Nicola Samorì. Petrae Fidei

Nicola Samorì, Primo Martire
Dal 22 Dicembre 2024 al 03 Marzo 2025
Venezia
Luogo: Cappella del Conclave - Abbazia di San Giorgio Maggiore
Indirizzo: Isola di San Giorgio Maggiore 2
Orari: 10 - 17 Chiuso il lunedì
Costo del biglietto: Ingresso libero
E-Mail info: abbazia@abbaziasangiorgio.it
In occasione del prestito della pala d’altare di Vittore Carpaccio raffigurante San Giorgio che uccide il Drago alla Staatsgalerie di Stoccarda per la mostra Carpaccio, Bellini und die Frührenaissance in Venedig, la Comunità Benedettina di San Giorgio Maggiore - attraverso il suo ramo non profit Benedicti Claustra Onlus - ha commissionato all’artista romagnolo Nicola Samorì un dipinto che sostituisca temporaneamente il noto capolavoro cinquecentesco.
Raffigurante il Santo Cavaliere nell’atto di annientare il drago, sulla tela di Vittore Carpaccio è accuratamente descritta, in secondo piano, una scena della lapidazione di Santo Stefano - contitolare, insieme a San Giorgio, del Monastero Benedettino.
È proprio dalla rappresentazione congiunta di questi due Santi, che trae origine Primo Martire: “nel dipinto che ho realizzato per l’Abbazia di San Giorgio Maggiore”, dichiara l’Artista, “ho inteso portare in primo piano il martirio di Santo Stefano, ribaltando le proporzioni leggibili nell’opera del Carpaccio: è il Primo Martire a giganteggiare, mentre San Giorgio diventa una sorta di blasone, impresso sul manto di Stefano, in una temporalità inversa, come se il Martire vestisse l’avvenire.”
Traendo ispirazione iconografica dalla Lapidazione di Santo Stefano dipinto da Pier Francesco Cittadini nel 1637 per la Basilica di Santo Stefano a Bologna, Samorì ha percosso materialmente l’effige del Santo - vittima, come è noto, di lapidazione, e per ciò tradizionalmente raffigurato in compresenza di sassi -, attraverso la pressione di pietre sulla tela. “La lapidazione ha avuto luogo fisicamente sul corpo della pittura, aprendo squarci nel modellato ad olio ancora molle”, prosegue Samorì: “la mia trascrizione del modello antico è piuttosto fedele, ma la trama della pittura è sconvolta da incursioni che precipitano il codice barocco verso la gestualità dell’informale”.
Sul grande leggio del badalone centrale, nella stessa Cappella, è esposta una pittura di pietra: una sottile lastra di breccia aperta a libro, proveniente da Vendôme, in Francia, che registra una coralità eterogenea di materie difformi mineralizzate, quasi un’esplosione fossilizzata, che sembra cristallizzare la corsa dei sassi verso il corpo di Stefano.
In fase di esecuzione è inoltre un manoscritto miniato contemporaneo. Realizzato tradizionalmente nel Laboratorio del Restauro del Libro dell’Abbazia di Praglia, il manufatto verrà arricchito personalmente dall’Artista - confluendo nella collezione di manoscritti miniati contemporanei donati alla Comunità Benedettina di San Giorgio Maggiore.
Lo spazio che ospiterà il progetto espositivo dal 22 dicembre 2024 al 03 marzo 2025 si trova nel Coro Notturno dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, un’area privata del Monastero oggi meglio nota come Cappella del Conclave - denominazione che acquisì dopo aver ospitato, nel 1800, l’assemblea cardinalizia che elesse al soglio pontificio Papa Pio VII (al secolo Gregorio Barnaba Chiaramonti, monaco benedettino cassinese, allora Vescovo di Imola).
Raffigurante il Santo Cavaliere nell’atto di annientare il drago, sulla tela di Vittore Carpaccio è accuratamente descritta, in secondo piano, una scena della lapidazione di Santo Stefano - contitolare, insieme a San Giorgio, del Monastero Benedettino.
È proprio dalla rappresentazione congiunta di questi due Santi, che trae origine Primo Martire: “nel dipinto che ho realizzato per l’Abbazia di San Giorgio Maggiore”, dichiara l’Artista, “ho inteso portare in primo piano il martirio di Santo Stefano, ribaltando le proporzioni leggibili nell’opera del Carpaccio: è il Primo Martire a giganteggiare, mentre San Giorgio diventa una sorta di blasone, impresso sul manto di Stefano, in una temporalità inversa, come se il Martire vestisse l’avvenire.”
Traendo ispirazione iconografica dalla Lapidazione di Santo Stefano dipinto da Pier Francesco Cittadini nel 1637 per la Basilica di Santo Stefano a Bologna, Samorì ha percosso materialmente l’effige del Santo - vittima, come è noto, di lapidazione, e per ciò tradizionalmente raffigurato in compresenza di sassi -, attraverso la pressione di pietre sulla tela. “La lapidazione ha avuto luogo fisicamente sul corpo della pittura, aprendo squarci nel modellato ad olio ancora molle”, prosegue Samorì: “la mia trascrizione del modello antico è piuttosto fedele, ma la trama della pittura è sconvolta da incursioni che precipitano il codice barocco verso la gestualità dell’informale”.
Sul grande leggio del badalone centrale, nella stessa Cappella, è esposta una pittura di pietra: una sottile lastra di breccia aperta a libro, proveniente da Vendôme, in Francia, che registra una coralità eterogenea di materie difformi mineralizzate, quasi un’esplosione fossilizzata, che sembra cristallizzare la corsa dei sassi verso il corpo di Stefano.
In fase di esecuzione è inoltre un manoscritto miniato contemporaneo. Realizzato tradizionalmente nel Laboratorio del Restauro del Libro dell’Abbazia di Praglia, il manufatto verrà arricchito personalmente dall’Artista - confluendo nella collezione di manoscritti miniati contemporanei donati alla Comunità Benedettina di San Giorgio Maggiore.
Lo spazio che ospiterà il progetto espositivo dal 22 dicembre 2024 al 03 marzo 2025 si trova nel Coro Notturno dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, un’area privata del Monastero oggi meglio nota come Cappella del Conclave - denominazione che acquisì dopo aver ospitato, nel 1800, l’assemblea cardinalizia che elesse al soglio pontificio Papa Pio VII (al secolo Gregorio Barnaba Chiaramonti, monaco benedettino cassinese, allora Vescovo di Imola).
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