Ciro Palumbo. El ingenioso Don Quijote

Ciro Palumbo, Scelgo quella gran luce, 2023, Olio su tela, 140 × 160 cm | Courtesy Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani / Ciro Palumbo

 

Dal 02 Settembre 2023 al 30 Settembre 2023

Venezia

Luogo: Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani

Indirizzo: Dorsoduro 2525

Orari: Mar - Gio 15 - 19 | Ven - Dom 11 - 19 | Lun chiuso

Curatori: Anna Caterina Bellati

Costo del biglietto: Ingresso libero

Telefono per informazioni: +39 041 308 4944

E-Mail info: nfo@fondazionemarchesani.org

Sito ufficiale: http://fondazionemarchesani.org


El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha nella lettura poetica di un artista in bilico tra Terra e Infinito
 
di Anna Caterina Bellati
 
“Lettore mio, che non hai nulla di meglio da fare, senza che io te lo giuri puoi credermi che questo libro, come figlio dell’intelletto, avrei voluto che fosse il più bello, il più robusto e il più intelligente che si potesse immaginare”.
(Don Chisciotte della Mancia, Prologo)
 
Questa narrazione non illustra la saga di Don Chisciotte accompagnandolo nelle sue molte prove mai risolte, se non con la morte dell’eroe/antieroe. Davanti agli occhi dell’osservatore sciorina semmai un duplice registro, sotto traccia quello della Storia (che nel romanzo gira in tondo a volte [s]perdendosi); in evidenza quello di una sana follia che accomuna molti di noi, chi più chi meno. E questo accade con l’introduzione di elementi simbolici trasfigurati, ricorrenti nell’opera di Palumbo, a corroborare l’idea che il protagonista sia una figura eterna, disponibile a reincarnarsi in qualunque tempo, in qualunque mondo.
L’artista di origini napoletane, nato a Zurigo e cresciuto a Torino, invita dunque a una decifrazione accreditabile al contemporaneo del capolavoro di Cervantes.
(
Prologo)

Da un lato c’è l’inquietudine di un cavaliere armato solo dell’illusione di riuscire a trasformare la realtà in sogno, quando la sorte ingrata di Sancio impone allo scudiero di alimentare la certezza del quotidiano, quella pacata corrosiva inerzia che alla fine sconfigge la purezza della follia. Il loro continuo scambio di esperienze, quasi un travaso di pensieri tra i due protagonisti, induce nello svolgersi del romanzo dubbi, abitudini mentali, corroboranti speranze e ancora paure, o catastrofici dilemmi che trascorrono dall’uno all’altro in un gioco di rimandi senza soluzione di continuità.
Dall’altro c’è la tensione emotiva, lo sforzo di un pittore-scultore che si cimenta nell’impresa di riuscire a combinare i temi dell’opera di Cervantes con gli elementi fondamentali di cui sono intessuti i cicli pittorici che hanno scandito il suo percorso artistico. Non dunque rilettura o illustrazione ma una analisi comparata, a distanza di secoli, per verificare quanto di quella Storia sia ancora coniugabile con il presente e accertare se lo sguardo contemporaneo verso se stessi e verso il cielo fosse già in nuce nel lavoro del grande spagnolo.
 
Aggiungo che il poeta naturale e spontaneo che si aiuta coll’arte sarà migliore e superiore a colui che, soltanto perché conosce l’arte, vuol essere poeta. E la ragione è questa: che l’arte non può superar la natura, ma soltanto perfezionarla, e quindi soltanto dall’unione dell’arte con la natura e della natura con l’arte può uscire un perfetto poeta.
(Don Chisciotte della Mancia, Tomo 2: Capitolo XVI)

Il Don Chisciotte è un’opera monumentale nella quale i personaggi sfuggono persino al loro autore, fatto che li espone a una imprecisabile congerie di interpretazioni.
Il medesimo accade all’indagine immersiva condotta per realizzare questo gruppo di opere che hanno determinato Palumbo a una lotta furibonda contro il tempo, generando il bisogno di fermare su carta o tela o nel gesso le idee affollate nel cuore e nelle mani.
Di fronte a uno dei classici della cultura mondiale il nostro artista si lascia sorprendere e catturare dalla curiosità e dalla magia del narrato; così la materia poetica conquista una propria identità tracimando dai percorsi metodologici preferenziali già collaudati. Nel decifrare i mille rivoli in cui si dispiegano le vicende dell’hidalgo, Palumbo affronta i contenuti di ogni tela disegno preparatorio scultura lasciando molte più variabili alla passione e alla sorte di quanto non gli sia mai accaduto in precedenza. E scoprendo nel fare arte un nuovo linguaggio che non modifica né la sua tavolozza né i suoi archetipi, ma conferisce a questo corpus di opere la volontà di confrontarsi con l’altro, capirne a fondo l’anima per diventare in certa misura “quel” cavaliere.
Il modo di esprimersi di Don Chisciotte dice di un personaggio colto e articolato che vive spera duella e sogna dentro una sintassi precisa e pulitissima, riuscendo a mantenersi elegante in qualunque situazione; Palumbo a sua volta piega i propri codici espressivi a quella figura malinconica e preromantica regalandole persino soddisfazioni inattese. Come il fidato Ronzinante che addirittura acquisisce l’aspetto di un animale superbo in grado persino di volare. Imboccata la strada di questo dialogo serrato, bisognerà quindi verificarne la tenuta.
 
Anna Caterina Bellati
Curator of El ingenioso Don Quijote

Direzione Artistica Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani
Venezia

INAUGURAZIONE Sabato 2 Settembre 2023 ore 17 
Performance teatrale ore 18.00 
“Io, Don Chisciotte. Storia quasi eterna di un cavaliere errante”
Screenplay by Anna Marchitelli, played by Ettore Nigro, music by Mario Autore

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