Stefano Curto. Renovatio Splendor
Dal 26 Luglio 2013 al 31 Agosto 2013
Venezia
Luogo: Bugno Art Gallery
Indirizzo: S. Marco 1996/d
Telefono per informazioni: +39 041 5231305
E-Mail info: info@bugnoartgallery.it
Sito ufficiale: http://www.bugnoartgallery.it
Riparte da Venezia il nuovo appuntamento espositivo di Stefano Curto, l’artista della luce e dei cristalli, che, dopo il successo dell'anteprima svoltasi a Venissa, incantevole tenuta nell'isola di Mazzorbo, approda con le sue opere nella prestigiosa galleria veneziana Bugno Art Gallery con una personale dal titolo Renovatio Splendor in programma dal 26 luglio al 31 agosto 2013.
“È una grande soddisfazione tornare a esporre in Laguna, proprio nella città in cui tutto è cominciato”, afferma Stefano Curto, trevigiano, classe '66, riferendosi alla sua avventura professionale. “Dalla mia prima mostra, tenutasi nel 2010, seguita dalla Biennale e poi da altre esposizioni, il Veneto è una terra a cui sono particolarmente legato, non solo personalmente, ma anche come artista”.
Affermatosi con forza sulla scena artistica italiana, londinese e australiana, dopo un percorso di ricerca condotta a porte chiuse per sette anni, Curto è noto per la sua personalissima tecnica espressiva che si avvale, come "pennellate sulla tela", di migliaia e migliaia di cristalli disposti su grandi pannelli di plexiglas. Tecnica che ritorna protagonista anche in questa mostra, sintesi dell'attività creativa e della vasta ricerca poetica dell'artista.
Un chiaro esempio è offerto dalla prima delle quattro opere esposte nel rinomato spazio veneziano: Evolution Involution. Una spirale di cristalli su plexiglas che rimanda alla visione alchemica della vita e dell’universo caratteristica di tutta l’opera dell’artista trevigiano. Il manufatto, in questo caso, è l’estensione dello spirito dell’autore simboleggiato dai colori, mai causali, del bianco e del viola come emblema del fondo cosmico. “Osservando l’opera di Stefano Curto, Evolution Involution, mi torna in mente una citazione di Goethe: Non sempre è necessario che il vero prenda corpo; è già sufficiente che aleggi nei dintorni come spirito”, scrive in proposito il curatore Stefano Cecchetto, sottolineando il mistero che avvolge l’opera.
Dal plexiglas al tappeto, Curto è in grado di valorizzare diverse superfici come dimostra The Marvellous flight of coexistence, opera dal titolo evocativo ricca di 120.000 cristalli che si intrecciano a simboleggiare l’indissolubile legame e la coesistenza tra i popoli in una dimensione filosofica ed esoterica. Il tappeto volante è sospeso come il destino della coabitazione tra le genti, tema molto caro a Curto che ricorrerà, come un filo conduttore, in tutta la sua produzione. The Marvelous flight of coexistence è dotata di un fascino particolare creato dai materiali impiegati e dalla perfezione esecutiva in cui spicca un forte gusto estetico raggiunto tramite il cromatismo dei cristalli di ogni nuances e forma.
Pointy Print, altra opera protagonista della personale veneziana, è a tutti gli effetti una dichiarazione di poetica. “Man hurt man: l’uomo ferisce l’uomo, è la dichiarazione sostenibile che Curto imprime nel palmo di questa sua Pointy Print”, afferma il curatore Cecchetto. “L’opera indaga il tema dell’appartenenza al genere umano, frutto di un’ispirazione che prende forma dentro all’esperienza di un «attraversamento» nelle baraccopoli/slum dei villaggi indiani”. Luoghi dove è ancora possibile riconoscere i segni di un’esistenza parallela, altra.
La malattia, invece, è il tema protagonista di Oro Malato, un’esplosione di gemme rotonde di vari diametri e tagli che stanno ad indicare la granulosità della materia e conferiscono una sensazione di ruvidità e spigolosità all’opera. L’abbagliante colore giallo, non è quello dell’oro, né quello della ricchezza, bensì il simbolo della malattia: uno sfondo che lascia intravedere una scritta di morte, HIV. “Ho ripreso più volte le tonalità di colore per far sì che la scritta HIV diventasse subliminale e si vedesse solo dopo aver fatto un percorso completo di fronte all’opera”, racconta l’artista. Anche la concezione di Oro Malato, così come Pointy Print, nasce durante uno dei tanti viaggi di Curto in India. “In India, ho ricevuto molta compassione e solidarietà da tutte le persone: donne, uomini, bambini che incontravo ogni mattina lungo le scogliere del Kerala e che mi vedevano zoppicare in seguito a una ferita a una gamba che per un periodo mi ha quasi immobilizzato”, racconta lo stesso autore. Questa temporanea menomazione suscitava negli altri una grande umanità. Una ferita accettata? Si, ma non sarebbe stato lo stesso se le mie ferite fossero state di altra natura, se avessi annaspato in preda a una broncopolmonite da immunodeficienza”. Da qui lo spunto di immortalare la “vera” malattia, uno dei tanti flagelli che colpisce quelle terre e, allo stesso tempo, arricchisce le case farmaceutiche dei Paesi avanzati. Una malattia rappresentata attraverso pietre asimmetriche e la sigla inequivocabile (HIV) che traspare attraverso una luce che è solo presagio di morte.
Conclude la rassegnaEmphasis, un vorticoso ritmo di quattro spirali colorate che l’artista ha creato riflettendo sulle ‘direzioni’ di scelta che ci fornisce il nostro subconscio e che egli indica, simbolicamente, con una spirale che brilla più delle altre, quella descritta “con enfasi”.
“È una grande soddisfazione tornare a esporre in Laguna, proprio nella città in cui tutto è cominciato”, afferma Stefano Curto, trevigiano, classe '66, riferendosi alla sua avventura professionale. “Dalla mia prima mostra, tenutasi nel 2010, seguita dalla Biennale e poi da altre esposizioni, il Veneto è una terra a cui sono particolarmente legato, non solo personalmente, ma anche come artista”.
Affermatosi con forza sulla scena artistica italiana, londinese e australiana, dopo un percorso di ricerca condotta a porte chiuse per sette anni, Curto è noto per la sua personalissima tecnica espressiva che si avvale, come "pennellate sulla tela", di migliaia e migliaia di cristalli disposti su grandi pannelli di plexiglas. Tecnica che ritorna protagonista anche in questa mostra, sintesi dell'attività creativa e della vasta ricerca poetica dell'artista.
Un chiaro esempio è offerto dalla prima delle quattro opere esposte nel rinomato spazio veneziano: Evolution Involution. Una spirale di cristalli su plexiglas che rimanda alla visione alchemica della vita e dell’universo caratteristica di tutta l’opera dell’artista trevigiano. Il manufatto, in questo caso, è l’estensione dello spirito dell’autore simboleggiato dai colori, mai causali, del bianco e del viola come emblema del fondo cosmico. “Osservando l’opera di Stefano Curto, Evolution Involution, mi torna in mente una citazione di Goethe: Non sempre è necessario che il vero prenda corpo; è già sufficiente che aleggi nei dintorni come spirito”, scrive in proposito il curatore Stefano Cecchetto, sottolineando il mistero che avvolge l’opera.
Dal plexiglas al tappeto, Curto è in grado di valorizzare diverse superfici come dimostra The Marvellous flight of coexistence, opera dal titolo evocativo ricca di 120.000 cristalli che si intrecciano a simboleggiare l’indissolubile legame e la coesistenza tra i popoli in una dimensione filosofica ed esoterica. Il tappeto volante è sospeso come il destino della coabitazione tra le genti, tema molto caro a Curto che ricorrerà, come un filo conduttore, in tutta la sua produzione. The Marvelous flight of coexistence è dotata di un fascino particolare creato dai materiali impiegati e dalla perfezione esecutiva in cui spicca un forte gusto estetico raggiunto tramite il cromatismo dei cristalli di ogni nuances e forma.
Pointy Print, altra opera protagonista della personale veneziana, è a tutti gli effetti una dichiarazione di poetica. “Man hurt man: l’uomo ferisce l’uomo, è la dichiarazione sostenibile che Curto imprime nel palmo di questa sua Pointy Print”, afferma il curatore Cecchetto. “L’opera indaga il tema dell’appartenenza al genere umano, frutto di un’ispirazione che prende forma dentro all’esperienza di un «attraversamento» nelle baraccopoli/slum dei villaggi indiani”. Luoghi dove è ancora possibile riconoscere i segni di un’esistenza parallela, altra.
La malattia, invece, è il tema protagonista di Oro Malato, un’esplosione di gemme rotonde di vari diametri e tagli che stanno ad indicare la granulosità della materia e conferiscono una sensazione di ruvidità e spigolosità all’opera. L’abbagliante colore giallo, non è quello dell’oro, né quello della ricchezza, bensì il simbolo della malattia: uno sfondo che lascia intravedere una scritta di morte, HIV. “Ho ripreso più volte le tonalità di colore per far sì che la scritta HIV diventasse subliminale e si vedesse solo dopo aver fatto un percorso completo di fronte all’opera”, racconta l’artista. Anche la concezione di Oro Malato, così come Pointy Print, nasce durante uno dei tanti viaggi di Curto in India. “In India, ho ricevuto molta compassione e solidarietà da tutte le persone: donne, uomini, bambini che incontravo ogni mattina lungo le scogliere del Kerala e che mi vedevano zoppicare in seguito a una ferita a una gamba che per un periodo mi ha quasi immobilizzato”, racconta lo stesso autore. Questa temporanea menomazione suscitava negli altri una grande umanità. Una ferita accettata? Si, ma non sarebbe stato lo stesso se le mie ferite fossero state di altra natura, se avessi annaspato in preda a una broncopolmonite da immunodeficienza”. Da qui lo spunto di immortalare la “vera” malattia, uno dei tanti flagelli che colpisce quelle terre e, allo stesso tempo, arricchisce le case farmaceutiche dei Paesi avanzati. Una malattia rappresentata attraverso pietre asimmetriche e la sigla inequivocabile (HIV) che traspare attraverso una luce che è solo presagio di morte.
Conclude la rassegnaEmphasis, un vorticoso ritmo di quattro spirali colorate che l’artista ha creato riflettendo sulle ‘direzioni’ di scelta che ci fornisce il nostro subconscio e che egli indica, simbolicamente, con una spirale che brilla più delle altre, quella descritta “con enfasi”.
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