Bice Lazzari. Fra spazio e misura

Bice Lazzari, Superfici e segni n. 1, 1973-1974. Collezione privata

 

Dal 22 Aprile 2022 al 23 Ottobre 2022

Venezia

Luogo: Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Indirizzo: Santa Croce 2076

Orari: 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00). Chiuso lunedì

Curatori: Paola Ugolini

Costo del biglietto: Ca’ Pesaro – Galleria internazionale d’Arte Moderna + Museo d’Arte Orientale: intero € 14, ridotto € 11,50. Gratuito residenti e nati nel Comune di Venezia; bambini da 0 a 5 anni; persone con disabilità e accompagnatore; Guide turistiche abilitate in Italia che accompagnino gruppi o visitatori individuali; per ogni gruppo di almeno 15 persone, 1 ingresso gratuito (solo in caso di preacquisto); docenti accompagnatori di gruppi scolastici, fino ad un massimo di 2 per gruppo; membri ICOM

Telefono per informazioni: +39 041 721127

E-Mail info: capesaro@fmcvenezia.it

Sito ufficiale: http://capesaro.visitmuve.it


Il focus della rassegna Bice Lazzari. Fra spazio e misura è una piccola ma preziosa ricognizione della pittura di Bice Lazzari, nel periodo di passaggio dall’informale al minimalismo astratto fra la metà degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta.

Figura isolata e solitaria, Bice Lazzari (Venezia 1900- Roma 1981) nasce in una solida famiglia borghese di imprenditori e architetti. Nel 1916 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove segue i corsi di decorazione e non di pittura perché non considerati adatti ad “una signorina di buona famiglia” a causa delle lezioni di nudo. Fin dalla seconda metà degli anni ’20 lavora, come artista, nel settore delle arti applicate, all’epoca uno dei pochi sbocchi professionali possibili per un’artista donna che voleva la libertà di vivere del suo lavoro senza dover dipendere dalle finanze famigliari. In quel campo – ricco di innovazione e aperto alle sperimentazioni stilistiche – ha la libertà di poter interpretare e studiare gli orientamenti e gli sviluppi non figurativi delle arti decorative moderne. Per Bice Lazzari, fino alla fine degli anni Trenta, l’astrazione non è ancora una scelta intellettualmente e programmaticamente consapevole atta a definire una rottura con la tradizione, ma piuttosto il prodotto, decisamente all’avanguardia, di un arredare moderno e funzionale, ricercato ma ancora decorativo.

Nel 1935 Bice Lazzari si trasferisce a Roma dove continua la sua fruttuosa collaborazione con i maggiori architetti e decoratori dell’epoca. Solo nel dopoguerra, nel 1949, riprende in mano i pennelli per ritornare a concentrarsi sulla pratica pittorica slegata dalla committenza. Le sue opere degli anni Cinquanta sono uno dei più validi esempi di pittura “materica” italiana. Dal 1959 la pittura di Lazzari diventa totalmente materica grazie all’uso di materiali nuovi come colle, sabbie e tempere miste. Fra il 1970 e il 1971 Bice Lazzari comincia a lavorare esclusivamente con la tecnica dell’acrilico, più fluida e brillante. Sono di questo ultimo decennio le opere astratte più compiutamente riuscite di una ricerca che parte dalla metà degli anni ’20. Il segno è ripetuto ossessivamente e ritmicamente sulla tela monocroma e la griglia compositiva, pur nella sua scarna semplicità geometrica, conserva un afflato lirico unico e originale. Queste opere della maturità sono perfetti equilibri formali in cui il segno scandisce ritmicamente il campo della tela imprigionando l’occhio dello spettatore nella relazione fra spazio, tempo e misura. 

La mostra realizzata con il supporto scientifico dell’Archivio Bice Lazzari presenta circa dieci tele e una trentina di disegni, provenienti dall’Archivio Lazzari di Roma, da collezioni private e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.

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