoria e stampa di libri e volumi, iGuzzini, gruppo internazionale leader nel settore dell’illuminazione architetturale, NeoTech, società di servizi informatici specializzata nella creazione e sviluppo di allestimenti audiovisivi.
«Quando abbiamo inaugurato la mostra di Sabine Weiss un anno fa - commenta Emanuela Bassetti, presidente di Marsilio Arte -, rassegna che concludeva la nostra esperienza alla Casa dei Tre Oci, avevamo detto che questo non avrebbe significato la fine del percorso Marsilio “fotografia a Venezia”, che andava ben oltre un edificio. A distanza di un anno, con la mostra di Ugo Mulas, siamo felici di inaugurare la nostra nuova “casa” all’Isola di San Giorgio, dando avvio in partenariato con Fondazione Giorgio Cini a un ambizioso progetto culturale internazionale di ricerca e di memoria». «Grande attenzione è sempre stata data dalla Fondazione Giorgio Cini alla fotografia, sia come forma d’arte sia come documentazione storico artistica, tanto da creare, sotto l’impulso dello stesso Vittorio Cini, quella che oggi è una delle più ricche fototeche d’Italia e d’Europa», spiega Giovanni Bazoli, presidente della Fondazione Giorgio Cini. «L’apertura delle Stanze della Fotografia qui sull’Isola di San Giorgio Maggiore rappresenta quindi un nuovo tassello cheva ad arricchirela già ampia e variegata offerta culturale della Fondazione Cini».
L’edificio dell'ex Convitto che ospiterà Le Stanze della Fotografia, che consta di circa 1850 metri quadrati disposti su due livelli, è stato oggetto di un importante lavoro di riallestimento e restauro finalizzato all’ampliamento e valorizzazione degli spazi, realizzato dallo Studio di Architetti Pedron/La Tegola con la speciale partecipazione del Teatro La Fenice di Venezia, che ha permesso l’installazione di pareti leggere e movibili che, come quinte teatrali, saranno rimodulabili per i diversi allestimenti espositivi, nell’ottica di una sostenibilità dell’impresa culturale. Il bookshop, con un allestimento realizzato dallo studio Retail Design di Paolo Lucchetta, è stato pensato come una vera e propria libreria e spazio fondamentale di accoglienza e incontro, e offrirà un’ampia proposta editoriale con riviste specializzate, magazine, saggi, articoli di design e oggetti iconici. Originariamente adibita per i magazzini della dogana, la sede ha preso la sua conformazione attuale nel 1870 circa. Nel 1952, alla nascita della Fondazione Giorgio Cini, l’edificio è divenuto Convitto scolastico e nel 2007 restaurato e reso sede espositiva. Si trova nella zona Nord-Est dell’Isola di San Giorgio: per un lato lungo prospetta sulla fondamenta adiacente la Darsena Grande; per un lato corto sulla laguna, visibile dall’interno grazie a due grandi e spettacolari finestre.
La mostra Ugo Mulas. L’operazione fotografica, che verrà presentata in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro e sarà visitabile dal 29 marzo al 6 agosto 2023, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio. Il progetto coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell’autore, avvenuta il 2 marzo 1973.
Più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d’ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, offrono una sintesi in grado di restituire una lettura che si apre alle diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 - Milano, 1973), fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti e capace di approfondire tematiche diverse, cercando sempre la profondità della “quantità umana”.
Tra le figure più importanti della fotografia internazionale del secondo dopoguerra, Mulas comprende presto, da autodidatta, che essere fotografo vuol dire fornire una testimonianza critica della società, ed è proprio questa consapevolezza che guida i suoi primi reportage tra il 1953 e il 1954: le periferie milanesi e l'ambiente artistico e culturale dei primi anni Cinquanta del celebre Bar Jamaica. Mulas si impone rapidamente nei più diversi ambiti della fotografia, dalla moda alla pubblicità, pubblicando su numerose riviste come Settimo Giorno, Rivista Pirelli, Domus, Vogue. In questi anni il fotografo sviluppa un’importante collaborazione artistica con Giorgio Strehler, grazie al quale pubblicherà le fotocronache L’opera da tre soldi (1961) e Schweyck nella seconda guerra mondiale(1962).
L'attenzione al mondo dell'arte e alla produzione artistica diventa uno dei principali interessi di Mulas, che fotografa le edizioni della Biennale di Venezia dal 1954 al 1972. Nel 1962 documenta la mostra Sculture nella città a Spoleto, dove si lega soprattutto agli scultori americani David Smith e Alexander Calder. Di questo periodo è anche la serie dedicata alla raccolta Ossi di Seppia di Eugenio Montale (1962-1965). L’estate del 1964 è significativa per Mulas. Alla Biennale di Venezia viene presentata la Pop Art americana al pubblico europeo; il fotografo ottiene la collaborazione del critico Alan Solomon e l’appoggio del mercante d’arte Leo Castelli, che lo introducono nel panorama artistico americano durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Può, così, ritrarre importanti pittori al lavoro tra i quali Frank Stella, Lichtenstein, Johns, Rauschenberg e importanti presenze come Andy Warhol e John Cage.
La collaborazione con gli americani continuerà poi nel 1965 e successivamente nel 1967, anno nel quale Mulas presenta la sua analisi del lavoro con gli artisti pubblicando il celebre volume New York: arte e persone.
Fondamentale, tra le altre, anche la collaborazione con Marcel Duchamp, che rivela qualcosa di più profondo e generale nella concezione di Mulas dei ritratti d’artista. «Le fotografie di Duchamp - precisa Mulas - vorrebbero essere qualcosa di più di una serie di ritratti più o meno riusciti, sono anzi il tentativo di rendere visivamente l'atteggiamento mentale di Duchamp rispetto alla propria opera, atteggiamento che si concretizzò in anni di silenzio, in un rifiuto del fare che è un modo nuovo di fare, di continuare un discorso».
All’analisi formale e concettuale della fotografia sono dedicate le Verifiche (1968-1972), una serie di tredici opere fotografiche attraverso le quali Mulas s’interroga sulla fotografia stessa.
Il titolo della mostra veneziana Ugo Mulas. L’operazione fotografica prende spunto proprio da una delle Verifiche e condensa la straordinaria riflessione del fotografo.
Il percorso espositivo si snoda lungo 14 sezioni che ripercorrono tutti i campi d’interesse di Mulas. Dal teatro alla moda, con i ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell’architettura fotografati come “modelli in posa”, dai paesaggi e dalle città alla sua esperienza con la Biennale di Venezia e con gli artisti della Pop Art. Una sezione, naturalmente, è dedicata a Milano e al celebre Bar Jamaica, che il grande Luciano Bianciardi descrive nel suo libro La vita agra come il “il bar delle Antille”.
«Il Jamaica - osserva Denis Curti - è il luogo degli incontri, delle amicizie complici, quelle con Mario Dondero, Piero Manzoni, Alfa Castalfi, Pietro Consagra, Carlo Bavagnoli e Antonia Buongiorno, che diventerà sua moglie. A questa sezione segue un capitolo dedicato ai progetti industriali e alle esperienze più interessanti con Olivetti e Pirelli. A chiudere il percorso, le “serie” più significative per lo stesso Mulas, quelle dedicate a Calder, a Duchamp e le fondamentali “verifiche”, che sono certamente da considerarsi come uno dei più interessanti “esperimenti di pensiero critico” sulla fotografia».
«Il lavoro fotografico di Ugo Mulas - commenta Alberto Salvadori - offre un punto di vista imprescindibile sullo statuto dell’opera d’arte stessa, che ci spinge a riflettere sulla relazione, ogni volta nuova e peculiare, tra l’artista e il suo spazio di lavoro, l’ispirazione e il contesto che la esprime. L’ampia retrospettiva che inaugura Le Stanze della Fotografia dà conto di questa sempre presente «attualità» dello sguardo di Mulas, mostrandone anche aspetti meno noti attraverso scatti, documenti d’archivio, video mai esposti prima d’ora e restituendoci il ritratto di un artista a tutto tondo, della sua visione dell’arte e della cultura del Novecento».
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Marsilio Arte.
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